Il flop di Hollywood
Commento di Daniela Mastromattei
Testata: Libero
Data: 07/11/2024
Pagina: 4
Autore: Daniela Mastromattei
Titolo: Da Taylor Swift a Jennifer Lopez, la Caporetto dei Vip

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 07/11/2024, pag. 4, con il titolo "Da Taylor Swift a Jennifer Lopez, la Caporetto dei Vip", la cronaca di Daniela Mastromattei

Jennifer Lopez con Kamala Harris in campagna elettorale. Tutti i Vip della musica e di Hollywood erano mobilitati per sostenere la candidata democratica, compresa Taylor Swift, la popstar più di successo negli Usa e nel mondo. E non è servito assolutamente a nulla. Anzi, tutte quelle star milionarie hanno solo alienato l'elettorato più povero che ha identificato i Dem come il partito dell'élite.

Pochi minuti dopo la fine del primo e unico dibattito tra Donald Trump e Kamala Harris, Taylor Swift ha annunciato il sostegno per la candidata democratica ai suoi 284 milioni di follower su Instagram, firmandosi «gattara senza figli». Un acuto riferimento alla frase usata da J.D. Vance contro le donne dem durante la campagna elettorale per il seggio al Senato degli Stati Uniti in Ohio nel 2021. La più famosa cantante statunitense, sopra a Elvis e seconda solo ai Beatles, ha guidato una parata di vip- da Bruce Springsteen a Harrison Ford, da Jennifer Aniston a Robert De Niro - che ha calorosamente appoggiato Harris. Eppure le celebrity americane di sinistra non avrebbero spostato un voto. Probabilmente la gente ama ascoltare le loro canzoni e guardare i loro film, ma non è più disposta a farsi dire come stare al mondo o a farsi fare la morale da chi galleggia nelle contraddizioni. Da chi dall’alto della propria ricchezza predica il green e poi va a fare la spesa con l’aereo personale o parla della pace nel mondo ignorando le basi della gepolitica. Ecco perché non hanno sortito nessun effetto le parole di Uma Thurman («Portiamo una donna alla Casa Bianca») odi George Clooney che ha dichiarato che Harris meritava il pieno appoggio in quanto «politico e figura di importanza storica», mentre il regista attivista Spike Lee affermava: «Ancora una volta una sorella è arrivata a salvarci».
A nulla è servito nemmeno l’impegno di Jennifer Lopez, in abito aderente color nocciola, a Las Vegas, per difendere i latinos e i portoricani in risposta al comico pro-Trump che aveva definito i portoricani «spazzatura». Sul palco: «Io sono americana e figlia orgogliosa di portoricani, sono nata qui, mi piacciono i finali hollywoodiani, quando vince il bravo ragazzo e in questa caso la brava ragazza e perciò voterò Harris che sta dalla parte dei buoni, fiduciosa nel futuro». Né l’appello di Madonna che aveva pubblicato una foto per dire ai suoi quasi 20 milioni di follower su Instagram che, sebbene «Parigi sia divertente e difficile da lasciare», lei doveva volare a casa per votare Kamala. La campagna di Harris è stato, come ha detto la Cnn, «il più grande momento politico di Hollywood dai tempi di Obama», visto il coinvolgimento diretto di moltissime star e la presenza dei compagni canterini agli show elettorali: dalla North Carolina, dove si sono esibiti gli Sugarland, duo di musica country composto da Jennifer Nettles e Kristian Bush (qui è arrivato pure il video pro-Kamala di Scarlett Johansson) al comizio di chiusura con Lady Gaga, Bon Jovi, Ricky Martin e Dj Cassidy a Pittsburgh in Pennsylvania, dove Kate Perry spiegava come la sua bambina Daisy fosse la ragione per la quale lei e Orlando Bloom avrebbero votato per l’aspirante dem alla Casa Bianca. Persino Arnold Schwarzenegger, ex esponente del partito repubblicano, aveva dato il suo appoggio.
La vittoria di Trump dimostra che esiste evidentemente un rapporto disfunzionale tra i vip e la vita della gente comune (la maggioranza), quella senza palchi e luci, quella che sta dall’altra parte dello schermo e oltre le transenne di un concerto.

 

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