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Opinione di Fabio Visentin:" Palestinesi: la Memoria riguarda anche loro"
Testata: Il Mattino
Data: 25/01/2002
Pagina: 1
Autore: Fabio Visentin
Titolo: "Palestinesi: la Memoria riguarda anche loro".
Venerdi 25 gennaio il Mattino ha pubblicato una "opinione" di Fabio Visentin, intitolandola "Palestinesi: la Memoria riguarda anche loro".
E' un articolo talmente impregnato di falsità storiche, di luoghi comuni, e di forzature politiche, da rendere difficile capire da dove lo si debba cominciare a demolire. Demolire, ripeto, perché a quelle offese - offese alla verità, offese alla memoria che il titolo riporta in maiuscolo, offese alla dignità del popolo ebraico - non si può semplicemente replicare contrapponendo argomenti ad argomenti, ragionamenti a ragionamenti.
Malgrado ciò, faccio uno sforzo su me stesso, e tenterò di dimostrare quanto ho affermato.
1) Lo stato d' Israele è nato con una votazione dell' Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che riprendeva una decisione simile della Società delle Nazioni risalente al periodo fra le due guerre mondiali; pertanto, le nazioni del mondo hanno voluto dare vita ad uno stato ebraico rispondendo ad una richiesta che dalla fine dell' ottocento le organizzazioni ebraiche, innestandosi sulla nascita delle nazioni in Europa, avevano avanzata in tutte le sedi politiche. Certamente, la tragedia della Shoah ha influito sulla tempestività della decisione, ma non ne è stata la causa né la motivazione.


2) Lo stato d' Israele non è nato portando via la terra ad un altro popolo, al quale la medesima decisione delle Nazioni Unite aveva offerto uno stato; è stato questo popolo a rifiutarsi di avere un proprio stato, e ad aggredire il neonato Israele per spazzarlo via dalla faccia della terra.


3) L' altro popolo, chiamiamolo arabo-palestinese per capirci, in quanto a quel tempo non esisteva un popolo palestinese con una propria identità, non era innocente come Visentin, riprendendo luoghi comuni, vorrebbe far credere: il Gran Muftì di Gerusalemme, massima autorità religiosa, era stretto alleato ed amico personale di Hitler, e gli stati arabi avevano proposto al regime nazista, mettendogli a disposizione terreno e mezzi, di esportare in quella terra la "soluzione finale del problema ebraico".


4) Israele occupa da 35 anni territori che non avrebbe voluto occupare, e che ha offerto di restituire: nel 1967 Israele fu aggredito dagli stati arabi che intendevano annientarlo e gettarne a mare la popolazione (come avevano già minacciato di fare alle Nazioni Unite vent' anni prima), ma vinse la guerra. Questo non gli fu mai perdonato da quanti, particolarmente negli schieramenti della sinistra ortodossa, amavano gli ebrei a condizione che fossero o morti o deboli. Quella data e quella vittoria militare segnano anche la nascita e la diffusione dell' antisemitismo motivato politicamente, ma innestato profondamente sull' antisemitismo teologico del quale l' Europa era allora ed è ancora impregnata.


5) La Palestina storica, di cui parla a vanvera (perché così gli fa comodo) Visentin, era un territorio "inventato" dai Romani su quanto era rimasto dello stato ebraico da loro sconfitto militarmente; ma essa comprendeva parte del Libano, della Siria, e dell' attuale Egitto. La maggior parte di questi territori è stata ritagliata in stati inventati dalle potenze vincitrici della prima guerra mondiale, Francia e Gran Bretagna, ivi inclusa la Giordania che della Palestina storica si prese la fetta migliore. E tutta quella Palestina storica fino ad allora era stata una provincia dell' Impero ottomano, pertanto non araba e men che meno palestinese.


6) Nel 1978, a seguito del trattato di pace con l'Egitto (siglato dal governo di estrema destra presieduto da Begin, e da un Sadat assassinato dal braccio destro di Osama Bin Laden), Israele restituì l' intera penisola del Sinai conquistata nel 1967; propose all' Egitto di riprendersi anche la striscia di Gaza, che fino al 1967 era stata sotto sovranità egiziana, ma l' Egitto rifiutò.


