Finlandia ed Estonia vogliono più Nato
Analisi di Giulia Pompili
Testata: Il Foglio
Data: 28/12/2024
Pagina: 1/XVI
Autore: Giulia Pompili
Titolo: Più duri sui sabotaggi

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 28/12/2024, a pag. 1/XVI, con il titolo "Più duri sui sabotaggi" l'analisi di Giulia Pompili.

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Giulia Pompili

Per la seconda volta in pochi mesi, una nave russa ha sabotato i cavi sottomarini nel Baltico. Finlandia ed Estonia, direttamente danneggiate, chiedono una risposta più dura da parte della Nato.

Ieri il presidente finlandese Alexander Stubb ha riunito il gabinetto per discutere dei recenti danni subiti dalle infrastrutture sottomarine del paese, e ha detto che la Finlandia “ha una considerevole capacità di reazione a situazioni di questo tipo”. Tutto è sotto controllo, ha detto Stubb, ma le indagini devono andare avanti e ha annunciato che, insieme con l’Estonia, ha chiesto “una presenza rafforzata della Nato nelle aree confinanti, soprattutto intorno alle infrastrutture critiche”. Ma la guerra ibrida della Russia contro l’occidente è creativa, e altrettanto devono esserlo le risposte.

Il rafforzamento dei pattugliamenti della Nato nel Mar Baltico è stato confermato ieri anche dal segretario generale dell’Alleanza atlantica, Mark Rutte. La reazione europea contro i sistematici sabotaggi alle infrastrutture strategiche sottomarine occidentali inizia a mostrarsi. Secondo diversi osservatori, Finlandia e Paesi baltici stanno guidando una cordata per aumentare l’attenzione sulla guerra ibrida russa (e cinese), che ha un primo grande vantaggio: è difficile da individuare e da mostrare al pubblico. L’ultimo episodio di sabotaggio sarebbe avvenuto mercoledì scorso, quando il cavo elettrico sottomarino Estlink-2, lungo 170 chilometri e che trasporta elettricità tra Estonia e Finlandia, si è rotto improvvisamente insieme a quattro cavi di telecomunicazione, di cui tre tra Finlandia ed Estonia e uno tra Finlandia e Germania.

A novembre scorso altri due cavi per la connessione di dati, uno tra Finlandia e Germania e l’altro tra Lituania e Svezia, erano stati danneggiati. Il governo svedese, che è incaricato dell’indagine ufficiale per via di competenze territoriali, aveva ufficializzato quasi subito l’ipotesi di un sabotaggio. I sospetti erano ricaduti sulla nave cargo cinese Yi Peng 3, che secondo i dati di tracciamento navale aveva navigato proprio sopra a quei cavi nel momento in cui erano stati tagliati, probabilmente trascinando l’ancora per diversi metri. Nonostante le richieste di Stoccolma, la scorsa settimana il governo di Pechino aveva autorizzato gli investigatori europei a salire a bordo soltanto come osservatori, lasciando il lavoro di raccolta dati ai funzionari cinesi e vietando l’accesso a Henrik Söderman, il procuratore svedese. Il sospetto di molti è che dietro all’operazione del cargo cinese contro i cavi ci sia la Russia, “che potrebbe aver pagato denaro all’equipaggio della nave”, ha scritto il Financial Times citando delle sue fonti istituzionali anonime. Ma ora la guerra ibrida sottomarina ora ha un nuovo capitolo.

Giovedì scorso nel Mar Baltico le autorità finlandesi hanno sequestrato la petroliera Eagle S, battente bandiera delle isole Cook ma che secondo gli investigatori sarebbe parte della cosiddetta “flotta fantasma” della Russia che il Cremlino utilizza per aggirare il tetto del prezzo del petrolio – 79 di esse sono già sotto sanzioni dell’Unione europea, un numero che è aumentato di più di cinquanta navi nell’ultimo pacchetto di sanzioni approvato da Bruxelles il 16 dicembre scorso. Prima che la petroliera potesse salpare per acque internazionali, la Finlandia l’ha sequestrata perché sospettata di aver tranciato il cavo elettrico sottomarino Estlink 2 nel Golfo di Finlandia data la sua posizione nel momento del danneggiamento effettuato probabilmente con le stesse modalità della Yi Peng 3. Sempre secondo il Financial Times i danni a Estlink 2 non influirebbero sulle forniture di elettricità a Finlandia ed Estonia, in un momento cruciale come quello del periodo invernale: “Ma aumenta la pressione sull’Estonia, poiché il cavo veniva utilizzato principalmente per esportare energia nel paese baltico dalla Finlandia. I dati sull’energia elettrica mostrano che l’Estonia ha dovuto importare elettricità dalla Russia per coprire il deficit”. “Abbiamo deciso di inviare la nostra Marina militare vicino a Estlink 1 per difendere e garantire il nostro collegamento energetico con la Finlandia”, ha scritto il ministro della Difesa estone Hanno Pevkur su X. L’altro ieri, in una dichiarazione congiunta della Commissione europea e dell’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri, l’estone Kaja Kallas, si legge che Bruxelles sta per proporre “ulteriori misure” per colpire “la flotta ombra russa”, di cui la petroliera Eagle S farebbe parte, “che minaccia la sicurezza e l’ambiente e finanzia la guerra della Russia”.

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