Putin è pronto a negoziare: ma dopo aver vinto la guerra
Analisi di Mirko Molteni
Testata: Libero
Data: 27/12/2024
Pagina: 1/14
Autore: Mirko Molteni
Titolo: «È ora di terminare la guerra in Ucraina»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 27/12/2024, a pag. 1/14 con il titolo "«È ora di terminare la guerra in Ucraina»" l'analisi di Mirko Molteni. 

Mirko Molteni
Mirko Molteni

Putin si presenta alla Comunità degli Stati Indipendenti (quelli che restano dell'ex URSS) e subito rende noti i termini per arrivare alla pace in Ucraina: la conquista completa del Donbass e delle due altre regioni formalmente annesse alla Russia e la sottomissione di Kiev ai desiderata di Mosca. La pace del cimitero.

La Russia vuole andare fino in fondo e non le bastano soluzioni provvisorie sull'Ucraina, ha fatto capire ieri il presidente Vladimir Putin nel vertice informale della Comunità Stati Indipendenti, l’ente che raggruppa 9 dei 15 Stati emersi nel 1991 dallo scioglimento dell'Unione Sovietica.
Il summit si svolgeva a Sosnovskoye, nella regione di Leningrado, ancora chiamata così in onore di Lenin, a differenza della città ridiventata San Pietroburgo: «Vogliamo chiudere il conflitto, non solo congelarlo», ha detto il capo del Cremlino, alludendo all'ipotesi di uno stop sull'attuale linea del fronte ventilata nel piano del nuovo presidente americano Donald Trump, che s'insedierà il 20 gennaio 2025. Putin ha ribadito che l’esercito russo combatterà «fino al raggiungimento degli obbiettivi» e che ciò potrebbe accadere «nel 2025». Ha spiegato: «Porteremo a termine tutti i compiti dell'operazione militare speciale. Sosterremo i nostri ragazzi. Mentre adesso stiamo parlando, loro stanno combattendo».

IL DESTINO UCRAINO

Si tratta, secondo i piani russi, di completare la conquista delle regioni di Donetsk e Lugansk e se possibile di Zaporizhzhia e Kherson, ovvero tutti i territori che nel settembre 2022 erano stati dichiarati unilateralmente “annessi” alla Russia, non meno della Crimea, presa fin dal 2014. Tenendo anche fuori Kiev dalla NATO.
Lo “zar” ha citato un proverbio russo: «Finire la guerra sarebbe troppo bello per essere vero. Dice il nostro popolo: Come bere il miele con le tue labbra». Folklore a parte, il presidente russo è riandato alle origini della guerra, ovvero quello che Mosca considera l’avanzamento della sfera egemonica degli Stati Uniti, incarnata nella NATO, e l'arretramento di quella russa: «Non so cosa si dica ora nel team di Donald Trump. So che l’attuale presidente Joe Biden mi aveva già proposto nel 2021 di ritardare di 10-15 anni l’adesione dell'Ucraina alla Nato, perché non è ancora pronta».
Per inciso, nello stesso 2021 il presidente ucraino Volodymir Zelensky aveva firmato un decreto che impegnava Kiev a recuperare con ogni mezzo i territori persi, come la Crimea e le parti ribelli del Donbass, zone che egli stesso solo nel dicembre 2024 ha ammesso che non è più possibile riavere con la forza.
A corollario della guerra c’è la crisi del gas e Putin ribadisce che, se dipendesse da Mosca, il metano potrebbe tornare in Europa, meno costoso del gas liquido americano che arriva via mare: «L’Ucraina, con cui abbiamo un contratto, ci ha chiuso una delle rotte. Hanno chiuso loro e ci hanno fatto causa in tribunale chiedendo di pagare per ciò che non è transitato attraverso l'Ucraina. La Polonia ha chiuso il percorso attraverso il suo territorio, dove c'è un percorso attivo che, a differenza di Nord Stream non è stato colpito, non ci sono state esplosioni, funziona. Bisogna solo premere il pulsante».
Mostra aperture nell'imminenza dell’arrivo di Trump alla Casa Bianca, mentre le truppe russe sono militarmente in posizione di forza, pressando il fronte e inondando l'Ucraina con nuovi missili e droni. Alla base dovranno esserci però colloqui diretti con Kiev, possibili solo dietro pressioni USA. Sulla base della visita in Russia compiuta pochi giorni fa dal premier slovacco Robert Fico, il piccolo Paese si offre come sede neutrale per i negoziati diretti: «Fico ha detto che sarebbero felici di fornire la base per i negoziati.
Non siamo contrari, perché no? Dal nostro punto di vista la Slovacchia è neutrale».
Finché si combatte, tuttavia, Putin promette il colpo su colpo: «Loro usano certe armi contro di noi, noi usiamo le stesse. Sul nostro territorio sono stati utilizzati da cinque a sette missili americani Atacms. L’esercito russo ha risposto con un attacco con armi a lungo raggio».

I MISSILI ORESHNIK

Non solo, presto i russi potrebbero usare ancora il nuovo missile a medio raggio Oreshnik, a testata multipla con 6 ogive: «Se si rivelerà necessario l'uso di armi a medio raggio più potenti, le useremo. Ma non abbiamo fretta». Sui missili Oreshnik ha parlato anche il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, che ne ha ricevuti una decina dai russi: «Per ora penso che ne schiereremo 10, poi vedremo. Se i russi vorranno schierarne altri, ne ospiteremo sicuramente altri».
Intanto, dal fronte ucraino giunge notizia dell’abbattimento presso Zaporizhzhia di uno dei caccia americani F-16 forniti all'Ucraina dalla NATO. Dal canto suo il servizio di sicurezza russo FSB, l’ex-KGB, ha affermato d'aver sventato nuovi piani dei servizi segreti ucraini per uccidere ufficiali russi, come già accaduto il 17 dicembre al generale Igor Kirillov. Secondo Mosca gli attentati prevedevano esplosivi nascosti in batterie power bank e valigette 24 ore e sono stati arrestati 4 cittadini russi.

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