Riprendiamo dal BET Magazine, nel numero di novembre, a pagina 26, la recensione di Nathan Greppi al libro di Fiamma Nirenstein dal titolo "Antisemitismo e antioccidentalismo, secondo Fiamma Nirenstein".
Nathan Greppi
Se prima del 7 ottobre 2023 la maggior parte dei critici d’Israele negava di sostenere il terrorismo jihadista, dopo quella data la maschera è definitivamente caduta; basti pensare che per la manifestazione filopalestinese organizzata a Roma per il 5 ottobre 2024, il movimento dei Giovani Palestinesi in Italia ha fin da subito dichiarato testualmente di voler celebrare il 7 ottobre come la “data di una rivoluzione”.
In occasione del primo anniversario di quel tragico giorno, la giornalista ed ex-deputata italo-israeliana Fiamma Nirenstein ha provato ad interrogarsi e a fornire possibili risposte su come e perché siamo arrivati a questa situazione, con la pubblicazione del saggio La guerra antisemita contro l’Occidente.
Scritto con il supporto della giornalista Nicoletta Tiliacos e introdotto da una prefazione di Dan Diker, direttore del Jerusalem Center for Public Affairs, il libro racconta alcuni dei peggiori episodi d’odio avvenuti in Italia e nel mondo che hanno riguardato non solo gli israeliani, ma anche gli ebrei in quanto tali; basti pensare alle minacce e intimidazioni nei confronti degli studenti ebrei nei campus americani, o all’episodio dell’adolescente ebrea che a Parigi è stata violentata da un gruppo di suoi coetanei.
Non mancano inoltre i collegamenti tra passato e attualità in una prospettiva storica, per inserire i recenti avvenimenti in una cornice più ampia; ad esempio, l’autrice ricorda come fu l’Unione Sovietica, al termine della Guerra dei Sei Giorni nel 1967, a diramare ai movimenti comunisti e terzomondisti di tutto il mondo il messaggio secondo cui Israele doveva essere dipinto come un paese colonialista e razzista, al fine di demonizzarlo e delegittimarne l’esistenza stessa. Un luogo comune che, a decenni di distanza dallo scioglimento dell’URSS, continua a prosperare ancora oggi, veicolato negli ambienti dell’estrema sinistra antioccidentale e in particolare nel mondo accademico.
In conclusione, il libro della Nirenstein è un forte grido di rabbia verso un Occidente che sembra non riuscire più a distinguere tra aggrediti e aggressori, tra il bene e il male. Ma è anche un grido di allarme, per mettere in guardia il lettore dai rischi che corre l’Occidente se insisterà nel prendere una china pericolosa.
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