Riprendiamo da LIBERO di oggi, 21/11/2024, a pag. 1/10 l'analisi di Fausto Carioti dal titolo “Altro che minorenni pacifici! Cade un'altra balla di sinistra”
Fausto Carioti
Sono passati nove mesi da quel venerdì 23 febbraio, ma alla fine la retorica della manifestazione pacifica organizzata da inermi studenti adolescenti aggrediti dalla polizia è stata smontata dall’indagine condotta della procura di Pisa. I magistrati hanno firmato avvisi di garanzia per tredici di quei filo-palestinesi. Sono accusati (anche) di violenze e insulti ai danni degli agenti incaricati di impedire che il corteo non autorizzato entrasse nella zona dove c’è il cimitero israelitico. Nessuno di loro è minorenne: il più giovane ha 18 anni e 9 mesi, il più anziano supera i 29 anni, l’età media è superiore ai 22.
Una storia molto diversa da come era stata raccontata da tanti a sinistra, insomma. Ad esempio dal leader di Avs Angelo Bonelli, il quale aveva visto «la furia della polizia» scaricarsi su «studenti minorenni con le mani alzate», e dal piddino Marco Furfaro, che parlava di «studenti e studentesse, minorenni, caricati a freddo e manganellati». E da Laura Boldrini, che aveva visto «ragazze e ragazzi delle superiori, spesso minorenni, disarmati e con le mani alzate, presi a manganellate e immobilizzati a terra mentre facevano una manifestazione pacifica contro la guerra».
Che quella manifestazione non sarebbe stata pacifica, era chiaro dai giorni precedenti. Era stata organizzata da diversi gruppi dell’estrema sinistra, tra cui il movimento “Cambiare Rotta Pisa”, filiale locale dell’organizzazione giovanile comunista, che aveva invitato alla mobilitazione via Internet: «Sciopero studentesco. Scendiamo in piazza per la Palestina». Appuntamento in piazza Dante alle 9.30, dove si presentarono in centocinquanta, tra studenti, antagonisti ed esponenti dei centri sociali. La protesta, oltre che contro lo Stato di Israele, era rivolta contro l’ateneo pisano, accusato di aver stretto accordi con le aziende israeliane.
La manifestazione era stata organizzata senza dare preavviso alle autorità e i gruppi che l’avevano promossa si erano rifiutati di comunicare il percorso che intendevano fare, nonostante gli obblighi di legge e le richieste della questura. Anche durante il corteo, i manifestanti respinsero ogni ipotesi di accordo. Gli scontri avvennero in via San Frediano, quando l’ala più dura scelse di provare a forzare con la violenza il blocco della polizia, per arrivare in piazza dei Cavalieri, sede della Normale e “porta d’ingresso” alla zona turistica, nella quale c’è il cimitero ebraico. Per allentare la pressione, gli uomini dei reparti mobili con i quali i filopalestinesi avevano cercato il contatto fisico risposero con una carica di alleggerimento.
Quei dieci minuti di scontro sono stati filmati e fotografati dalla Digos, che ha consegnato tutta la documentazione alla magistratura. Un mese fa si è saputo che dieci poliziotti sono indagati per quelle cariche: sette erano in servizio al reparto mobile di Firenze, giunto lì per rinforzare i reparti pisani. Sono tutti accusati di eccesso colposo di legittima difesa e lesioni lievi colpose.
Il lavoro della procura, però, non era finito. Le immagini raccolte raccontano altre storie, incluse quelle dei tredici «ragazzi» che la procura ha ritenuto meritevoli di un avviso di garanzia: dovranno presentarsi per essere interrogati.
Tutti sono indagati per avere commesso, in modo continuato e in concorso tra loro, il reato di «violenza o minaccia» nei confronti di pubblico ufficiale che sta compiendo il proprio servizio, per il quale - al netto delle aggravanti - è prevista la reclusione da sei mesi a cinque anni. «Con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso» i tredici, secondo la ricostruzione del pm, usavano «violenza e resistenza a pubblici ufficiali, opponendosi agli stessi, spingendo e colpendo gli operatori della Polizia di Stato, nel tentativo di forzare il dispositivo di sicurezza». I tredici sono sotto inchiesta pure per aver offeso i poliziotti, anche «sputando addosso agli stessi»: la reclusione prevista, in questo caso, va da sei mesi a tre anni.
Cinque di loro, infine, ritenuti organizzatori del corteo, sono indagati anche «per aver promosso una pubblica manifestazione non ritualmente preavvisata» ed essersi rifiutati, quando questa era in corso, di dare «ogni tipo di indicazione sulle modalità di svolgimento» e di adeguarsi alle disposizioni di pubblica sicurezza. Altri accertamenti sono in corso su manifestanti minorenni, nei confronti dei quali potrebbe intervenire la procura minorile.
Anche se i tredici “proPal”, come quei dieci poliziotti, sono innocenti sino a prova contraria, l’insieme delle accuse conferma in tutto la ricostruzione degli eventi fatta dalla questura e dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nelle relazioni che fece in consiglio dei ministri e in parlamento, dopo che Sergio Mattarella era intervenuto per dire che «con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento».
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