Testata: Data: 14/02/2002 Pagina: 14 Autore: Eric Salerno Titolo: Israele, coro di sì alla proposta saudita
Su Il Messaggero del 27 febbraio a pag. 14 nell'articolo: "Israele, coro di sì alla proposta saudita" Eric Salerno scrive che per lui il sì di Sharon alla proposta di pace saudita è solo strumentale a mantenere l'alleanza con i laburisti e che prima o poi si in Israele si andrà ad elezioni anticipate. A parte la poca professionalità che ci preme sempre sottolineare in un giornalista che non spiega, ma commenta sempre volentieri, vanno ricordate allo "smemorato" Eric Salerno alcune cose non di poco conto su Sharon e su Israele:
1) Israele ha fatto a suo tempo delle offerte molto generose (al summit di Camp David) ai palestinesi (stato palestinese sul 97% della West Bank e divisione di Gerusalemme) ma i palestinesi le respinsero con il pretesto che Israele doveva concedere il cosiddetto "diritto del ritorno" (in territorio israeliano) ai cosiddetti "profughi palestinesi" (oltre quattro milioni) e servendosi del pretesto della "passeggiata" di Sharon sul Monte del Tempio scatenarono questa pazzesca e sanguinaria rivolta contro Israele. 2) Sharon non è affatto quel "lupo cattivo mangiarabi" che Salerno e altri giornalisti tendono a descrive, disinfromando in questo modo i propri lettori. Ha accettato il Piano Mitchell, ha detto chiaramente che Israele non costruirà nuovi insediamenti nei territori palestinesi, si è detto disposto a negoziare (quando i palestinesi cesseranno ogni attacco terroristico contro Israele) la costituzione di uno stato palestinese smilitarizzato sul 56% della West Bank e si è detto pronto a studiare il piano di pace saudita. 3) A proposito del piano di pace saudita Salernoavrebbe dovuto far notare ai suoi lettori la contraddizione e l'ambiguità dell'atteggiamento dei sauditi nei confronti di Israele che prima spingono Arafat a respingere il piano di pace che Clinton e Barak gli avevano presentato a Camp David ed a scatenare questo stillicidio di violenze contro Israele e poi, dopo 17 mesi di violenze e di terrorismo, presentano un piano di pace che è praticamente la fotocopia di quello che Barak aveva proposto ad Arafat a Camp David (stato palestinese sul 97% della West Bank e divisione di Gerusalemme).
Su Avvenire del 27 febbraio a pag. 2 nell'articolo: "Medio Oriente la Speranza saudita" Graziano Motta accusa il governo Sharon di essere stato troppo lento nel rispondere al piano di pace saudita. La notizia così data è scorretta, dal momento che il premier Sharon ha definito "interessante" il piano di pace saudita e si è detto pronto ad incontrare il Principe Saudita Abdullah affinchè gli spieghi nei dettagli questo piano. Inoltre Motta avrebbe dovuto far notare ai suoi lettori la contraddizione dell'atteggiamento dei sauditi che prima spingono Arafat a rifiutare le generose concessioni che Barak gli aveva offerto al summit di Camp David dandogli luce verde per scatenare contro Israele questo stillicidio terroristico noto come Intifada Al-Aksa e poi presentano un "piano di pace" che è di fatto una fotocopia delle proposte che Barak aveva fatto ad Arafat a Camp David (stato palestinese sul 97% della West Bank e divisione di Gerusalemme).
Sempre su Avvenire a pag. 27 nella rubrica Lupus in Pagina Rosso Malpelo se la prende un'altra volta con David Kertzer per i suo libro: I papi contro gli Ebrei definendo, con una battuta di dubbio gusto anzi di pessimo gusto, le tesi esposte da Kertzer (sull'antisemitismo di papa Pacelli e del suo predecessore papa Ratti) una "Kerzata". E' proprio il caso di dire che "la lingua batte dove il dente duole" visto che le tesi sull'antisemitismo dei papi degli anni '30 e '40 hanno più di un fondamento sopratutto per quanto riguarda papa Pacelli il papa del "silenzio sulla Shoah" e che durante il primo confilitto arabo-israeliano del '48 si schiera dalla parte dei terroristi palestinesi (guidati dal Muftì filo-nazista Haj Amin El Hussein a cui Pacelli aveva concesso un udienza quando questi era transfuga a Roma nel 1941 sotto la protezione di Mussolini e di Hitler) e degli aggressori arabi e di fatto contro il sacrosanto diritto all'esistenza dello Stato di Israele.
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