Il libro di Ida Magli: L’Europa guarda mentre arriva l’islam
Recensione di Giordano Bruno Guerri
Testata: Libero
Data: 24/12/2024
Pagina: 30
Autore: Giordano Bruno Guerri
Titolo: L’Europa resta a guardare mentre si allunga l’ombra dell’Islamismo

Riportiamo da LIBERO di oggi, 24/12/2024, a pag. 30, l'articolo di Giordano Bruno Guerri dal titolo "L’Europa resta a guardare mentre si allunga l’ombra dell’Islamismo", recensione del volume di Ida Magli.

Giordano Bruno Guerri
Ida Magli

Ida Magli, che non scendeva a patti con “il commerciale”, ha voluto dare a questo saggio - già aspro alla lettura- un titolo enigmatico. Il mulino di Ofelia. Uomini e Dei va oltre Il mulino di Amleto. Saggio sul mito e sulla struttura del tempo, di Giorgio de Santillana e Hertha von Dechend.
Per Magli una determinata struttura del tempo fonda la vita di tutti i popoli, sono le religioni a scandire il tempo, «perché si fondano sulla Morte», e la Morte «dà inizio al tempo perché segna un’interruzione».
La Morte, agli occhi dell’Uomo-Maschio, viene sempre vista come femmina, e Ofelia ne è il simbolo. Le religioni, anche le grandi religioni monoteiste, creano – e confidano in – qualcuno che possa garantire agli esseri umani un tempo oltre la morte. Chiaro, ma non sufficiente a spiegare il contenuto di questo volume, sarebbe stato il titolo “Ebraismo, Cristianesimo, Islam: chi vincerà?”.
La risposta è che presto, nel giro di qualche mezzo secolo, in Europa prevarrà l’Islamismo, mentre cercherà di imporsi nel resto del mondo.
L’Africa si sta spostando dentro i nostri confini, giorno dopo giorno, con un’umanità che reclama una vita migliore – giustizia, lavoro, pace – dopo non essere stata in grado di costruirla nelle terre d’origine. Senza bisogno di guerre, l’Europa verrà conquistata dalla cultura arabo-islamica di cui l’Africa è permeata, favorita dalla nostra democrazia, dal nostro laicismo, dal nostro relativismo. Non ci sarà scambio, né una reciproca assimilazione, perché l’Islam non conosce i principi della tolleranza e del dubbio. Il lettore potrà giudicare le conclusioni di Ida Magli attendibili o affette da catastrofismo soltanto dopo avere letto lo studio calzante e incalzante che porta a quelle conclusioni.

LE RELIGIONI

Per Magli le religioni si presentano «con chiarezza tutte eguali nelle loro strutture di base, al di là delle differenze di luoghi, di tempi, di organizzazioni sociali e culturali»: tutte si basano sulla triade Morte-Sacro-Potere. Per sconfiggere la paura della Morte si ricorre al Sacro, e il Sacro è alla base del Potere. Per questo le religioni, sia pure indebolite, sopravviveranno sempre, perché la scienza «non è in grado di dominare la morte».
Il testo è una continua sorpresa, vi si parla delle «incredibili manovre che ogni popolo ha compiuto e compie intorno al cadavere», dal metterlo sui rami di un albero esposto ai venti e agli uccelli al mummificarlo, alla procreazione incessante, fino ai 15-20 figli per donna, «senza pietà», per garantire la sopravvivenza del gruppo, non dell’individuo; si discetta dello sciamanesimo fra gli Ainu e i Comanci, dell’importanza culturale del pene e perché, però, gli è stato dato un nome tanto dispregiativo come «piccola coda». Magli affonda il coltello trattando dei tre grandi monoteismi, perché non ha il sacrale rispetto per il Sacro che tutti generalmente subiscono, anche se atei o non credenti.
Gli Ebrei, «invece di cercare di sfuggire all’interrogativo privo di risposta sull’origine della morte, attribuendola ad accidenti casuali o a esseri diversi dall’uomo, lo hanno preso di petto: se ne sono assunti la colpa». È il peccato di Eva e Adamo. E se l’uomo ha provocato la morte, può fare in modo che finisca, il destino è nelle mani degli uomini, il loro comportamento porterà Dio a mandare il Messia, a salvarli. Si dichiarano popolo prediletto da Dio, e quindi può esistere un Dio solo, come un solo Dio può essere lo sposo degli Ebrei.

