La vittoria del nuovo “common man” americano
Commento di Antonio Donno
La grande affluenza degli americani alle recenti elezioni presidenziali va letta in stretta relazione al movimento sociale che si è venuto a creare negli Stati Uniti negli ultimi anni, gli anni della presidenza Biden, e che è andato massicciamente a votare in queste elezioni. Trump ha acquisito una grande maggioranza di rappresentanti, ma la cosa forse più significativa è che egli ha conquistato una larga maggioranza del voto popolare. Questo secondo aspetto, che in genere non viene tenuto in grande considerazione perché è il numero dei rappresentanti che determina la vittoria di un candidato, proprio in questa elezione acquista una rilevanza sociale molto significativa. Il “common man” americano ha dato l’assalto in prima persona a queste elezioni, ma non si tratta del “common man” tipico della tradizione americana, che ha le sue radici nel movimento rivoluzionario della fine del Settecento che ha dato vita alla nazione americana, ma di un nuovo “common man” che caratterizza la multiforme società americana di questo secolo e che finora, in occasione delle elezioni presidenziali, ha disperso il suo voto in ragione delle convenienze settoriali.
Il successo di Trump è consistito nella sua capacità di creare una unità compatta di “common men”, anche giovane, costituita da un proletariato che condivide uguali condizioni economiche e identiche posizioni sociali nel sistema americano. Questo proletariato ha origini etniche diverse – ragione per la quale nelle elezioni presidenziali americane ha sempre votato secondo il sentire comune dei singoli gruppi etnici –, ma in questa occasione ha trovato un’unità di posizioni politiche che hanno la loro ragione in un’eguale condizione economica, nella stessa marginalità nel sistema socio-economico americano, nella medesima distanza dalla classe media americana, una distanza che va aumentando.
E così, come una buona parte dei commentatori ha rivelato, una fetta consistente di afroamericani – che nel passato avevano votato compattamente per il candidato democratico – questa volta ha votato per Trump, benché Harris condividesse il colore della pelle. Un altro dato di estrema importanza per il quale una parte consistente dei latinos ha preferito Trump alla Harris. Questo dato va spiegato con il fatto che Trump si è impegnato a contrastare l’immigrazione illegale proveniente, appunto, dai Paesi del Centro-America. Tale immigrazione illegale era condannata dai latinos presenti negli Stati Uniti legalmente e con un posto di lavoro, che temono possa essere usurpato, con costi più passi per i datori di lavoro, dagli immigrati illegali. Un problema, questo, che si ripete da molti decenni soprattutto negli Stati del Sud-Ovest e in parte nel Mid-West. Lo stesso si deve dire per i portoricani che tendono a lasciare l’isola per trasferirsi in Florida e poi nel resto degli Stati Uniti.
Tutta queste persone che, come si è detto, nel passato votavano in modo disperso, oggi hanno fatto blocco intorno alla candidatura di Trump, dando vita a un nuovo “common man” americano che supera le vecchie divisioni etniche e che si denota per la vita semplice ai gradini più bassi della società, per il lavoro faticoso per garantire una vita decorosa alla propria famiglia, che risparmia quanto può per assicurare ai figli un futuro migliore, anche grazie all’istruzione: una grande classe popolare che si distingue per il proprio approccio alla vita in modo semplice, ordinario, ma che in una società aperta ha tutto il diritto di aspirare ad una vita migliore. Perciò, il risultato di queste elezioni presidenziali ha un significato diverso rispetto agli esiti delle precedenti perché ha un valore unificante che da molte elezioni non si vedeva. Il che non vuol dire che l’individualismo – principio centrale nel pensiero dei Padri Fondatori americani, sempre presente nella vita pubblica americana – sia tramontato; al contrario, la vittoria di Trump è dovuta all’emersione di una comunità di individui – di individui – che nelle aspirazioni del “common man” vedono il loro futuro.
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