7) Da decenni gli israeliani non sanno con certezza se i loro figli torneranno da scuola, non sono certi di tornare a casa vivi andando a fare la spesa o andando la mare o andando a ballare in discoteca o festeggiando una cerimonia religiosa in famiglia. Per decenni, gli ebrei europei sono stati bersagli di attentati terroristici palestinesi, spesso siglati da Arafat, e tutti ricorderanno aerei saltati in aria (a Fiumicino, per restare in Italia), di assalti alle sinagoghe durante festività religiose (Roma,Vienna,Parigi...), di assalti a scuolabus (in Belgio).


8) Non ho intenzione di controbattere alle accuse rivolte ad Israele in merito alla durezza delle condizioni di vita dei palestinesi. Sulla politica di questo o di qualunque altro governo d' Israele ognuno è libero di avere le opinioni che ritiene giuste, ed in Israele stesso le opinioni politiche sono estremamente diversificate. Ma non si può seriamente addossare ad Israele la responsabilità di una scelta di violenza, una scelta di rifiuto del compromesso politico, che Arafat ha compiuto un anno e mezzo fa dicendo no alla creazione di uno stato palestinese sul 97% del territorio, con la parte araba di Gerusalemme quale capitale.Da allora Israele ha sigillato le frontiere con i territori amministrati da Arafat per impedire il passaggio dei terroristi, e certamente queste misure di sicurezza hanno impoverito la popolazione palestinese che lavorava in Israele, ed hanno frapposto ostacoli alla libera circolazione delle merci che fino ad allora aveva fatto prosperare l' economia palestinese. Ma la responsabilità di questo impoverimento è di chi ha scelto la violenza al posto della pace, non di chi subisce quella violenza.


9) Non esiste, come Visentin vorrebbe far credere, una politica di rapina delle terre palestinesi da parte di Israele. Da quando Israele ha firmato gli accordi di Oslo non sono nati nuovi insediamenti, anche se è vero che una parte di quelli esistenti si è estesa, e comunque la proposta israeliana di Camp David prevedeva lo smantellamento di gran parte di questi insediamenti e la restituzione di quelle terre allo stato palestinese. Voglio ricordare che anche nel 1978 Israele costrinse la popolazione di una città di 50.000 abitanti sorta nel Sinai ad andarsene, per restituire quelle terre all' Egitto.


10) Mi fermo qui con la dimostrazione di quanto la descrizione storica fatta da Visentin sia infarcita di interpretazioni ideologizzate. Ma non posso passare sotto silenzio il disgustoso tentativo di Visentin di creare nell' immaginazione del lettore l' assioma nazisti massacratori di ebrei = ebrei massacratori di palestinesi, dunque partita pari. Questa spazzatura pseudointellettuale è resa oltremodo vile dall' accostamento esplicito alla giornata della memoria, dunque al ricordo di sei milioni di ebrei vittime della ferocia nazista per il solo fatto di essere ebrei (e, qui do ragione a Visentin, non dimentichiamoci del mezzo milione di zingari, dei poveri malati mentali o handicappati fisici inadatti a perpetuare la pura razza ariana, e degli altri milioni di vittime di regimi totalitari e barbari, da quello sovietico a quello dei militari argentini, ai tanti del cosiddetto terzo mondo).


Non si può restare indifferenti alla tragedia del popolo palestinese, dice Visentin. Ha ragione, diciamo dunque ai palestinesi che essi non riusciranno a cancellare Israele dalla carta geografica come affermano di voler fare (avete visitato il sito Internet ufficiale dell' Autorità Palestinese? Sulla carta del Vicino Oriente Israele non esiste), e dunque dovranno trovare un modo per vivere in pace a fianco di Israele, non al posto di Israele. Diciamo ad Israele che noi tutti, il mondo intero, l' Europa come l' America, non cederà mai su questo punto. Diciamo agli altri stati arabi che essi debbono incoraggiare i palestinesi a proseguire su questa strada, oggi interrotta. Diciamo a chiara voce che la pace si può fare soltanto in due, mai da soli, che la pace comporta sacrifici e compromessi, che non è indispensabile amarsi per fare la pace, ma che solo la pace, e null' altro che la pace nel segno della sicurezza e della giustizia, può generare prosperità e progresso civile, cultura e sentimenti positivi .
Israele, tutto questo, lo sa già.



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