Israele all’attacco
Commento di Antonio Donno
L'amministrazione Biden giunge al termine, finalmente. Quattro anni in cui gli Usa hanno lasciato degenerare la crisi nel Medio Oriente e poi hanno fatto di tutto per trattenere Israele, in lotta per la sua sopravvivenza.
Mentre il Medio Oriente è percorso da una nuova ondata conflittuale, l’Amministrazione Biden vive gli ultimi giorni del suo quadriennio presidenziale. Sono stati anni nei quali il presidente americano e i suoi collaboratori hanno fatto poco o nulla per controllare le vicende mediorientali. Israele ha dato il meglio di sé, in maniera autonoma, per affrontare i pericoli che provenivano dall’Iran e dai suoi accoliti, Hamas e Hezbollah, infliggendo gravi perdite umane e materiali ai due gruppi terroristici. L’Amministrazione Biden è stata a guardare, mentre lo Stato ebraico combatteva su più fronti una lotta di straordinaria intensità contro i suoi nemici.
Israele ha dimostrato ancora una volta le sue grandi capacità militari messe in atto da un esercito di giovani di grande forza morale che ha difeso e difende il loro piccolo Stato con impagabile coraggio. Eppure, dopo il successo ottenuto con la guerra di Gaza in cui ha costretto i terroristi di Hamas a rifugiarsi a Khan Yunis, città nel sud della Striscia di Gaza, sottoponendone la popolazione ai martellanti bombardamenti dell’aviazione israeliana, lo Stato ebraico è stato ed è tuttora sotto attacco da molta parte del mondo politico e dall’opinione pubblica internazionali a causa della sua giusta reazione. Nessuno ricorda, o molti fanno finta di dimenticare, l’orrendo eccidio del 7 ottobre 2023, nel quale millecinquecento israeliani – uomini, donne, bambini – sono stati vittime di un massacro che resterà nella storia per la sua violenza sanguinaria, sempre se quella vicenda non dovesse finire nel dimenticatoio a causa dell’odio anti-ebraico che è ritornato in voga.
Mentre gli Stati Uniti insistevano perché l’esercito israeliano fermasse il suo attacco contro Hamas nella Striscia di Gaza per non colpire la popolazione civile, Israele, in perfetta solitudine, non poteva non continuare a infliggere le più gravi perdite a Hamas a Gaza e a Hezbollah a nord, lungo il confine con il Libano, perdite molto pesanti che stanno danneggiando la posizione del dittatore siriano Assad, il cui regime è stato attaccato recentemente da formazioni della Jihad islamica, e che finora aveva usufruito del sostegno militare di Hezbollah, cioè dell’Iran. La situazione attuale del Medio Oriente oggi nuovamente vacilla, in considerazione anche dei gravi colpi che l’Iran ha subito da Israele nel suo assetto militare e tecnologico, e che oggi è in grave difficoltà nel sovvenzionare sia Hamas, sia Hezbollah.
Fortunatamente, gli “Accordi di Abramo” stanno reggendo e i Paesi che lo hanno firmato seguono gli eventi senza alcuna reazione. Al momento attuale, si può dire che Hamas e Hezbollah hanno subito perdite molto pesanti che inficiano le rispettive capacità di porre in pericolo le difese di Israele. Certo, la popolazione ebraica che viveva ai confini con il Libano e che aveva dovuto drammaticamente retrocedere per non subire le violenze di Hezbollah, non ha ancora la possibilità di ritornare nei propri villaggi e nelle proprie abitazioni; potrà farlo soltanto se il confine sarà ripulito dalla presenze dei terroristi di Hezbollah. È per questo motivo che Israele è penetrato nel Libano, che da molti anni è posseduto di fatto politicamente e militarmente dai terroristi di Hezbollah, foraggiati in tutto e per tutto da Teheran.
Nel solo 2024 Israele ha ottenuto dagli Stati Uniti la cospicua cifra di 17,9 milioni di dollari in aiuti militari per combattere i nemici che lo attorniano. Questi nemici, come è da molto tempo evidente, usano la popolazione araba, all’interno della quale si armano per attaccare Israele, come scudi umani destinati alla morte. Lo disse lo stesso Sinwar, eliminato da Israele: più numerosi saranno i musulmani uccisi dall’entità sionista, più feroce sarà l’odio musulmano contro gli ebrei e più vicina sarà la vittoria. Questa era l’illusione di Sinwar, ma anche di Nasrallah e di Haniyeh. Per questo motivo, Israele non può rinunciare a difendersi attaccando le postazioni dei terroristi collocate in seno alla popolazione civile araba, che li sostiene.
Antonio Donno