Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 21/11/2024, a pag. 3, l'editoriale dal titolo "Mancavano giusto le lodi papali all’Iran".
Nei delicati rapporti con Israele e con le realtà ebraiche che da un anno lamentano scarsa comprensione da parte delle autorità vaticane (e del Papa in particolare), ieri si è registrato un ulteriore fatto destinato a non passare inosservato nelle cancellerie e – soprattutto – nelle stanze dell’ambasciata israeliana presso la Santa Sede. Ricevendo in udienza i partecipanti al XII Colloquio del dicastero per il Dialogo interreligioso con il Centro per il Dialogo interreligioso e interculturale di Teheran, Francesco ha detto: “Voi sapete che ho annunciato di voler creare cardinale l’arcivescovo di Teheran-Ispahan, un bravo frate! Tale scelta, che esprime vicinanza e sollecitudine per la Chiesa in Iran, si riflette anche a favore dell’intero paese. E’ un’onorificenza per l’intero paese. La sorte della Chiesa cattolica in Iran, un piccolo gregge, mi sta molto a cuore. E la Chiesa non è contro il governo, no, queste sono bugie! Sono al corrente della sua situazione e delle sfide che è chiamata ad affrontare per continuare il suo cammino, per testimoniare Cristo e dare il suo contributo, discreto ma significativo”. Da quando è uscita l’anticipazione del libro del Pontefice con la frase sul genocidio da indagare, diverse personalità del mondo ebraico hanno sottolineato che a essere minacciata è semmai l’esistenza di Israele, circondato da paesi che ne vogliono la cancellazione dalla carta geografica. Il primo fra questi (e più pericoloso) è proprio l’Iran. Ora, il Papa dice che la creazione cardinalizia del vescovo di Teheran è “un’onorificenza per tutto il paese” (cioè un premio) e che non è affatto vero che il governo degli ayatollah non piaccia a Roma. Se non per Israele, quantomeno per le centinaia di persone annualmente appese alla forca nel regime sciita forse dalla Santa Sede sarebbe stata apprezzabile e consigliabile maggior prudenza nelle lodi all’Iran.
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