29/4/02 L'impossibilità di essere credibili
E poi ci chiediamo dove nasce l'odio verso Israele.........
Testata: Oggi
Data: 24/04/2002
Pagina: 1
Autore: Pino Aprile
Titolo: L'IMPOSSIBILITA' DI ESSERE NEUTRALI
Sul settimanale OGGI,n° 18, 24 aprile 2002, il vice direttore Pino Aprile pubblica l'articolo che segue.
Lasciamo ai nostri lettori il (dis)piacere di leggerlo. Fino ad ora OGGI non era fra i giornali che monitoriamo. Lo faremo d'ora in poi. Vende più di 700.000 copie. E poi ci chiediamo dove nasce l'odio verso Israele.........





L'IMPOSSIBILITA' DI ESSERE NEUTRALI

di Pino Aprile

"La prima vittima del disastro mediorientale è la memoria. E le cose, ormai, sono così esacerbate e complesse, lì, che è quasi impossibile resistere alla tentazione di schierarsi. Ogni piccola dimenticatezza equivale a una ingiustizia. Ma qualcosa va ricordato.

Il terrorismo minaccia oggi Israele, ma anche col terrorismo nacque Israele. E vi fecero ricorso alcuni "padri della patria" come Begin (suo pure l'attentato che distrusse l'ambasciata inglese a Roma), poi premio Nobel per la Pace. Esattamente come Arafat.

Il terrore è l'ultima arma dei popoli senza terra e senza esercito.
E impropria è la "guerra" al terrorismo: da una parte un vero esercito, dall'altra guerriglieri sparsi in una popolazione che, per quanto possa parteggiare, amerebbe starsene tranquilla.

Così l'Afghanistan è bombardato, la popolazione colpita, i Bin Laden e soci a tramare altrove. Ai palestinesi non va molto meglio: i militari israeliani arrestano migliaia di persone, a lotti, ed è difficile sostenere che siano tutti terroristi. Ne uccidono centinaia, compresi bambini di 9-10 anni (futuri terroristi?), proprio come i kamikaze che si fanno saltare fra la folla.

Gli ebrei ricorsero al terrorismo, perchè volevano uno Stato nella terra in cui tornavano dopo duemila anni: da nessuna parte si sentivano sicuri, dopo che millioni di loro erano stati sterminati dal nazismo.
I palestinesi ricorrono al terrorismo perchè vogliono uno Stato nella terra da cui non si sono mai allontanati, per millenni, fino a che non li hanno cacciati gli ebrei.

Il paradosso da cui nasce la tragedia palestinese è questo: gli ebrei, discriminati per "razza" e religione, vogliono un Paese che discrimina chi non sia della loro "razza", e ci sono pure potenti minoranze che vorebbero dare allo stato una base religiosa e non più laica.

Un secolo fa gli ebrei erano una minuscola minoranza, in Medio Oriente (non a Gerusalemme) e persino quando nacque Israele (nonostante la poderosa immigrazione ebraica da tutto il mondo e l'altrettanto poderoso e forzato esodo palestinese), gli arabi erano ancora maggioranza nel territorio dello Stato ebraico.

La nascita di Israele trasformò i palestinesi in intrusi a casa loro: i più fortunati vennero solo cacciati dalle terre su cui vivevano e che erano state comprate da ebrei (ma un privato può vendere il possesso, non la sovranità): i più sfortunati fecero la fine degli indiani al Little Big Horn, con Begin (contro il villaggio arabo di Deir Yassin) e altri, nei panni del generale Custer.

Ma lo Stato di Israele ormai c'è (altri ritenuti degnissimi, non sono nati con metodi migliori, anzi); è una democrazia con non poche discriminazioni nei confronti dei suoi cittadini di origine araba: anche le democrazie occidentali sterminarono popoli, per poter sorgere (gli Stati Uniti) o crearono colonie, per sfruttarli (Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia). Israele ha anche resistito all'attacco congiunto di tutti i Paesi arabi confinanti; è una potenza politica, economica e militare molto più grande di quanto le dimensioni non dicano.

