Il 2024 si chiude a favore di Israele
Commento di Antonio Donno
Prima ancora che Trump si insedi alla Casa Bianca, Netanyahu ha ottenuto grandi vittorie sul campo, sconfiggendo Hamas, decapitando Hezbollah e provocando indirettamente la caduta di Assad. L'Iran è ora indebolito e umiliato, colpito sul suo stesso territorio.
In attesa che Donand Trump entri nella Casa Bianca e si impegni a formulare una politica concreta per il Medio Oriente, dopo la telefonata avuta con Netanyahu, la situazione della regione ha avuto una svolta significativa dopo il crollo del regime di Assad in Siria. A ciò occorre aggiungere ciò che Israele ha ottenuto nel corso dei mesi precedenti a proposito del conflitto con Hamas e con Hezbollah. In questo conflitto in opposte situazioni geografiche ai suoi confini, Israele ha conseguito fondamentali esiti ottenuti con un impegno militare svolto in totale isolamento nel contesto regionale, esiti che hanno dimostrato il valore delle tattiche messe in atto e il grande coraggio dei suoi soldati. Ora, con la scomparsa del sanguinario regime di Assad in Siria, questi successi di Israele hanno acquisito uno spessore politico di grande rilevanza.
Dietro all’indebolimento militare di Hamas e di Hezbollah è visibile la difficile situazione del regime iraniano. La risposta che Gerusalemme ha inflitto a Teheran dopo gli attacchi iraniani dei primi mesi del 2024 allo Stato ebraico è stata di tale entità sul piano tecnologico da lasciare annichilito il sistema militare iraniano. Dopo di ciò, Teheran dovrà attendere i necessari rinforzi da parte della Russia e della Cina se vorrà proseguire nella guerra contro Israele attraverso i suoi attori ora in pesanti difficoltà in termini di mezzi e di uomini. Infatti, gli attacchi israeliani sui due fronti militari hanno inflitto perdite assai rilevanti ai due gruppi terroristici al soldo di Teheran. La profonda penetrazione militare israeliana in Libano, sino a Beirut, ha conseguito risultati molto importanti ai danni di Hezbollah, mentre, a sud, ha costretto Hamas a rintanarsi in alcune ridotte all’interno di Gaza, costantemente sotto i bombardamenti di Israele.
Inoltre, la fine ingloriosa del regime di Assad ha comportato lo sgretolamento del debole esercito siriano e, per di più, la gravissima riduzione delle capacità di Hezbollah, che aveva rappresentato da tempo la vera difesa del regime assadista. Il quadro del Medio Oriente che si presenta dopo gli eventi di un intero anno di guerra favorisce la posizione di Israele in una regione in cui i nemici dello Stato ebraico sono in ritirata. Il governo di Netanyahu può vantare un successo che gli mancava da molti anni, per quanto Israele si sia sempre difeso, nel corso della sua storia, in modo efficace e lo stesso Netanyahu abbia dimostrato di essere un grande uomo politico al servizio del suo Paese. Nonostante le critiche internazionali a lui rivolte a proposito della situazione di Gaza – critiche false, imbevute di antisemitismo e antisionismo – il primo ministro israeliano continua sulla sua strada rafforzando la sicurezza dello Stato ebraico.
Trump entrerà in carica il 20 gennaio 2025. Il quadriennio presidenziale di Joe Biden sta per chiudersi, con sicura soddisfazione del governo di Israele. Biden e il suo governo hanno dimostrato scarsa considerazione per la situazione di Israele e, anzi, hanno palesemente contrastato Gerusalemme durante il mandato presidenziale dei democratici americani. Ci si aspetta, dunque, che l’ingresso di Trump alla Casa Bianca rappresenti una svolta chiara e concreta degli Stati Uniti a favore di Israele. Il precedente quadriennio di Trump ha dimostrato a livello internazionale il positivo comportamento americano a difesa dello Stato ebraico e le dichiarazioni attuali di Trump stanno a dimostrare che Washington riprenderà il suo atteggiamento di sostegno a Israele.
Il crollo del regime di Assad, la sconfitta di Hamas e di Hezbollah per mano di Israele, l’indebolimento sostanziale dell’Iran – sempre grazie alle capacità militari dello Stato ebraico –, l’ingresso di Trump alla Casa Bianca, sono tutti fattori che giocano a favore di Gerusalemme. Si chiude, così, un anno favorevole a Israele e se ne apre uno nuovo che si presenta positivo per lo Stato ebraico. Non bisogna illudersi, però. I suoi nemici sono sempre ad attendere un momento utile per ottenere il risultato da sempre sperato: la distruzione di Israele.
Antonio Donno