Riprendiamo da LIBERO di oggi, 28/12/2024, a pag. 8, con il titolo "La giornalista Cecilia Sala in carcere a Teheran. Tajani: «Siamo al lavoro per portarla a casa»", la cronaca di Amedeo Ardenza.
In carcere dal 19 dicembre. La notizia è filtrata solo il 27 dicembre, otto giorni dopo il suo arresto e la sua incarcerazione a Evin, la famigerata prigione alle porte di Teheran utilizzata dal governo iraniano per la detenzione dei detenuti politici. La giornalista italiana Cecilia Sala, nata a Roma 29 anni fa, si trova in cella di isolamento dal giorno del suo ingresso in carcere.
La ragione per il suo arresto non è stata neppure formalizzata.
La Repubblica islamica d’Iran non è un regime liberal-democratico, e le autorità possono fermare i cittadini come gli stranieri senza che ci sia un habeas corpus, ovvero senza che l’arrestato possa conoscere la causa del suo fermo e senza la convalida da parte di un magistrato terzo.
Sala, conosciuta tra le altre come collaboratrice de Il Foglio per il quale è stata anche inviata di guerra, si trovava in Iran su commissione di Chora Media, il gruppo diretto da Mario Calabresi e per il quale Sala cura il podcast Stories. E proprio su Stories si trovano gli ultimi contributi inviati proprio da Teheran: una storia su una donna, Zeinab Mousavi, diventata famosa nel suo Paese come cabarettista: una stand up comedian di così grande successo «che le hanno tolto Instagram», racconta Sala in una story dedicata a come i giovani iraniani usino Internet per sfuggire alle maglie del regime e di come questo reagisce cercando ora di mettere sotto controllo la rete, ora ai cellulari dei giovano.
Finale profetico: la storia si chiude con la giornalista che chiede alla comica come si fosse trovata nei suoi 28 giorni di carcerazione preventiva in cella d’isolamento.
E ancora una storia iraniana con Sala che intervista questa volta un pezzo grosso dei pasdaran, i Guardiani della Rivoluzione, braccio destro dell’ayatollah Ali Khamenei.
Della giornalista ha parlato a Radio 24 lo stesso Calabresi. «Ieri Sala ha chiamato il padre e il suo compagno Daniele Raineri e ha detto “Aiutatemi, fate di tutto per portarmi fuori da qui”». Così il direttore di Chora Media. «Cecilia è una giornalista forte e coraggiosa ma sconvolta di essere in carcere», ha aggiunto, «e la cosa incredibile che non è stata formalizzata nessuna accusa contro di lei». In una nota per la stampa, Chora Media ha poi spiegato di aver taciuto la notizia «perché le autorità italiane e i genitori di Cecilia ci avevano chiesto di stare in silenzio, un silenzio che si sperava avrebbe potuto portare a una rapida liberazione, che purtroppo non c’è ancora stata».
«Cecilia», prosegue la nota.
«era partita il 12 dicembre da Roma per l’Iran con un regolare visto giornalistico. Sarebbe dovuta rientrare a Roma il 20 dicembre, ma la mattina del 19, dopo uno scambio di messaggi, il suo telefono è diventato muto. Conoscendo Cecilia, che ha sempre mandato gli audio per le puntate del podcast con estrema puntualità anche dal fronte ucraino ci siamo preoccupati e, insieme al suo compagno, il giornalista del Post Daniele Raineri, abbiamo allertato l’Unita di Crisi del Ministero degli Esteri».
A sua volta la Farnesina ha scritto che l’ambasciata e il consolato d’Italia a Teheran «stanno seguendo il caso con la massima attenzione sin dal suo inizio». Venerdì, al nono giorno di detenzione, l’ambasciatrice d’Italia in Iran, Paola Amadei, «ha effettuato una visita consolare per verificare le condizioni e lo stato di detenzione della dottoressa Sala. In precedenza, la dottoressa Sala aveva avuto la possibilità di effettuare due telefonate con i parenti».
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha confermato che Sala «è in buone condizioni di salute» spiegando che il ministero ha «agito con discrezione» d’accordo con la famiglia che «ha chiesto di mantenere il riserbo sulla situazione». «Ora» ha aggiunto «l’importante è che stia bene, è detenuta in una situazione tranquilla, da sola in una cella». «Stiamo lavorando in maniera molto intensa con il ministero degli Esteri e il nostro consolato in sintonia con la presidenza del Consiglio.
Non possiamo dire altro al momento, stiamo monitorando la situazione con molta attenzione» ha precisato il titolare della Farnesina, secondo cui al momento non si conoscono i capi di imputazione, «ma sembra che le cose che (Sala, ndr) ha detto non fossero particolarmente gravi nei suoi articoli, ha ottenuto anche delle interviste da vertici importanti dei Pasdaran».
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