E se non partissi anch’io Lia Levi
e/o Euro 18
Lia Levi, giornalista, sceneggiatrice e scrittrice di talento, conquista i lettori ad ogni nuovo romanzo per quella capacità così rara di raccontare la grande Storia attraverso le piccole storie della gente comune con una cifra linguistica semplice, lineare che esprime concetti profondi senza indulgere in artifici letterari.
Il suo ultimo libro “E se non partissi anch’io” (e/o) ambientato a Roma nei primi anni del Novecento è la parabola della giovane Ida, un personaggio che abbiamo già incontrato fra le pagine di “Ognuno accanto alla sua notte” (e/o), 2020) ma che era rimasto un po’ in ombra. La ritroviamo ora, giovane ebrea in una società in rapido cambiamento, costretta a destreggiarsi fra una famiglia ancorata alle antiche tradizioni, lo scoppio della Grande guerra, le prime conquiste femministe in un continuo alternarsi fra il rischio di assimilazione e il miraggio dell’emancipazione.
Ai tempi di Michele Sabatello, nonno di Ida, “gli ebrei romani erano ancora premurosamente tenuti rinchiusi in un recinto circondato da robuste cancellate”.
Fu allorchè un correligionario di nome Giacomo Segre, capitano d’artiglieria dell’esercito sabaudo, incurante della scomunica papale, fece partire da Porta Pia il 20 settembre 1870 la raffica simbolo dell’attacco allo Stato Pontificio che per gli ebrei romani arrivò la libertà. Non vi erano più cancelli né divieti, ci si poteva iscrivere a scuola, presentarsi per un posto di lavoro, partecipare alla vita di tutti.
Benedetto Sabatello, rilegatore di libri, apre un negozio di antiquariato nel centro di Roma presso Piazza di Spagna. Se Benedetto si sente partecipe di quel mondo nuovo che sta cambiando dove la figlia Ida, un’adolescente intelligente e studiosa, potrà avere molte più opportunità, la moglie Rosina, una donna semplice che diffida della modernità e vede nello studio un’inutile perdita di tempo per le donne, è ancora legata al ghetto e alle amicizie che aveva instaurato come la Parnassessa, sarta e moglie del guardiano del Tempio, una figura folkloristica e tenacemente ancorata alle tradizioni del passato che Lia Levi descrive con un piacevole registro ironico.
Ida, la vera protagonista del romanzo, ha un fratello Vittorio, la cui storia è stata ben sviluppata nel precedente “Ognuno accanto alla sua notte”; la giovane è ben consapevole di essere la prediletta dal padre, il quale sfidando la disapprovazione della moglie decide di iscrivere la figlia a un liceo con classi miste. E’ in questa scuola moderna che Ida frequentando un corso di disegno che avrà sviluppi positivi per il suo futuro, fa amicizia con Vanessa, figlia di uno scultore sempre in viaggio e di Irene Lotti, una figura politica che si batte per l’emancipazione delle donne, e con Andrea, un giovane originale che si autodefinisce poeta. I tre ragazzi, legati da una profonda amicizia, che non risparmia accese discussioni e punzecchiature, trascorrono i pomeriggi insieme per studiare, più spesso a casa di Ida dove sono accolti dal profumo dei biscotti al forno della domestica dei Sabatello, Olimpia, e in altre occasioni nella dimora di Vanessa; qui a “vegliare” sui ragazzi c’è Elisabeth Kilman, la governante di Vanessa che dovrebbe insegnarle l’inglese, in realtà impegnata ad aiutare i poveri e gli sfruttati della città, è quasi sempre fuori casa. “Battersi per loro e per i diritti delle donne era stata la sua scelta. Niente guadagni, solo qualcosa ricavata da lezioni che propinava qua e là ai figli dei ricchi”.
Lo scoppio della Prima guerra mondiale, da alcuni auspicata e da altri deprecata, accende discussioni fra interventisti e neutralisti anche nella comunità ebraica dove Benedetto, seppur socialista e contrario alla guerra, è favorevole come altri ebrei a conseguire quella liberazione iniziata con la presa di Porta Pia. L’autrice ci ricorda che con l’entrata in guerra dell’Italia furono molti gli ufficiali e soldati ebrei che combatterono e morirono per liberare Trento e Trieste e fra i caduti sul campo ci fu anche il nonno di Lia Levi, il tenente colonnello Alberto Levi sepolto nel 1918 nel cimitero militare di Lonigo.
Mentre gli uomini sono al fronte le donne si trovano ad affrontare le conseguenze pratiche della guerra. Vanessa e Ida accolgono l’invito della Kilman ad aiutare le donne dei quartieri poveri ed emarginati perché: “… Quasi tutte non sapevano leggere né scrivere e avevano bisogno di aiuto per far arrivare i loro messaggi ai mariti in trincea”.
Ciascuna delle ragazze darà il proprio contributo: Ida dapprima scrive lettere da inviare al fronte poi, non disponendo di una macchina fotografica, decide di fare i ritratti delle mogli e dei figli da mandare ai mariti.
Sono questi gli anni in cui le donne si illudono di aver trovato un posto nella società sinora dominata dagli uomini. Per far fronte ai tanti posti di lavoro rimasti scoperti c’è chi come Filomena inizierà a guidare i tram o come Agnese che troverà un impiego in fabbrica; solo Angelina con tre figli rimane disoccupata perché non ha nessuno che possa occuparsi dei figli.
Con uno sguardo acuto che si illumina di sprazzi di umorismo, Lia Levi affronta tematiche che ancora oggi animano il dibattito pubblico. Le donne non vogliono più vivere all’ombra dei loro compagni, vogliono aprirsi a una società in cambiamento perché hanno ben chiaro che la loro emancipazione passa attraverso la ricerca di un impiego che assicuri loro l’indipendenza economica. Ieri come oggi per una donna scegliere di dedicarsi a un’attività lavorativa comporta spesso l’abbandono di una vita di coppia.
Intanto Ida che ha conseguito la maturità classica ha capito che della sua passione, il disegno, vuol farne una professione e diventare insegnante. Ma Rosina preoccupata per il futuro di quella figlia troppo “libera” le trova un fidanzato ebreo: Valerio, un giovane di buona famiglia che lavora nella fabbrica del padre, di bell’aspetto e del quale Ida si innamora.
Costretta a dibattersi fra modernità e tradizione anche sul piano dei sentimenti Ida non intende accontentarsi del ruolo di moglie e madre e rinunciare ai suoi sogni. Senza svelare troppo della trama per non sottrarre al lettore il piacere della scoperta, vedremo nelle ultime pagine se Valerio sarà all’altezza delle aspirazioni della futura moglie e capace di adeguarsi ai tempi che cambiano.
In questo romanzo, il cui titolo è ispirato al canto risorgimentale scritto nel 1848 dal poeta e patriota Carlo Alberto Bosi, Lia Levi, testimone culturale della memoria dell’ebraismo italiano e una delle figure più significative della storia ebraica italiana,
dispiega, attraverso gli intrighi, i capovolgimenti delle situazioni, gli amori e i fatti storici, una trama ricca di colpi di scena, pervasa da un sottile umorismo e ci propone una figura di donna incredibilmente attuale che resta scolpita nel cuore.
Giorgia Greco