2002-03-10 PLAUSO A... Paolo Mieli
Plauso alla risposta di Paolo Mieli alla lettera riportata
Testata: Corriere della Sera
Data: 10/03/2002
Pagina: 1
Autore: Paolo Mieli
Titolo: La solidarietà ai palestinesi e il pregiudizio antiebraico
Plauso alla risposta di Paolo Mieli alla lettera riportata qui sotto.

La solidarietà ai palestinesi e il pregiudizio antiebraico

Sul «Corriere della Sera» di domenica scorsa, Loreto Di Nucci ha recensito il recente libro di Fiamma Nirenstein «L’abbandono». Nel corso della recensione, Di Nucci si lascia andare a considerazioni personali e offensive sulla manifestazione del 9 marzo in solidarietà con il popolo palestinese... si ricorre al solito ritornello sull’antisemitismo ogni qualvolta che c’è un’iniziativa sulla Palestina che mette sotto accusa la politica del governo israeliano. L’uso sistematico di questo refrain produce l’effetto contrario di quello desiderato. Infatti quello dell’allarme antisemita lanciato a sproposito, lo indebolisce e ridicolizza rendendolo sempre meno efficace per i momenti in cui sarà invece urgente lanciarlo a proposito. Di questo vorremmo che i commentatori filoisraeliani si rendessero ben conto. Gli appelli allarmistici sull’antisemitismo, strumentali alla difesa della politica del governo israeliano, ne indeboliscono le radici e il contenuto. Sabato 9 marzo quella manifestazione chiedeva sostanzialmente l’applicazione delle risoluzioni dell’Onu sulla Palestina... La manifestazione è sorta dal basso attraverso una sorta di autoconvocazione che si è riconosciuta su questa piattaforma ed è stata animata da quel popolo della sinistra che non ha complessi di colpa, rompendo su questo anche con i suoi «quartier generali»... Le reazioni scontate e un po’ isteriche su quella manifestazione non aiutano nessuno. Servono di più manifestazioni anche unilaterali sul piano dei contenuti politici ma chiare, talmente chiare che ad esse hanno partecipato anche cittadini israeliani e cittadini ebrei... senza alcun problema.

Sergio Cararo, Germano Monti - Forum Palestina - Roma ,


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Cari signori Cararo e Monti, dopo essermi scusato con voi per i tagli alla vostra lettera eccessivamente lunga (nonché gratuitamente aggressiva nei confronti di Loreto Di Nucci), vengo al dunque. C’è una parte della sinistra che diffida di quel genere di manifestazioni per la Palestina come quella da voi indetta il 9 marzo scorso. E non si tratta né di «commentatori filoisraeliani», né di isterici difensori della politica di Ariel Sharon. Bensì di persone le quali - pur critiche, più che critiche, nei confronti di quella politica - ritengono che le equiparazioni tra Israele e la Germania nazista (di cui ha parlato Di Nucci per averle individuate come uno dei segni distintivi del vostro corteo) sono oltremodo pericolose. Perché aiutano la diffusione del virus antisemita.
Pensate che io scriva queste cose per difendere un collaboratore del «Corriere»? E allora parliamo di qualcun altro. Con un gesto di coraggio, Enrico Deaglio ha deciso di «aprire» l’ultimo numero del suo settimanale, «Diario», con un articolo di Marina Morpurgo che affronta di petto la questione e spiega perché lei a quelle manifestazioni non ci va più.
Deaglio e la Morpurgo sono due persone politicamente impegnate che, penso, sul conflitto tra israeliani e palestinesi hanno idee in linea di massima non dissimili dalle vostre.
Eppure Marina Morpurgo dice che in un corteo in cui si da fuoco alla bandiera con la stella di Davide e si grida «Palestina/ vogliamo tutto/ lo Stato di Israele/ deve essere distrutto» lei - e tanti come lei - rifiuta di andarci.
Guardate, non è da oggi che in quell’inimicizia nei confronti di Israele si nasconde il pregiudizio antiebraico. La Morpurgo ricorda quando, ai tempi del sequestro dell’Achille Lauro, all’«Unità», «una giornalista, sicuramente democratica, sicuramente di sinistra, commentò così la morte di Leon Klinghoffer: «Bè, un ebreo di meno sulla faccia della terra». Adesso lei vi chiede soltanto il «beneficio del dubbio», «di non vedere il Medio Oriente in bianco e nero, con eroi e criminali», «di scandalizzarvi con noi se in una conferenza dell’Onu i delegati ricevono in omaggio i Protocolli dei Savi di Sion», «di capire che di bugie se ne sono dette tante e non da una parte sola». Vi sembra troppo? A me, no. Anzi.


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