Riprendiamo da LIBERO di oggi, 05/12/2024, pag. 19, con il titolo "New York, il sindaco Dem invoca Trump", l'analisi di Carlo Nicolato.
Carlo Nicolato
Una svolta trumpiana, così è stato definito il nuovo corso del sindaco democratico di New York Eric Adams, che ha dichiarato di essere disponibile a espellere dalla città gli immigrati accusati di reati.
Adams ha anche annunciato che presto incontrerà il nuovo “zar di frontiera” del presidente eletto Donald Trump, Tom Homan, per discutere nei dettagli i piani in proposito della nuova Amministrazione.
La svolta era nell’aria da tempo, almeno da quando è stato incriminato di corruzione, per la questione dei contributi elettorali e dei regali che avrebbe ricevuto da governi stranieri in cambio di favori, nonché di frode telematica e addirittura di associazione a delinquere.
Adams ha sempre sostenuto che tale azione giudiziaria in realtà è frutto di un complotto ordito dall’Amministrazione Biden che si sarebbe vendicata delle sue accuse per la gestione degli immigrati che ha mandato in crisi la Grande Mela. Ai tempi, cioè a settembre in piena campagna elettorale, il sindaco della Grande Mela aveva ricevuto parole di conforto e comprensione da parte di Trump, convinto anche lui che il sindaco fosse un’altra vittima del sistema giudiziario corrotto.
Quando poi una decina di giorni fa gli è stato chiesto dalla Cnn se per caso avesse accettato un’eventuale grazia del nuovo presidente non ha certo detto di no, si è limitato a dire che il perdono non è nei suoi programmi e che non si occupa di ipotesi.
Ma di grazia nel frattempo ne è arrivata un’altra, quella clamorosa di Biden al figlio Hunter. Adams non ha perso occasione per far rilevare che il presidente uscente e quello entrante concordano almeno su una cosa, e cioè che «il Dipartimento di Giustizia è stato politicizzato». È quella infatti la scusa che Biden ha utilizzato, quella della «politica rozza ha infettato questo processo e ha portato a un errore giudiziario». «Vi ricorda qualcosa?», ha chiesto sarcastico Adams ai giornalisti?
La nuova strada del primo sindaco nero di New York dunque è quella che probabilmente lui stesso nemmeno si sarebbe potuto mai immaginare, quella che porta dritto al suo (ex) nemico politico, Donald Trump. «La mia posizione», ha ribadito, «è che le persone che commettono crimini nella nostra città hanno abdicato al loro diritto di vivere nella nostra città e sono aperto a trovare il modo migliore per affrontare la questione». «C'è un tizio ripreso dalla telecamera che spara a un agente di polizia», ha poi aggiunto detto riferendosi a Bernardo Castro Mata, un diciannovenne venezuelano entrato illegalmente negli Stati Uniti che ha sparato a due agenti della polizia di New York, «non voglio quel tizio nella mia città, è chiaro e semplice». «Coloro che sono qui a commettere crimini, rapine, spari contro agenti di polizia, stupri di persone innocenti, hanno danneggiato il nostro Paese», ha infine ammonito, aggiungendo una provocazione ai progressisti e alla loro «cancel culture»: se questo non vi piace, cancellatemi. «Cancellatemi, perché proteggerò la gente di questa città». New York è una città santuario, cioè fa parte di quel gruppo di città progressiste che si sono impegnate ad accogliere e a dare un rifugio agli immigrati irregolari, l’amministrazione locale l’ha dichiarata tale ai tempi di De Blasio, ma l’etichetta è sempre stata piuttosto indigesta a Adams, ora più che mai.
Il nuovo zar di frontiera Homan ha recentemente dichiarato che nei piani della nuova Amministrazione c’è anche la sospensione dei finanziamenti federali alle città santuario e ha avvertito che le deportazioni degli immigrati criminali avverranno anche senza la collaborazione delle amministrazioni cittadine. «Faremo il lavoro con voi o senza di voi», ha detto. Ma da New York non arrivano chiusure, anzi, arrivano mani tese e braccia aperte. «Voglio chiarire che non ho intenzione di entrare in guerra con questa amministrazione, ma di collaborare con essa», ha detto chiaramente Adams, «vorrei parlare con il nostro zar di confine e scoprire quali sono i suoi piani. Dove ci sono i nostri punti in comune, possiamo lavorare insieme».
La svolta dunque non è solo trumpiana, ma sembra quasi un salto di campo bello e buono. Secondo Adams le elezioni hanno dimostrato che gli americani vogliono un cambiamento in materia di immigrazione e di confine. E riferendosi alle promesse di Trump in materia ha aggiunto che «il popolo americano l’ha sentito e ha votato a favore». In attesa che un giorno arrivi, forse, la grazia anche per lui.
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