LETTERA APERTA A GUIDO OLIPMPIO
LETTERA APERTA A GUIDO OLIPMPIO
Testata: Corriere della Sera
Data: 00/00/0000
Pagina: 1
Autore: Barbara Mella
Titolo: LETTERA APERTA A GUIDO OLIPMPIO
Caro Olimpio,
da molto tempo, da troppo tempo ormai lei sembra aver compiuto delle scelte che, mi permetta di dirlo, col Giornalismo non hanno molto da spartire. Spesso lei dà delle non-notizie ("quattro palestinesi uccisi" non è una notizia: perché sia una notizia deve dirci dove, quando, come e soprattutto perché sono stati uccisi). Spesso, contravvenendo ad ogni regola di buon giornalismo - e il fatto di essere in buona compagnia non è certo un'attenuante, né, tanto meno, una giustificazione - mescola i fatti alle sue opinioni personali, cosa che genera il sospetto - sicuramente maligno, sicuramente ingiusto, ma difficilmente eliminabile - che sia una tattica finalizzata a confondere il lettore. Tanto più che la sua opinione, difficilmente condivisibile, è che non ci sia alcuna differenza fra l'assassinio a sangue freddo di un bambino e l'eliminazione di un pericoloso terrorista. Immagino che lei risponderebbe che un bambino ucciso è un bambino ucciso, e su questo possiamo senz'altro essere d'accordo, ma non sono certo uguali gli uccisori: chi colpisce un bambino sparando a un terrorista che eroicamente si nasconde fra la popolazione civile - cosa considerata crimine dalle Convenzioni di Ginevra e dell'Aja - non è uguale a chi parte da casa per andare a uccidere un bambino e lo uccide da mezzo metro di distanza guardandolo negli occhi. Ha poi anche l'abitudine - discutibile, me lo lasci dire - di interpretare i fatti: le azioni israeliane non sono, a quanto pare, mai dettate da ragioni di sicurezza, ma sono intraprese "per umiliare", "per dare una prova di forza", "per odio personale". Vede, Olimpio, se lei e io fossimo seduti al bar con un buon bicchiere di birra davanti, le sue opinioni e le sue interpretazioni potrebbero senz'altro interessarmi, ma se compro un giornale per informarmi, quello che mi interessa sono i fatti e niente altro che quelli. E anche sui fatti, volendo, ci sarebbe qualcosa da ridire: informandomi anche su molte altre fonti, non di rado mi capita di constatare che le sue informazioni sono incomplete o inesatte (un solo esempio: "distrutta l'abitazione di un presunto terrorista"; in realtà si trattava di un edificio adibito a fabbrica di ordigni esplosivi - fabbrica accertata, non presunta). E poi quelli che potremmo chiamare "artifici retorici": l'uso dell'indicativo per le notizie di fonte palestinese e del condizionale per quelle di fonte israeliana; la sistematica aggiunta dell'aggettivo "presunto" o della precisazione "secondo Israele" quando si tratta di cose dette da Israele; l'uso delle virgolette quando deve riferire errori o incidenti di parte israeliana; le scelte lessicali: i palestinesi vengono uccisi, gli israeliani muoiono, se per una volta gli israeliani vengono uccisi, allora i palestinesi sono stati assassinati, i terroristi che non sono quasi mai terroristi ma sempre attivisti, militanti, radicali, miliziani, mentre i gruppi terroristici diventano gruppi islamici.
Una cosa, in particolare, sorprende: quando si occupa di terrorismo internazionale, lei è indiscutibilmente uno dei migliori giornalisti esistenti nel panorama italiano, informatissimo, documentato, preciso; il suo stile di scrittura diventa cristallino, la sua prosa esemplare. Come mai cambia così radicalmente quando si occupa di Israele, al punto da diventare persino noioso a forza di ripetere sempre le stesse cose, sempre con le stesse parole?
Nella speranza di riuscire a leggere, prima o poi, cose all'altezza delle sue doti giornalistiche e delle sue indiscutibili capacità, la saluto.
Barbara Mella

P.S.: questa lettera sarà pubblicata come lettera aperta su Informazione Corretta.



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