Riprendiamo da LIBERO di oggi 23/11/2024, a pag. 1/5, con il titolo "La Corte dell’Aia andrebbe chiusa. L’Italia ne ignori le sentenze", il commento di Daniele Capezzone.
Daniele Capezzone
Non c’è solo una ragione di ripulsa emotiva, di ribellione istintiva rispetto all’inaccettabile inversione morale in virtù della quale si vorrebbe presentare il primo ministro israeliano, cioè il capo del paese aggredito il 7 ottobre dell’anno scorso, come un criminale internazionale, come un ricercato globale da arrestare ovunque possibile.
C’è - a mente fredda - anche e soprattutto un elemento razionale che dovrebbe indurre le democrazie occidentali a disapplicare la decisione della Corte penale internazionale e a trarre ogni opportuna conseguenza, inclusa l’uscita da quell’intesa sovranazionale.
Quando il 20 maggio scorso il procuratore capo della Corte avanzò la richiesta di arresto per il premier israeliano Netanyahu e per il suo ministro della Difesa Gallant, appaiati e parificati ai capi di Hamas e resi perfino intercambiabili rispetto ad essi, il Wall Street Journal parlò correttamente di “epitaffio” rispetto alla credibilità della giustizia internazionale. Oggi, dopo che quella richiesta è stata accolta dalla Corte, l’epitaffio è stato scolpito su una lapide di infamia.
In questo modo si sono centrati obiettivi a dir poco irricevibili: mettere sullo stesso piano l’esercito regolare di uno Stato democratico e un gruppo terroristico; confondere chi rispetta un codice di guerra e la Convenzione di Ginevra con chi invece punta, come strategia proclamata e deliberata, al massimo di sangue proprio e altrui; lanciare un opaco avvertimento a qualunque democrazia che pensi di poter rispondere con la forza a un eventuale attacco terroristico subìto; aprire la porta a un’autentica distopia, quella di dittatori, autocrati e Stati-canaglia sponsor del terrore che – coalizzati – processano le democrazie.
MISURE DI CONTRASTO
Tutto questo va respinto. E il nostro auspicio è che, attraverso un rapido coordinamento in ambito NATO, i paesi membri dell’Alleanza Atlantica prendano le decisioni conseguenti: annuncio di disapplicazione di questo mandato contro Netanyahu, messa in mora della Corte, valutazione di uscita dei nostri paesi da quel sistema.
La Corte nacque, nelle intenzioni nobili ma forse ingenue di alcuni proponenti, come strumento di giustizia internazionale contro dittatori e soggetti operanti in contesti privi di “rule of law”, estranei alla cultura dello Stato di diritto.
Solo un masochismo privo di senso storico, incapace di comprendere quanto l’Occidente sia oggi sotto attacco di autocrazie e fondamentalismo islamico, può consegnare un’arma del genere nelle mani dei nemici della libertà.
Con questa logica, prima o poi (è da temere: più prima che poi), gli stessi soldati NATO, i loro comandanti, i vertici militari e politici dei paesi dell’Alleanza, potrebbero essere criminalizzati mediaticamente, attaccati giuridicamente, arrestati e infine condannati, semplicemente per aver preso parte a operazioni di polizia internazionale o di contrasto al terrorismo, con iniziative legali sollevate e poi gestite (o comunque orchestrate, più o meno dietro le quinte) da paesi e forze ostili all’Occidente.
IL RUOLO DELLA NATO
Solo la mancanza di senso storico - giova ripeterlo ancora una volta- può indurre i capi dell’Occidente libero a chiudere gli occhi davanti a una simile enormità. Dunque, ex malo bonum, da un grande male si tragga un bene: da quest’assurdo attacco contro Israele si tragga spunto non solo per disattivarne gli effetti più devastanti, ma per impedire strutturalmente che altri episodi del genere possano ripetersi.
Auspichiamo dunque che nelle prossime ore o giorni la NATO faccia chiarezza e ponga fine a un brutto e pericoloso spettacolo che è durato anche troppo.
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