Riprendiamo da LIBERO di oggi, 21/01/2025, a pag. 10, con il titolo "Tajani: «Italia e Ue sostengono l’Anp per i due Stati»" la cronaca di Antonio Castro.
È un gioco delicato di equilibri.
Una fragilissima tragua che si ripercuote su tutto il Medioriente. Il faticosissimo cessate il fuoco tra Israele e i terroristi che ancora controllano dopo oltre 400 giorni di scontri la striscia di Gaza è un esercizio di pazienza internazionale. Passo dopo passo, ostaggio dopo ostaggio Gerusalemme deve ora guidare un percorso di pacificazione con i turbolenti vicini.
Adesso si punta a stabilizzare l’area.
«Mi auguro che i proxy dell’Iran non tentino di far fallire la tregua». Ha scandito il nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani volato in Israele proprio per offrire il contributo dell’Italia a pacificare questo quadrante. In un punto stampa a Gerusalemme Tajani ha spiegato che ora la priorità è «proseguire nella strada intrapresa». «Il cessate in fuoco che si trasforma in tregua e la tregua che deve trasformarsi in pace» ha detto il ministro che si è detto «ottimista» sul percorso avviato con l’accordo sul cessate il fuoco. Sarà comunque una strada che «richiederà tempo». «Il primo obiettivo è raggiungere la pace e per questo tornerò qui per dare un segnale che bisogna aiutare la popolazione civile».
Il vicepremier ha precisato che «Hamas non può essere il garante della stabilità né governare la Palestina». Ricordando che l’attacco del 7 ottobre aveva un obiettivo chiaro: «Bloccare un possibile accordo tra Israele e Arabia Saudita (gli accordi di Abramo, ndr) e provocare una reazione durissima da parte di Israele». Il ministro ha ribadito che «non possiamo accettare che il popolo palestinese continui a vivere in queste condizioni di guerra e sofferenza», ha detto. Sottolineando che il popolo «ha subito gravi perdite». Vittime innocenti». Un riferimento al milione di gazawi utilizzati da Hamas come un “ombrello”. Non a caso il nostro capo della diplomazia ha puntato il dito contro Hamas. «Non credo che il popolo palestinese desideri essere governato ancora da Hamas. La paura di Hamas è una cosa, ma la volontà di essere guidati da loro è un’altra», ha osservato.
E quindi? Tajani non fa mistero di volere sostenere l’Autorità nazionale palestinese (Anp) come l’unico interlocutore riconosciuto dall’Italia e dall’Unione Europea per un processo di pace. «L’Anp deve rafforzare la sua posizione e modernizzarsi». Ma, mette le mani avanti, «serve il sostegno della comunità internazionale e, soprattutto, della popolazione palestinese». Certo sarà necessaria una fase di transizione «per riunificare Gaza e Cisgiordania sotto la guida dell’Anp, auspicando che questo processo possa essere sostenuto dai paesi arabi. «Una transizione a guida araba, con la partecipazione di attori accettati sia dagli israeliani che dai palestinesi, potrebbe rappresentare la strada giusta. L’Italia è pronta a fare la sua parte».
È presto per dirlo però così come sul confine tra Israele e il Libano, come in altre missioni internazionali di interposizione (dal Kosovo alla “blue line libanese”), le forze armate italiane hanno accumulato una riconosciuta esperienza nei processi di pacificazione in aree “calde”. Ma è presto. Mancano prima di tutto quasi 100 rapiti israeliani che ancora in mano ai combattenti islamici di Hamas.
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