Stefano Zecchi: Basta con i piagnistei, l’Occidente ritrovi l’orgoglio della Fallaci
Intervista di Lucia Esposito
Testata: Libero
Data: 05/01/2025
Pagina: 4
Autore: Lucia Esposito
Titolo: Basta con i piagnistei L’Occidente ritrovi l’orgoglio della Fallaci

Riprendiamo da LIBERO di oggi 05/01/2025, a pag. 4, con il titolo "Basta con i piagnistei L’Occidente ritrovi l’orgoglio della Fallaci", il commento di Lucia Esposito.

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Lucia Esposito

Stefano Zecchi
Oriana Fallaci

«Il nostro problema ha un nome e Oriana Fallaci ce l’aveva detto», nel suo editoriale di ieri il direttore Mario Sechi ha ricordato il grido d’allarme inascoltato della giornalista all’indomani dell’attentato dell’11 settembre. Il pericolo Islam. Sono passati ventitré anni e la notte di Capodanno abbiamo visto ragazzi islamici di seconda generazione inneggiare ad Allah, recitare il Corano e insultare l’Italia proprio nel cuore cristiano di Milano, davanti al suo Duomo. Una nostra giornalista è rinchiusa da quasi tre settimane in una prigione iraniana senza aver commesso nulla, usata come merce di scambio dal regime del terrore.

Stefano Zecchi, scrittore e filosofo, la profezia della Fallaci si è avverata?
«Ho condiviso ogni parola dell’editoriale di Sechi, lo farei studiare nelle scuole. Fallaci era una giornalista straordinaria che colse prima di tutti la resa dell’Occidente all’Islam, un problema che nessuno voleva vedere. E seppe raccontarlo con una forza e una semplicità disarmanti».
Per quel suo articolo sul Corriere della Sera e poi per La rabbia e l’orgoglio Fallaci finì sotto processo per islamofobia, fu emarginata dagli ex amici e isolata dagli intellettuali.
«Dopo ventitré anni da quel libro ci ritroviamo con giovani islamici che inneggiano ad Allah e offendono l’Italia.Dovremmo domandarci perché non si sono comprese fino in fondo quelle verità denunciate dalla Fallaci».

Lei che risposta si dà?
«La colpa è della dilagante cultura del piagnisteo che è anche diversa dal senso di colpa dell’Occidente. Vedo un collegamento tra il giustificazionismo verso il mondo islamico e la condanna più o meno serpeggiante di Israele. Da un punto di vista teologico il discorso di Papa Ratzinger a Ratisbona rappresentò una svolta, in quanto evidenziò la difficoltà del dialogo tra cristianesimo e islam».

Si può accostare quanto accaduto a Milano alle rivolte nelle banlieue parigine di qualche anno fa?
«Quello che è successo a Milano è anche peggio. Perché nel nostro caso la blasfemia è giunta nel cuore della città, davanti al simbolo della cristianità.
Questi ragazzi sono arrivati dai loro comuni di residenza e dalle periferie con l’intento di agire proprio in quel luogo sacro».
Dal 19 dicembre Cecilia Sala è rinchiusa in un car cere islamico senza aver commesso alcun reato, solo perché utile pedina di scambio per il regime.
«Difendendo questa ragazza tuteliamo i nostri valori, la nostra democrazia e attacchiamo una cultura che non ha alcun rispetto dei diritti umani e annienta le donne che pure sono coloro che generano la vita».
La Fallaci diceva che era in atto una crociata al contrario.

Lei concorda?
«Credo che la crociata si stia combattendo contro Israele.
Questo è il perno attorno al quale ruota tutta la questione. Penso alla sinistra che, ipocritamente, “scorpora” la tragedia dell’Olocausto dalla questione israeliana».

Cosa possiamo fare per arginare questa deriva?
«Innanzitutto, una certa sinistra dovrebbe riconoscere che Israele ha in mano la difesa dello spirito dell’Occidente. È l’unico Stato con un popolo unito che non ha ancora ceduto all’individualismo narcisista in cui navighiamo. La difesa della democrazia oggi è nelle mani di Israele e se rompiamo quella diga perdiamo il legame con le nostre radici giudaico-cristiane».

Il quotidiano dei vescovi Avvenire ha relegato in poche righe la notizia del Capodanno islamista. A parte poche voci - il nostro giornale e qualcun altro nessuno si è indignato per i fatti di Milano. Paura di essere accusati di razzismo?
«Credo sia più grande la paura di non saper accogliere gli altri. Un inutile paternalismo. L’Occidente deve tollerare e capire, immedesimarsi nella sofferenza degli immigrati. E così lasciamo che l’altro insulti e derida quella stessa civiltà - la nostra – che permette loro di insultare e deridere».

Come invertire la rotta?
«Penso alla scuola. Togliere il crocifisso dalle pareti delle aule rientra in quel nichilismo di cui parlavo prima. Quando eliminiamo il simbolo di Cristo morto in croce diciamo che per noi vale nulla. Il tutto diventa niente. Confondiamo la tolleranza con il nichilismo».

Per Oriana Fallaci non esisteva un Islam moderato. Lei concorda?
«Se va in Israele si accorge che c’è una realtà islamica che collabora con quella ebraica, ma ciò accade perché in Israele vive lo spirito originario della nostra democrazia che, a sua volta, è l’elemento fondante dell’integrazione».

E da noi?
«Ci sono certamente realtà che si integrano con la nostra cultura e partecipano alla vita democratica...».
Ma...
«Ma se continuiamo a denigrare noi stessi, come fanno gli altri a riconoscersi in noi? Dobbiamo ridare dignità alla nostra cultura e alle nostre origini».

Dovremmo ritrovare la rabbia e l’orgoglio della Fallaci?
«Sostituirei la rabbia con la speranza. Direi che a noi occidentali serve ritrovare l’orgoglio per quello che siamo stati, per quello che abbiamo fatto e la speranza per quello che saremo».

Lei ha speranza? E in chi?
«Non ho nessuna speranza che la cultura di sinistra diventi socialdemocratica, perché arranca, prende spunti di riflessione dai fatti che accadono giorno per giorno limitandosi a criticare il governo, mentre auspico che la destra superi la cultura del piagnisteo, che non sia martire di se stessa, che si apra a una visione che unisca la grande tradizione umanistica e i progressi della tecnica».

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