LA RIVOLUZIONE DI CRISTO

«La cosa più difficile di tutte sarà convincerci che la religione che chiamiamo Cristianesimo non è stata fondata da Gesù». È una teoria già sviluppata da Magli nel saggio Gesù di Nazaret, che precede questo volume di 24 anni: è stato San Paolo – poi gli evangelisti, poi la Chiesa – ad aggiungere al messaggio rivoluzionario del Cristo (l’annullamento del Sacro) le regole e i riti che l’hanno rispristinato.
Gesù invece mise fine per prima cosa all’attesa degli Ebrei affermando che non c’è nulla da attendere in quanto la salvezza non viene dall’esterno, da profeti o messaggeri di Dio, «ma dall’interno dell’uomo stesso, dal suo volere, dalla sua fiducia nel proprio pensiero e nella propria responsabilità».
Allo stesso tempo, Gesù inaugurò la «liberazione delle donne», sulle quali si sarebbe subito richiusa la morsa reazionaria dell’apparato sacrale. Nel Mulino di Ofelia la figura di Gesù è approfondita sia nel suo rapporto con Ebrei e Romani, sia nella sua personalità e nel suo pensiero, fino a indicarne l’errore principale: credere che il suo messaggio sarebbe subito arrivato con semplicità e immutato a tutti.
«È una illusione, un equivoco in cui incorrono molto spesso i grandi geni, il credere che le loro scoperte appaiano semplici, chiare, limpide, logiche così come è semplice, chiara, limpida la logica del pensiero geniale».
Il modello culturale non può essere cambiato se non per piccoli aggiustamenti, non sopporta di venire rovesciato. Con Gesù scompare la primitività dell’esperienza del Sacro presente in tutte le fenomenologie religiose, la necessità di assoggettarvisi tentando di domarlo con la magia, con la ritualità, con i tabù dell’impurità, con le offerte, con il sacrificio. Gesù ha dichiarato che tutto questo è inutile, la preghiera dell’individuo conta in egual modo agli occhi di Dio quanto agli occhi dell’uomo.
Tutto il resto del suo messaggio è la conseguenza logica di questa premessa: è finito il regno del timore e inizia il regno della verità, della giustizia, dell’amore, del perdono.
Crolla l’orrida primitività della legge del taglione, dell’occhio per occhio; crolla la primitività selvaggia del concetto di impuro e così si affacciano per la prima volta alla ribalta della storia gli impuri per definizione, le donne.
Non può esistere una religione che si avvicini al suo pensiero, perché Gesù non fonda una religione. Invece «l’Islamismo rappresenta la rivincita del massimo della primitività, del dominio assoluto del Sacro sugli uomini.
Dunque è fuori da qualsiasi logica l’idea che possa convivere o integrarsi». Proprio perché è facile da capire e sta dalla parte della potenza del Sacro, «l’Islamismo è una religione fortissima mentre il messaggio di Gesù è sottile, è “fragile” ed è affidato alla fragilità dell’uomo. Una fragilità, però, che non può mai venire meno perché l’uomo non smetterà mai di cercare “dentro di sé”».
Anche Maometto è, come Paolo, «alla ricerca di potere, alla ricerca di terree di popoli da conquistare»; anch’egli soggetto, come Paolo, all’esaltazione mistica, alle visioni che puntualmente gli rivelano e gli confermano quello che è lui a voler dire e fare.
Ma in un’intervista del 21 ottobre 2012 a Emanuele Gagliardi, pubblicata su ItalianiLiberi.it, Magli afferma senza mezzi termini che la fede dei musulmani «non somiglia neanche lontanamente alla nostra». Per Maometto proprio gli strumenti del sacro sono la realtà di una religione.
Anche lui annuncia che il tempo dell’attesa è finito, ma soltanto perché è proprio lui il profeta atteso. Maometto si ispira al Vecchio Testamento, più che ai Vangeli, una prova è la condizione della donna sotto l’Islam, simile a quella delle donne ebree ai tempi di Gesù.

LE RIVELAZIONI

L’Islamismo si può riassumere «in pochi punti fondamentali». Il primo: il Dio unico di Maometto, Allah, è una Potenza totalmente lontana, imperscrutabile, inaccessibile all’esperienza del credente il quale è quindi affidato al Profeta cui Allah si è rivelato attraverso il Corano. Il contenuto del Corano, a sua volta, viene fatto conoscere ai credenti attraverso le «“rivelazioni” di Maometto».
Maometto è «tutto l’Islamismo». L’Ebraismo non è missionario, non cerca di convertire gli “infedeli”, il Cristianesimo sì, come l’Islamismo, però Maometto ne fa un obbligo bellico per i credenti in Allah, che se moriranno per la fede verranno premiati non con la paradisiaca contemplazione di Dio, ma con settanta vergini da godere nell’aldilà: «Da qui la forza incredibile del Musulmanesimo: l’aver restituito ai maschi, annichiliti, dopo i primi secoli di predicazione cristiana, dalla rinuncia alla sessualità e all’aggressività bellica, la potenza sacrale sia dell’una sia dell’altra».
Se non alle settanta vergini, si pensi alla poligamia.
Ida Magli non trascura le religioni orientali, premettendo che se la religione è stata alla base della storia occidentale (nel libro per “Occidente” si intende l’Europa), non è stato così per i popoli d’Oriente: «Per questo ci è così difficile comprenderli: noi cerchiamo prima di tutto le religioni come fattore fondamentale delle culture mentre in Oriente bisogna prima di tutto cercare la Cultura per avvicinarsi in qualche modo alla religione». Le poche pagine dedicate a questo tema bastano a illustrarlo.

LA TRAPPOLA

L’ultimo capitolo può sorprendere soltanto chi non conosce il pensiero di Magli e il suo ricondurre ogni problema allo stesso sistema logico.
Dalla fine del secolo scorso il suo interesse principale fu l’Europa, o meglio i guasti che l’Unione Europea porterebbe all’Europa, ai popoli dell’Europa. L’UE è un esperimento avanzato di quel fenomeno mondiale recente per cui si vuole arrivare «alla uniformità degli individui per poter governare democraticamente tutti allo stesso modo». Eliminando le differenze fra gli individui, chi non è disposto a farsi governare «a livello mondiale, viene subito collocato fuori dal gruppo, fra i più terribili eversori, incapaci di vedere quanto sia bello un mondo nel quale tutti uguali».
Lì sta la trappola: quale sarà il modello di uguaglianza?
Chi lo stabilirà, che ne sarà di chi non si adegua – basti un esempio – alla violenza del politicamente corretto? Di certo a decidere il modello non saranno le eccezionali forme di intelligenza (rarissime), che di solito si dedicano all’arte e alla creazione del pensiero, quasi mai all’organizzazione della società, «tanto meno alla politica». Lascio al lettore le temibili e terribili conclusioni delle ultime pagine.

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