L'idea di chi ne vorebbe la cancellazione "per rimettere le cose a posto" è stupida, prima che pericolosa. Ma la conquistata sicurezza (relativa...) degli ebrei nel loro Stato, ha generato l'insicurezza dei palestinesi, che chiedono, a loro volta, uno Stato.

Molti israeliani non lo vogliono; e "usano" ogni attentato contro di loro, per scatenare una reazione militare che ne allontani la possibilità, costringa all'esodo ancora di più i palestinesi (ce ne sono già 3,5 millioni in esilio) e allarghi un altro poco i confini d'Israele.

I palestinesi che non ammettono l'esistenza di Israele temono la pace: e ogni volta che l'accordo si avvicina, piazzano un attentato che lo impedisce (tempestività "comoda") per molti, anche in Israele). A ingrossare le file dei kamikaze è pure la sproporzione delle reazioni israeliane: abbattono case e villaggi, per rappresaglia; fanno arresti in massa; sono arrivati a lasciar morire partorienti palestinesi ai posti di blocco; a portare in strada, seminude, per perquisirle, donne musulmane; a marchiare i prigionieri con un numero. Ogni terrorista preso con questi metodi non è uno in meno, ma cento in più.

In Israele i cittadini arabi sono esclusi, per legge, dal possesso della terra, che solo i connazionali di origine ebraica possono acquistare. Sempre per legge, i palestinesi possono essere espropriati dei loro campi, perchè siano assegnati agli israeliani di origine ebraica.

Non sarà l'esercito a distruggere il terrorismo, e Sharon, che ha sulla coscienza i cristiani palestinesi massacrati a Sabra e Chatila (migliaia, o anche solo "700", secondo gli israeliani), dovrebbe saperlo. Cosa avrebbero detto le democrazie occidentali se i palestinesi avessero circondato un campo di profughi ebrei e ne avessero sterminato alterttanti, in gran parte donne, vecchi e bambini?

E non sarà il terrorismo arabo a piegare Israele, gli inglesi cedettero, è vero, ma potevano tornarsene a casa loro, gli israeliani non hanno dove tornare e non se ne andranno. Ma ci sono palestinesi che non vogliono accettare questo dato e leader arabi che li sostengono, per usare la disperazione altrui come arma negazionale, a proprio vantaggio. [Cosa vorra mai dire Aprile, con questo?]

E perchè, poi, i palestinesi dovrebbero andarsene nei Paesi arabi confinanti (dove, oltretutto, non li vogliono)? Le ragioni di radicamento che valgono per gli ebrei dopo duemila anni, non possono essere negate ai palestinesi che non si sono mai mossi di lì. "A chi, forestiero, mi chiede qual è la terra migliore, rispondo "io sono di qui"", ha scritto un poesta sudamericano. Vale per tutti.

I palestinesi, gli arabi, non possono accettare l'argomento che Israele e gli ebrei abbiano un diritto in più, perchè vittime dell'Olocausto. La regola minimamente civile è che il debito lo paghi chi lo ha contratto, e a spese sue. L'Occidente sconta agli ebrei il proprio peccato, ma a danno altrui, dei palestinesi.

Le manifestazioni di antisemitismo (attacchi alle sinagoghe, a istituzioni e i cimiteri ebraici) non hanno alcuna giustificazione.
Gli ebrei non sono responsabili per la politica di Israele ( proprio alcuni di loro hanno scritto le cose migliori per condannare gli eccessi); e persino se l'appoggiano, hanno diritto alla loro opinione.
Una distinzione che l'antisemitismo non fa, perchè ogni pretesto è buono per "giustificare" il suo razzismo.

E si deve poter criticare Israele e la sua politica, senza essere accusati di antisemitismo, in una forma di razzismo alla rovescia: per via delle persecuzioni che la mia gente ha subito, il mondo deve riconoscere un diritto di deroga alle regole di civiltà che pretendiamo riconosciute a noi (giusto), ma non ai nostri avversari e contestatori (e no!).

