Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 24/11/2024, a pag. 17, con il titolo "Sansal dopo Daoud. L’offensiva di Algeri contro gli scrittori" la cronaca di Stefano Montefiori.
Stefano Montefiori
Lo scrittore franco-algerino Kamel Daoud, vincitore a Parigi del prestigioso Prix Goncourt 2024 e a sua volta bersaglio in questi giorni degli attacchi del regime di Algeri, lancia un appello per la liberazione di suo «fratello» Boualem Sansal, scrittore come lui franco-algerino tenuto prigioniero in Algeria.
Hanno firmato l’appello i premi Nobel per la letteratura Annie Ernaux, Jean-Marie Le Clezio, Orhan Pamuk e Wole Soyinka, e altri celebri intellettuali tra i quali Salman Rushdie, Peter Sloterdijk, Andreï Kourkov, Roberto Saviano, Giuliano da Empoli, Christophe Ono-dit-Biot, Leïla Slimani, Élisabeth Badinter, Bernard-Henri Levy, Alain Finkielkraut.
Daoud e Sansal, ormai naturalizzati francesi, sono osannati in Francia e detestati dalle autorità dell’Algeria. Gli attacchi a entrambi, nelle stesse ore, sembrano coordinati: l’impressione è che l’Algeria voglia vendicarsi della crisi politica ormai aperta tra Algeri e Parigi, esplosa dopo che Emmanuel Macron nel luglio scorso ha deciso di appoggiare la sovranità del Marocco sul contestato Sahara occidentale.
Kamel Daoud è accusato di avere usato la storia della paziente di sua moglie psichiatra per la trama del romanzo Houris sulla guerra civile del 1992-2002, e viene attaccato dal regime per il solo fatto di avere parlato di quegli anni.
Boualem Sansal, da decenni come Daoud critico dell’islamismo e del regime algerino, è stato arrestato il 16 novembre scorso, appena atterrato ad Algeri, e accusato di «complicità con il nemico» per avere osato ricordare una verità storica, e cioè che la parte occidentale dell’Algeria, con le città di Orano e Tlemcen, apparteneva al Marocco e venne attribuita all’Algeria dalla potenza coloniale francese.
Nell’appello pubblicato ieri da Le Point Daoud scrive che «Boualem Sansal è sempre stato una voce critica contro l’oppressione, l’ingiustizia e il totalitarismo islamista. In Algeria, scrittori e intellettuali, editori e librai vivono nel timore di rappresaglie, accuse di spionaggio, arresti arbitrari, processi, diffamazioni e violenti attacchi mediatici ai loro collaboratori e amici. Non possiamo rimanere in silenzio. Sono in gioco la libertà, il diritto alla cultura e le nostre vite di scrittori presi di mira da questo terrore».
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