Israele in guerra. L’altro fronte: i media
Commento di Michelle Mazel
Testata: Informazione Corretta
Data: 22/12/2024
Pagina: 1
Autore: Michelle Mazel
Titolo: Israele in guerra. L’altro fronte: i media

Israele in guerra. L’altro fronte: i media
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
https://israel247.org/israel-en-guerre-lautre-front-les-medias-132638.html

La BBC è "fuori controllo" sul Medio Oriente. E nella redazione di Le Monde c'è "paura" ad andare controcorrente nella narrazione del conflitto. I media sono in guerra con Israele e non ammettono dissensi al loro interno. 

Dal 7 ottobre 2023, Israele ha dovuto far fronte ad un attacco orchestrato dall’Iran, che non nasconde la sua volontà di vedere scomparire quella che gli ayatollah chiamano ‘l’entità sionista’. Hamas ha innescato le ostilità compiendo un terrificante massacro e lanciando centinaia di missili contro città e villaggi israeliani. Il giorno successivo si è unito Hezbollah, rifornito di armi e munizioni dall'Iran. Seguirono le milizie irachene, poi gli Houthi dello Yemen. Infine, i gruppi terroristici affiliati ad Hamas in Giudea e Samaria. Questo attacco è stato solo la fase militare di una lunga campagna contro lo Stato ebraico. Però è stato anche il risultato della deliberata distorsione della realtà da parte di alcuni media per mobilitare l’opinione pubblica. Chi ricorda che Israele si ritirò completamente dalla Striscia di Gaza nel 2005, evacuando con la forza i propri cittadini che vivevano lì, per richiudersi all’interno del confine riconosciuto a livello internazionale?
Ma chi ha dimenticato le “grandi marce del ritorno” del 2018 e 2019 in cui decine di migliaia di abitanti di Gaza, urlando il loro odio, cercavano di attraversare il suddetto confine per prendere d’assalto i kibbutz situati dall’altra parte? Questo sinistro preludio al 7 ottobre aveva tuttavia suscitato uno straordinario clamore mediatico e un'ondata di sostegno al movimento terroristico Hamas, il cui statuto chiede espressamente la distruzione di Israele.
Eppure è stato Israele a essere condannato per aver usato la forza per fermare gli invasori.
In questo quadro sinistro citeremo solo due “leader”: in Francia, il quotidiano Le Monde.  Le Figaro pochi giorni fa gli ha dedicato ampi commenti. Leggiamo: “'La gente ha paura, c’è omertà', testimonia una giornalista. Da un anno c'è una profonda rabbia sia all'interno che all'esterno del giornale per il modo in cui viene affrontato il conflitto tra Israele e Hamas. Una parte della redazione si schiera apertamente dalla parte dei palestinesi. Il che non è una novità per un giornale storicamente filo-palestinese. Quel che è più problematico è l’indulgenza mostrata nei confronti dei carnefici di Hamas e l’odio dimostrato nei confronti dello Stato ebraico.”
Purtroppo Le Monde è al primo posto tra i mezzi d’informazione generale in Francia per numero di abbonati digitali, che hanno superato la soglia del mezzo milione nel 2023. Raggiungerebbe più di venti milioni di lettori al mese.
In Gran Bretagna il dito è puntato contro la BBC: “La redazione della BBC è ‘fuori controllo’, ha detto il suo ex direttore televisivo, mentre la società deve affrontare nuove accuse di parzialità sulla sua copertura del conflitto in Medio Oriente. Secondo questo direttore, i servizi della BBC avevano toni anti-israeliani che contribuivano a creare un senso di insicurezza avvertito da molti ebrei nel Regno Unito. La BBC ha ammesso ‘una violazione dei nostri consueti standard editoriali’.
E come non citare infine il Segretario generale delle Nazioni Unite, che non ha esitato a concedere una forma di legittimità alle atrocità commesse da Hamas?

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Michelle Mazel

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