Trump e Israele 09/11/2024
Commento di David Elber
Autore: David Elber

Trump e Israele
Commento di David Elber

Poster di congratulazioni per la vittoria di Donald Trump. In Israele, la maggioranza assoluta dei cittadini sperava nel ritorno del presidente americano che spostò l'ambasciata a Gerusalemme e promosse gli Accordi di Abramo.

Ora che è diventata certa l’elezione di Donald Trump come 47smo presidente degli Stati Uniti, si possono ipotizzare come saranno le relazioni tra i due alleati. Senza ombra di dubbio la vittoria del repubblicano Trump è una buona notizia per Israele. Ma l’aspetto decisivo sarà la composizione del suo staff, soprattutto nelle posizioni chiave relative alla politica estera e di sicurezza. Prima di cercare di individuare queste figure, proviamo a vedere cosa ha fatto Trump, per Israele, durante la sua prima presidenza tra il 2017 e il 2021.

Questo è un breve elenco delle principali cose fatte da Trump in favore di Israele:

1 - Trump ha spostato l'ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme, adempiendo alla legge su Gerusalemme capitale di Israele, approvata dal Congresso nel 1995 ma ritardata da tutti i presidenti fino a Trump.

2 - Trump ha riconosciuto la sovranità israeliana sulle Alture del Golan, che Israele aveva di fatto annesso nel 1981.

3 - Ha appoggiato la “Dottrina Pompeo”, dal nome del Segretario di Stato Mike Pompeo, che afferma che Israele non è una forza occupante in Giudea e Samaria, e che i così detti “insediamenti” sono legali.

4 - L'amministrazione Trump si è ritirata dal Joint Comprehensive Plan of Action, o accordo nucleare iraniano fortemente voluto dall’amministrazione di Barak Obama (e perseguita da della Biden/Harris).

5 - Trump ha tolto i finanziamenti all'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati dalla Palestina nel Vicino Oriente (UNRWA). La scorsa settimana, il parlamento israeliano ha approvato due proposte di legge che di fatto hanno bandito l'UNRWA in Israele.

6 - Gli Stati Uniti si sono ritirati dall'UNESCO, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, dopo che questa ha rilasciato dichiarazioni che negano il legame storico degli ebrei con il Monte del Tempio.

7 - Trump ha firmato il Taylor Force Act, che blocca l'assistenza economica americana all'Autorità Palestinese fino a quando quest'ultima non smetterà di pagare, attraverso il suo “fondo per i martiri”, gli individui che commettono atti di terrorismo e le famiglie di coloro che sono morti in tali atti.

 

8 – L’amministrazione Trump ha chiuso la sede dell’OLP a Washington.

9 – Trump ha firmato un Ordine esecutivo sulla lotta all'antisemitismo, rafforzando l'impegno della sua amministrazione ad affrontare l'antisemitismo.

Ovviamente non ci sono garanzie che il neo eletto presidente ripeta in questi termini il suo secondo e ultimo mandato presidenziale. Però ci sono delle solide speranze che possa garantire un grande sostegno ad Israele soprattutto quando la guerra cesserà. Una chiave interpretativa sarà senza dubbio la composizione del suo staff come è successo durante il suo primo mandato. Questo perché Trump non ha capacità personali molto elevate sia a livello politico (men che meno in politica internazionale) che militare o di intelligence. Essendo un presidente deficitario dal punto di vista intellettuale e politico, diventa ancora più importante l’organigramma della sua struttura di comando, perché saranno queste persone ad influenzarlo e ad indirizzarlo su tutte le questioni di politica internazionale e di sicurezza. Se prendiamo ad esempio la sua prima presidenza, nei primi due anni con Tillerson a capo del dipartimento di Stato e con il generale Mattis alla difesa la politica americana, nei confronti di Israele, era completamente allineata a tutte le amministrazioni USA che la avevano preceduta. La svolta ci fu – e furono realizzati tutti i 9 punti sopra elencati – negli ultimi due anni di amministrazione quando a capo del dipartimento di Stato fu nominato Mike Pompeo, alla difesa Mark Esper e tantissime altre figure meno note ma molto importanti furono avvicendate nei ministeri della difesa, degli esteri e della sicurezza. Non è esagerato dire che quella di Trump fu una doppia amministrazione di due anni ciascuna. La prima con Trump molto inesperto e umorale, la seconda con Trump guidato da persone altamente capaci ed esperte. Un’altra figura di grande importanza per le relazioni tra l’amministrazione Trump e Israele fu l’ambasciatore americano David Friedman (amico personale di Trump) che fu il vero artefice dello spostamento dell’ambasciata USA da Tel Aviv a Gerusalemme..

Ora per poter auspicare in una salda e fruttuosa intesa tra Israele e gli USA bisogna sperare nella nomina di persone di grande valore ed esperienza internazionale pro-Israele. Tra i nomi che circolano ci sono quelli di Pompeo (alla difesa), del senatore Cotton, di Marco Rubio. Quasi certa nella posizione di capo del personale e stratega è indicata Susie Wiles. Mia personale speranza è la nomina, a qualche importante ruolo (segretaria di Stato), di Nikki Haley. Molto probabilmente anche David Friedman avrà un incarico di primaria importanza. Altri nomi di primaria importanza sono quelli di Mark Green, di John Ratcliffe (ex direttore dell’intelligence nazionale) e del senatore Mike Lee.

Se Trump si circonderà di persone di valore ed esperienza la sua amministrazione sarà di rottura completa rispetto a quelle Obama e Biden e tutto il Medio Oriente ne gioverà in maniera decisiva. Non è un caso che non appena si è avuta la conferma dell’elezione di Trump, il Riyal iraniano è precipitato al minimo storico nei confronti del dollaro.  


David Elber