L’antisionismo si diffonde
Commento di Antonio Donno
Giovani arabi inseguono i tifosi israeliani per strada nel corso di un linciaggio premeditato avvenuto dopo la partita del Maccabi Tel Aviv ad Amsterdam, si tratta di un episodio di antisemitismo gravissimo che segna un pericoloso precedente anche in Europa occidentale, dopo il tentato pogrom avvenuto in Dagestan nell'ottobre 2023
“Il foglio” di ieri, 12 novembre, ha pubblicato un’importante intervista di Giulio Meotti allo scrittore algerino Boualem Sansal, il quale afferma: “Gli ebrei d’Europa devono affrontare due forme di antisemitismo, quello degli europei e quello dei musulmani europei. È troppo e insostenibile”. La diffusione a macchia d’olio dell’antisemitismo in Europa dopo il massacro del 7 ottobre 2023 ha rivelato agli antisemiti una realtà che si va accreditando: gli ebrei possono essere attaccati ed eventualmente uccisi in ogni parte del mondo, soprattutto in Europa. La passività odierna dei governi europei di fronte a questa realtà, che richiama quella degli anni ’30, significa per gli antisemiti che la critica generalizzata nei confronti di Israele per ciò che sta avvenendo a Gaza consente di appesantire la critica allo Stato ebraico e perciò di giustificare un antisemitismo sempre più diffuso e acuto. Insomma, la risposta di Israele dopo i fatti del 7 ottobre è per gli antisemiti una dimostrazione della sua vocazione terroristica fin dalla nascita dello Stato ebraico il 14 maggio 1948 a tutt’oggi.
L’attacco israeliano ad Hamas nella Striscia di Gaza e a Hezbollah ai confini con il Libano è considerato dagli antisemiti di ogni risma non una necessaria risposta alla minaccia esistenziale che proviene dai gruppi terroristici sostenuti economicamente e militarmente dall’Iran, ma un esempio del ruolo distruttivo svolto da Israele nei confronti del mondo islamico, di cui lo stesso Iran si sente il rappresentante più avanzato nella lotta contro lo Stato sionista. Nonostante le pessime condizioni economiche nelle quali vive il popolo iraniano, il regime degli ayatollah – che dispone del sostegno economico e militare della Russia e della Cina – intende qualificarsi per l’intero popolo islamico mediorientale come la forza ricreatrice di un Medio Oriente totalmente islamico attraverso la cancellazione di Israele, elemento considerato corruttore dell’unità dell’Islam.
Così, la risposta militare di Gerusalemme verso Hamas e Hezbollah e, ancor più, nei confronti di Teheran, messo in grave difficoltà dalle energiche contro-azioni israeliane, spinge l’opinione pubblica internazionale a ritenere Israele l’elemento squilibratore dell’assetto mediorientale o, addirittura, della pace mondiale. Nella sostanza, Israele è tollerato quando si difende, ma quando, difendendosi, passa all’attacco per neutralizzare le minacce che incombono sulla sua stessa esistenza, allora lo Stato ebraico è messo sotto accusa e l’antisemitismo si trasforma in antisionismo. Israele non sarebbe dovuto nascere e la sua attuale violenza lo starebbe a dimostrare. La conseguenza di tutto ciò è che la condanna delle risposte armate di Israele si carica di un antisionismo che sfocia nell’accusa stessa di esistere dello Stato ebraico; e l’aggressività di un Paese come l’Iran è considerata una giusta causa.
Dunque, l’antisionismo si è diffuso nelle società occidentali come esito di una valutazione negativa della lotta di Israele contro i suoi nemici; l’eccidio del 7 ottobre è ormai un episodio svuotato di ogni significato distruttivo rispetto all’esistenza di Israele, tanto che la risposta armata israeliana contro Hamas a Gaza – al fine di cancellare un gruppo terroristico che minaccia costantemente il popolo di Israele ai suoi confini – si è trasformata in una condanna verso un Paese che, fin dai suoi esordi sulla scena politica internazionale, si è andato qualificando come uno Stato aggressivo e responsabile dell’instabilità del Medio Oriente. L’antisionismo di oggi appare, dunque, la continuazione di ciò che Azzam Pasha, Segretario della Lega Araba, disse nel 1945: “‘Il sionista, il nuovo ebreo, desidera dominare, e pretende di avere una particolare missione civilizzatrice’” (Arthur Koestler, Promise and Fulfilment. Palestine 1917-1949, London, Macmillan, 1949, p. 33). Così, la reazione armata di Israele contro i suoi nemici, sostenuti dall’Iran, starebbe a dimostrare la volontà dello Stato ebraico di dominare. L’antisionismo sarebbe la giusta lotta contro Israele.
Antonio Donno