'Speriamo in un altro Olocausto con almeno 10 milioni'
Commento di Deborah Fait
Le manifestazioni pro-Pal, dopo il 7 ottobre, sono diventate più esplicite: vogliono la cancellazione di Israele. E anche l'invocazione di una nuova Shoah non è più un tabù. Come un certo "Aziz", di Bolzano, che scrive di voler un nuovo Olocausto "con almeno 10 milioni" di ebrei morti.
Come si fa a far desiderare a chi ha lottato cocciutamente contro l’antisemitismo per più di mezzo secolo, di gettare la spugna? Tutti sappiamo e tutti sapevano che dal 2005 in poi Hamas ha impiegato tempo e miliardi per costruire 800 km di tunnel da usare a scopi di terrorismo. Tutti sappiamo che ogni volta che Israele bloccava i camion pieni di cemento e materiali edili, il mondo si sollevava contro lo stato ebraico “siete perfidi, lasciate che costruiscano case!” E Israele veniva costretto dall’Europa, dall’ONU e dai tanti “paesi donatori” di milioni di dollari ai parassiti palestinesi, a lasciar passare i camion che portavano materiale per costruire i famosi tunnel in cui nascondere armi che arrivavano attraverso l’Egitto. Tunnel che sbucavano in ospedali, scuole, case private. Tutti sapevano, i media per primi, ma nessuno aveva il coraggio di dire la verità perché è molto meglio mettere in pericolo Israele che schierarsi contro i palestinesi che oltre a essere molto amati dalle sinistre mondiali, sono anche pericolosi per la violenza che li anima. Il terrorismo che è stato la maggiore occupazione dei palestinesi negli ultimi 80 e più anni, ha avuto degli sponsor di peso. Le auto dell’ONU, le ambulanze CRI, i fuori strada dell’URNWA erano i mezzi preferiti per trasportare armi e terroristi. Quando Israele protestava le risposte erano minacce, accuse. E i terroristi continuavano imperterriti, forti della simpatia dell’Occidente, ad ammazzare ebrei in Israele in attesa del colpo grosso. Nel frattempo Hamas e la Jihad palestinese gettavano le basi per arrivare allo scopo, quello scritto nero su bianco sulla Carta costituzionale dell’organizzazione terroristica: L’eliminazione di Israele, il genocidio degli ebrei e la creazione della umma islamica. Israele viveva in pace, il confine con Gaza era tranquillo, gli abitanti dei kibbuzim (quelli attaccati il 7 ottobre e dati alle fiamme previo eccidio degli abitanti), andavano una volta alla settimana a prelevare malati gazawi per portarli a curare negli ospedali di Tel Aviv e di Beer Sheva. Eravamo arrivati alle fasi finali degli accordi di Abramo, eravamo tutti felici e contenti, pieni di aspettative. L’unico confine tumultuoso era quello con la Cisgiordania (Giudea e Samaria) da cui entravano quasi quotidianamente terroristi ad ammazzare israeliani. I nostri soldati erano quindi tutti impegnati a est. Quando sono arrivate voci che c’erano movimenti strani a sud, i generali e i politici hanno preso le informazioni sotto gamba. Ma cosa volete che succeda a Gaza, sono pieni di soldi, abbiamo concesso al Qatar di passare loro 30 milioni di dollari al mese, decine di migliaia di gazawi vengono a lavorare in Israele, no no, voi vi sognate il pericolo, pensiamo piuttosto al terrorismo di Abu Mazen. Infine ecco arrivare Sukkot, ottobre del 2023, era gioia pura, eravamo contenti, tranquilli, avevamo preparato le capanne in tutto il paese, i bambini aspettavano la festa di Sheminì Atzeret che avrebbe concluso la settimana di vacanza e che cadeva proprio il 7 Ottobre. Alle 6,29 l’invasione, 6000 selvaggi della popolazione più barbara del pianeta, hanno bruciato, ammazzato, torturato, mutilato. Volevano e avevano preparato tutto perchè il mondo si fermasse a guardare quella che non poteva non essere l’unica reazione di Israele, colpito al cuore con