Riprendiamo da LIBERO del 24/11/2024, a pag. 4, con il titolo "L’estremista palestinese invitata a parlare dei diritti delle donne" l'analisi di Claudia Osmetti.
Claudia Osmetti
È un braccio di ferro. Anzi, è l’ennesimo atto di prepotenza degli studenti propal: quelli che non vogliono i-sionisti-nelle-univerisità epperò applaudono fino a spellarsi le mani membri del Pflp, il Fronte popolare per la liberazione della Palestina, che è l’organizzazione fondata nel 1967 da George Habash, nata da una costola del Movimento nazionalista arabo e finita segnalata come terroristica da praticamente tutto l’Occidente (ossia da Canada, Stati Uniti e pure Unione Europea). Per esempio Miriam Abu Daqqa.
Attivista. Femminista palestinese. Presidente dell’associazione Palestinian development women studies. Espulsa dalla Francia per motivi di ordine pubblico (l’anno scorso). E, appunto, dirigente del Pflp.
La 73enne Abu Daqqa dovrebbe partecipare domani, alle 18, al Campus Einaudi, all’interno dell’università di Torino, a un evento dal titolo The forgetten femminism (il femminismo dimenticato, che poi sarebbe quello palestinese ma due parole a commento, tra poco, le sprechiamo).
Dovrebbe, però. Al condizionale.
Perché Fratelli d’Italia (e in particolare l’eurodeputato Giovanni Crosetto) ha giustamente fatto scoppiare un caso chiedendo di interrompere la manifestazione che è «di chiara matrice terroristica e antisemita» e per «non esporre gli studenti al fondamentalismo islamico»; l’università di Torino ha già fatto sapere che «acquisite approfondite e complete informazioni non autorizza l’incontro» e loro, i militanti dell’associazione Progetto Palestina tirano dritto: «Non ci faremo mai intimorire da narrazioni che continuano a perpetuare una retorica del vittimismo per mascherare i propri atti genocidi e violenti (la sbrodolata sui social ovviamente parte con un rimando ai mandati di arresto contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu e per il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant, ndr). Ci vediamo lunedì, lo ribadiamo: sempre a fianco delle donne palestinesi, sempre al fianco della resistenza del popolo palestinese».
Ché qui di propaganda (o retorica) ce n’è pochissima. Ma al netto di qualche piccola considerazione che tutto sommato ci sembra perfino banale (il “femminismo dimenticato”, ma dimenticato da chi? Da Hamas per cui le donne di Gaza non possono girare liberalmente ma devono avere sempre un famigliare uomo al loro fianco e secondo i dettami della sharia, che stabilisce che le donne, anche in tribunale, valgono la metà sicché una loro testimonianza deve essere almeno doppia per essere presa in considerazione, secondo il quale è normale che il 29% delle donne della Striscia si sposi senza neanche avere diciotto anni e il 13,4% senza aver raggiunto manco i quindici?), è la politica che rincara la dose.
Se da una parte (quella del centrodestra) Crosetto solleva un dubbio, dall’altra (quella di Alleanza verdi e sinistra) risponde che «la libertà di espressione e di opinione è un diritto che va rispettato, tanto più nelle università. Per questo confidiamo (a dirlo sono esponenti del consiglio comunale e regionale) che l’università di Torino e il rettore non si facciano intimidire».
Nientemeno, solo che (evidentemente) libertà-di-espressione-e-di-opionione, per i compagni, valgono solo quando si tratta si sventolare slogan che fan loro comodo. Quando, invece, e adesso c’entra niente Torino c’entrano piuttosto Roma e Trento, si assiste a scontri come quelli davanti alla Sapienza, in cui i collettivi “antifa” di sinistra cercano di assaltare il presidio degli studenti di Azione universitaria, oppure impediscono un volantinaggio per strada, allora tutti zitti. Non si muove una foglia.
Non commenta nessuno. Non fiata una mosca. Ieri sera ilpresidente del Senato Ignazio La Russa ha incontrato i giovani di Azione Universitaria a Verona: «Con le ragazze e i ragazzi di Azione Universitaria in difesa della libetà di associazione e di espressione contro ogni violenza. L’università è di tutti».
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