Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 11/11/2024, la traduzione di Giulio Meotti dell'analisi di Afshin Ellian pubblicata sul Telegraaf, dal titolo: "Vent’anni fa veniva ucciso Theo van Gogh".
“Il 2 novembre 2004 era una giornata fredda” ricorda sul Telegraaf olandese Afshin Ellian. “Mentre andavo al lavoro ho sentito che Theo van Gogh era stato assassinato. Più tardi quella sera ho parlato con Ayaan Hirsi Ali. Era al sicuro, ma completamente devastata. Io stesso sono stato chiamato alcune volte per la mia sicurezza. Da quel momento in poi sono finito nel sistema di sorveglianza. E questo continua ancora oggi. Negli ultimi vent’anni ho sperimentato tutti i tipi di misure e sistemi di sicurezza. Anche la valutazione della minaccia si è evoluta nel tempo: dalla mezzaluna sunnita a quella sciita. All’epoca mi unii ad Ayaan nella lotta contro l’islamismo e per l’integrazione dei nuovi arrivati in un ordinamento giuridico laico. Qualche settimana prima del 2 novembre, ricevetti una telefonata da Gijs van Westerlaken (collega e amico di Theo) per fissare un appuntamento per una lunga intervista. Theo voleva intervistarmi. Dopo un’ampia discussione, decidemmo di svolgere l’intervista a dicembre. Il jihadista di Amsterdam Mohammed Bouyeri è intervenuto nei nostri programmi. Il 2 novembre uccise Theo van Gogh in pieno giorno. Perché hanno dovuto uccidere Theo? Secondo la procura, Bouyeri aveva deciso di commettere un attentato già nell’estate del 2004. Ma non sapeva ancora né dove né come. Dopo l’uscita del cortometraggio ‘Submission’ di Theo e Ayaan sull’oppressione delle donne nell’islam (agosto 2004), Mohammed voleva uccidere Ayaan. Tuttavia, Ayaan era inaccessibile ai jihadisti a causa della sua sicurezza. Ecco perché ha deciso di uccidere Theo van Gogh, il realizzatore del film.
Durante l’udienza penale, Bouyeri si è rivolto alla madre di Theo. Considerava Theo un uomo sincero. Tuttavia, ha affermato che l’islam gli ordina di tagliare la testa dell’ol traggiatore dell’islam e di Maometto. Queste parole spaventarono coloro che la pensavano diversamente. Dopotutto, ci sono ancora molti maomettani che vogliono eseguire il cosiddetto comando di Allah. Bouyeri ha pugnalato il corpo di Theo e lasciato una lettera indirizzata ad Ayaan e in realtà a tutti i critici dell’islam: ‘Tu e i tuoi compagni sapete molto bene che l’attuale gioventù islamica è un diamante grezzo che ha solo bisogno di essere lucidato affinché possa diffondere la luce della verità. Il vostro terrorismo intellettuale non fermerà tutto ciò, al contrario lo accelererà soltanto. L’islam trionferà attraverso il sangue dei martiri’. La previsione si è avverata. Gli attacchi jihadisti contro i dissidenti in Europa e fuori Europa (come in Bangladesh) sono continuati con tutta la loro intensità. Il 2 novembre Theo van Gogh ha pronunciato le sue ultime parole: ‘Misericordia, pietà, possiamo parlarne!’. Povero Theo, è impossibile parlare con i terroristi islamici: né a Gaza né ad Amsterdam. I cacciatori di teste jihadisti sono nemici dell’umanità”.(Traduzione di Giulio Meotti)
Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante
lettere@ilfoglio.it