vigliaccheria e ferocia. Volevano provocare Israele perché sapevano come avrebbe reagito il mondo, sapevano che ogni palestinese morto avrebbe indignato i bravi e buoni occidentali, antisemiti da 2000 anni. E così è stato. Dopo i primi momenti di assestamento psicologico, il mondo anziché mettersi a urlare contro le belve, ha aspettato la reazione della vittima. Quando è arrivata perché non poteva non arrivare, era umanamente impossibile, c’è stata una sollevazione generale contro Israele. Sono incominciate le accuse, occupanti, andate via, dal fiume al mare, Palestina libera. Manifestazioni violente, piene di odio, bandiere con la Stella bruciate, calpestate, a morte , a morte Israele. E i politici zitti e i grandi giornali, a parte un paio, zitti, e tutta la sinistra che quando non cercava di negare l’orrore, ridendo ironicamente, vi inventate tutto nessuno stupro, nessun bambino ammazzato, accusava Israele di usare forza sproporzionata. Dopo un po’ ecco l’accusa madre, quella che avrebbe ripulito la coscienza di tutto l’occidente antisemita: genocidio! Accusare di genocidio un popolo che aveva subito un genocidio è stata la mossa vincente. Non importava fosse falso, bastava farlo credere. I palestinesi sono maestri in questo e i loro seguaci, pieni di odio e di ignoranza, pendono dalla loro labbra false e ipocrite. Le Organizzazioni internazionali urlavano al genocidio, i propal urlavano al genocidio, il Papa, si anche il Papa ha pronunciato quella parola ed è stato spregevole. Per 15 mesi, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto è stato scandito dall’ odio contro Israele, dall’ odio contro gli ebrei, aggressioni, cacciate dalla università, pericolo di vivere. Per 15 mesi abbiamo scritto, abbiamo spiegato, abbiamo tentato di far capire che questa guerra era la prima della storia che avvisava i civili di ripararsi perché stavano arrivando i bombardamenti contro i terroristi. Ma i terroristi erano vestiti da civili, loro indossano le tutte ninja solo per farsi fotografare, nelle grandi occasioni, se no, vigliacchi quali sono si nascondono tra i civili, negli ospedali, nelle scuole, nelle case private. Israele ha portato avanti, con le mani legate, per 15 mesi una guerra che poteva concludere in 15 giorni se avesse dovuto combattere testa a testa contro Hamas. Allora torniamo alla prima frase di questo articolo. Cosa potrebbe farmi gettare la spugna? Constatare che tutto è inutile, che ci odiano troppo, poi a completare l’opera e a ingigantire il mio sconforto, ieri, proprio nel Giorno della Memoria, ho letto questa frase scritta da un certo Aziz di Bolzano: “Speriamo in un altro Olocausto con almeno 10 milioni”.
Ecco, ho pensato, questo è il massimo, questa è la fine di tutto, questo è quello che vogliono. Uno solo, un solo vigliacco ha espresso quello che il mondo desidera. Goebbels ha vinto, Sinwar ha vinto, il Male ha vinto, ho pensato. Gli ostaggi sono ancora nelle loro mani, probabilmente la famiglia Bibas non esiste più, questi vogliono un’altra Shoah e io cosa scrivo? Per chi scrivo parole inutili, sempre le stesse, parole del cuore ma che non toccano i cuori di pietra? Poi ho avuto la risposta, scrivo per Israele, per un popolo che ha passato tutto il male del mondo, che ha superato pogrom, guerre, intifade ed è ancora vivo e vitale e sa ancora amare e ridere fra le lacrime. Scrivo e tanti lo fanno, ebrei e non ebrei, per il mio popolo coraggioso, per Israele che viene perseguitato solo perché ha scelto di essere una nazione ed è punito per questo. Allora al diavolo i tanti Aziz e i tanti Moni e i tanti Gad e tutti gli odiatori del mondo, nessuno di loro riuscirà a farmi buttare la spugna. Io scrivo per amore.
Deborah Fait