Gli israeliani hanno ragione: il comportamento di Arafat è perlomeno ambiguo (per usare un eufemismo) sulla guerra fatta con i terroristi.
Il presidente dell?autonomia palestinese (autorità di cui si rintracciano le briciole fra i cingoli dei carri armati di Sharon) deve volere un vero accordo e garantire che non sarà il punto di partenza di nuove rivendicazioni, ma la fine delle rivendicazioni. Se non sarà credibile su questo, gli israeliani si fideranno più delle proprie armi che della sua firma. Il che rappresenta comunque un errore: l'idea di risolvere con la forza un problema politico è uno sbaglio. Ma se vivi con la paura di saltare in aria quando vai a prendere tup figlio a scuola o a fare la spesa, si può capire che quasi ogni reazione diventi accettabile: purchè finisca.

E purchè finisca una occupazione feroce e umiliante, che dura da 30 anni, ci sono palestinesi che si fanno saltare in aria. Dal loro punto di vista, non si può pretendere che stia zitto e fermo chi è derubato della sua terra, della sua libertà, del futuro, e non reagisca nemmeno a colpi di pietra, contro chi gli spara raffiche di mitra. Nei territori occupati, ai palestinesi (per indurli ad andarsene) la vita è stata resa così odiosa che qualcuno si fa esplodere, per cercare "attraverso la morte il senso della vita", ha scritto Naguib Mahfuz, egiziano. Nobel per la letteratura. Non guerigliero, non bombarolo.

I kamikaze colpiscono alla cieca la popolazione civile. Il terrorismo questo fa: usa l'arma del terrore per piegare il nemico.
E ci va di mezzo la popolazione civile: come le bombe dell'IRA nelle isole di Sua Maestà.

La stessa repressione scatenata dai carri armati di Sharon fa poca distinzione fra terroristi e popolazione civile. Somiglia troppo alla logica del vescovo cattolico che guidò l'assalto a Tolosa, nella crociata contro i Catari. Al generale che gli chiedeva come avrebbero fatto distinguere gli eretici dai no, rispose: "Voi ammazzateli tutti. Dio riconoscerà i suoi."

Il mondo si è stancato della forza cieca degli israeliani, della disperazione cieca dei palestinesi, dei mediatori che indossano la maglia di uno dei contendenti, di doversi dividere fra pro e contro, di pagare (gli Stati Uniti) agli israeliani le armi con cui distruggono i beni ch i palestinesi costruiscono con i soldi di arabi ed europei.

Israeliani e palestinesi sono pochi millioni e avvelenano la vita a miliardi di persone. Possiamo obbligarli a far la pace? Potremmo provarci, non soltanto con belle parole. Cominciamo a non comprare più nulla da loro, non diamogli più un centesimo. Stati Uniti, Europa e Paesi arabi chiudano la borasa, fissino un percorso di pace, in seguito a una conferenza internazionale, e mollino i quattrini solo in modo e in quantità cadenzati sul raggiungimento delle tappe del percosro di pace.

Se non c'è altro modo, compriamocela la loro pace, piuttosto che pagare la loro guerra e averne in cambio questa pena, questa pena infinita.

Pino Aprile

AVREMMO DOVUTO COMMENTARLO INSERENDO RIGA DOPO RIGA LE NOSTRE OSSERVAZIONI.
MA IL TESTO DI APRILE E' TALMENTE COLMO DI FALSITA', PREGIUDIZI, OSTILITA' ANTI-ISRAELE CHE RITENIAMO PIU' CORRETTO LASCIARE ALLA INDIGNAZIONE DEI NOSTRI LETTORI IL TONO DELLA RISPOSTA DA INVIARE AD "OGGI".
INVITIAMO TUTTI AD INVIARE AL DIRETTORE DI "OGGI" OCCHIPINTI E AL SUO VICE PINO APRILE, AUTORE DELL'ARTICOLO,LE PROTESTE PIU' VIGOROSE.


Invitiamo i lettori di I.C. ad esprimere le loro opinioni su questo articolo scrivendo a oggi@rcs.it

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