Riprendiamo da LIBERO di oggi, 10/11/2024, pag. 12, con il titolo "Armi a Kiev: Donald non cede l’Ucraina", il commento di Carlo Nicolato.
Carlo Nicolato
Nonostante alcuni segnali di pax trumpiana dei giorni scorsi la guerra in Ucraina continua. Nella notte tra venerdì e sabato le forze russe hanno attaccato con droni Odessa provocando almeno una vittima e danni ingenti a due grattacieli e ad altri edifici residenziali privati. Il ministero della Difesa russo ha riferito di aver danneggiato con un attacco mirato «gli impianti energetici che supportavano le azioni delle Forze Armate dell’Ucraina, le infrastrutture degli aeroporti militari, nonché concentrazioni di manodopera e attrezzature militari nemiche in 147 regioni», mentre nel Donetsk il comando operativo del Centro millanta di aver sconfitto nel Donetsk in 24 ore cinque brigate ucraine, provocando la perdita all’Ucraina di 460 soldati. Da parte sua Kiev sostiene di aver abbattuto 32 droni russi su 51, non solo a Odessa, ma anche a Mykolaiv, Dnipro, Zaporizhzhia, Donetsk, Sumy, Kharkiv, Poltava, Vinnytsia, Cherkasy e Ternopil.
Dagli Stati Uniti invece arrivano notizie contrastanti. Da una parte, secondo il Wall Street Journal, il Pentagono avrebbe respinto una recente richiesta del Presidente Zelensky di dare priorità alla consegna di missili Atacms all’Ucraina rispetto ad altri acquirenti, mentre dall’altra ha garantito l’invio di più di 500 missili intercettori per Patriote Nasams le cui consegne sono previste nelle prossime settimane. Le forniture dovrebbero coprire le esigenze di difesa aerea dell'Ucraina per quest'anno. La questione degli Atacms per gli Usa rimane spinosa. Secondo le fonti del WSJ il segretario alla Difesa Austin avrebbe detto a Zelensky che rompere accordi di lunga data con altri clienti sarebbe «chiedere troppo», ma in realtà il Pentagono è sempre stato riluttante a inviare tali missili a lunga gittata e di fatto Biden si è sempre rifiutato di consentire alle forze ucraine di usarli per colpire la Russia stessa. Tuttavia il presidente uscente prevede di inviare urgentemente i restanti 6 miliardi di dollari in aiuti all'Ucraina prima dell'insediamento di Trump.
Giovedì era arrivato il permesso dal Pentagono agli appaltatori americani di riparare le attrezzature fornite alle forze armate ucraine sullo stesso territorio ucraino. Ancora ad agosto, l'amministrazione Biden aveva respinto tale iniziativa ritenuta «troppo pericolosa», ma da allora un numero sempre maggiore di sistemi è diventato inutilizzabile a causa della mancanza di personale qualificato in grado di ripararli o sottoporli a manutenzione. «Garantire che questi sistemi d'arma rimangano in grado di svolgere la loro missione è fondamentale per la difesa dell'Ucraina dall'aggressione russa», ha affermato il Pentagono in una nota. Come dimostra anche la visita di ieri a Kiev dell’Alto rappresentante della politica estera Ue, Josep Borrel, l’Occidente non ha alcuna intenzione di abbandonare l’Ucraina al suo destino, tantomeno l’America anche se l’invio di armi e denaro da parte di Biden è stato interpretato come l’ultimo sussulto d’orgoglio prima del ciclone pacificatore Trump. Niente di tutto questo.
Il tycoon non ha nessuna intenzione di permettere a Putin di insediarsi definitivamente nei territori occupati dopo che peraltro gli Usa hanno speso per l’Ucraina ben oltre 100 miliardi di dollari. Lo stesso Trump durante il suo primo mandato aveva stanziato aiuti a Kiev per centinaia di milioni in un pacchetto che era stato al centro della controversa telefonata tra Trump e Zelensky che aveva a sua volta innescato un'indagine formale di impeachment da parte dell’allora presidente della Camera Nancy Pelosi. Di questo pacchetto peraltro non fecevano parte i 150 missili Javelin venduti poi separatamente da Trump a Kiev che sono risultati così preziosi per fermare l’avanzata dei russi verso Kiev.
Nelle sue promesse di pacificazione Trump è stato chiarissimo: se Putin non accondiscendirà a un accordo che sia vantaggioso per entrambe le parti darà a Kiev molto di più di quanto non abbia ottenuto finora. Un realismo che verosimilmente Trump chiederà anche alla controparte, cioè Zelensky. A questo proposito il suo consigliere Bryan Lanza ha detto ieri alla BBC che «se il presidente Zelensky verrà al tavolo dicendo, possiamo solo avere la pace riavendo la Crimea, dimostrerà di non essere serio». «La Crimea è persa» ha aggiunto Lanza.
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