Sinistre fuori strada: il problema è l’islam
Commento di Daniele Capezzone
Testata: Libero
Data: 05/01/2025
Pagina: 1/15
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: Compagni, sveglia. Il problema è l’Islam

Riprendiamo da LIBERO di oggi 05/01/2025, a pag. 1/15, con il titolo "Compagni, sveglia. Il problema è l’Islam", il commento di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

"Radicalizzato, non religioso": l'ultimo espediente adottato dalla sinistra per evitare di parlare di Islam, anche negli ultimi attentati in cui la matrice è dichiarata ed evidente. La sinistra ha sbagliato tutto nella storia, sta continuando a sbagliare.

Che cosa parla davvero di noi? Che cosa descrive una società, un tempo, una cultura? Per un verso, i nemici che scegliamo, i bersagli che vorremmo colpire; e per altro verso – ancora più significativamente – gli avversari che invece ci rifiutiamo di vedere, quelli che ci ostiniamo a non riconoscere come tali.
Prendi l’establishment progressista italiano. Diciamolo sinceramente: da almeno otto -dieci anni non ne azzecca una. Non ha capito Brexit; non ha capito la prima vittoria di Trump nel 2016 e nemmeno la seconda nel 2024; non ha compreso l’ascesa di quelli che ha ovunque bollato spregiativamente come “populismi” e “sovranismi”; non ha colto la disaffezione dei cittadini verso il totem europeo; ha squalificato come “razzismo” e “xenofobia” la sacrosanta preoccupazione delle persone comuni rispetto ai temi della sicurezza e dell’immigrazione.
Dopo tanti schiaffi presi, ci si sarebbe aspettati un momento di riflessione autocritica, un bagno di realtà, un minimo di predisposizione (vorremmo dire: più umile e meno giudicante) a guardare le cose in modo meno scontato, meno meccanico.
E invece no: sono ripartiti con la lavagna dei “buoni” e dei “cattivi”, e hanno ricominciato a identificare un nemico da colpire, un animale impuro da sacrificare, una bestia da sopprimere in modo spettacolare ed educativo. Salvo però – con la stessa protervia – rifiutarsi di percepire un pericolo che invece è reale, è prossimo, anzi è già tra noi.
E allora ecco il nuovo mantra progressista: il nemico è la “tecnodestra”, simboleggiata da Elon Musk, figura sempre più caricata di ogni possibile negatività, di qualsiasi nefandezza, demonizzata in modo perfino parossistico. Mentre ci si può tranquillamente bendare gli occhi rispetto all’Islam politico, all’integralismo fondamentalista, all’immigrazione connotata anche in senso di estremismo religioso.
Per Musk scatta l’ossessione; per l’islamico integralista scatta invece l’amnesia. Contro la “tecnodestra” bisogna schierare e raccattare tutto: intellettuali, artisti, perfino vecchie glorie della politica (non vorremmo essere sgradevoli verso Achille Occhetto) che già non capivano il mondo della televisione, figurarsi Internet. Già erano mummie in epoca analogica, immaginiamoci in epoca digitale. E invece no: tutti convocati, tutti richiamati da una invisibile ma ferrea cartolina-precetto, tutti conformisti e conformi nel recitare la giaculatoria anti-muskista. Di lui, di Musk, non sanno niente: e, onestamente, non sembrano nemmeno interessati a provare a capire, ad esercitare l’arte del dubbio, a bilanciare luci e ombre.
No: meccanicamente, sparano le stesse cartucce demonologiche e demonizzanti che – appunto in epoca televisiva – scaricavano contro Berlusconi.
Non funzionavano allora, figurarsi adesso.
Quanto invece all’Islam politico, all’integralismo fondamentalista, al jihadista in Medio Oriente e a quello che potenzialmente abbiamo già sotto casa, con altrettanta automaticità la “regola” è attenuare-attutire-smorzare. Perfino quando la matrice di un attentato è chiarissima, bisogna ricorrere all’escamotage della spersonalizzazione (“auto sulla folla”, come se il veicolo si fosse guidato da sé). Oppure c’è la carta sempre collaudata del “disagio psichico”: poverini questi attentatori, tutti fragili di nervi. L’ultima perla è un titolo – che abbiamo letto qualche giorno fa – che recitava così: “radicalizzato, non religioso”. Una specie di capolavoro di autoinganno: si ammette l’integralismo ma si cerca disperatamente di separarlo dalla connotazione religiosa..
E intanto l’integralista – che sarà pure pazzo, ma non è per niente scemo – vede che noi arretriamo, che la nostra società fatica a produrre anticorpi, che ha i riflessi lenti, che – peggio ancora – non crede più a nulla.
E allora che fa l’estremista islamico? Prende campo, guadagna terreno. E può legittimamente dire a se stesso: sì sì, quelli sono impegnati a fare i loro esorcismi contro le “tecnodestre”. Meglio per me: io potrò avanzare indisturbato.

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