Plauso a Guido Olimpio
Intervista ad Avi Panzer
Testata: Corriere della Sera
Data: 00/00/0000
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Autore: Guido Olimpio
Titolo: «Basta con il terrore o perderanno tutto»
«Basta con il terrore o perderanno tutto»

intervista di Guido Olimpio

Il portavoce Avi Pazner: «Il piano saudita? Ogni giorno cambia, non può essere la base per i negoziati»

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME - L’ambasciatore Avi Pazner è uno dei consiglieri di Ariel Sharon. Ha risposto alle nostre domande qualche ora prima del nuovo attentato che ha insanguinato Netanya.
La tregua non arriva, ci si aspetta il peggio ...
«Il mediatore americano Anthony Zinni ha fatto delle proposte di compromesso, Israele ha detto sì chiedendo solo dei chiarimenti. I palestinesi, invece, hanno risposto con un rifiuto. Loro non vogliono la tregua. E’ scontato che prevalga il pessimismo».
Qualcuno sostiene che Israele prepara una grande offensiva militare nei Territori...
«Se non si arriva a un cessate il fuoco, dobbiamo attenderci un’ondata di attentati più gravi. In caso di un’escalation risponderemo in modo adeguato».
Ma i palestinesi si credono vicini alla vittoria...
«Se credono di poter vincere con il terrore avranno un brutto risveglio. Verrà il giorno che la nostra reazione sarà così dura che perderanno tutto».
Il vertice di Beirut sembra partito male.
«Non ha l’importanza che si credeva. Oltre la metà dei leader arabi non si è presa il disturbo di andarci e, soprattutto, non ci sono i presidenti moderati».
Come spiega le assenze di Mubarak e Abdallah?
«Esistono due ragioni di fondo. La prima è che temevano il prevalere di una linea più estremista dettata dalla Siria. La seconda è legata alla loro incolumità. Nelle ultime ore sono state raccolte informazioni su possibili attentati contro il summit, forse organizzati dagli Hezbollah, ma affidati ad altri».
È vero che sono stati i Servizi di sicurezza israeliani a lanciare l’allarme?
«Non posso rispondere a questa domanda».
E il vostro veto sul viaggio di Arafat?
«La verità è che lui non aveva alcuna intenzione di recarsi al summit. Inoltre non si sente troppo sicuro in Libano. C’è dell’ironia in tutto questo: Arafat è più tranquillo a Ramallah che a Beirut».
Perché Sharon non ha mai espresso una posizione chiara sul piano di pace saudita?
«Sul tavolo non c’è niente di preciso, ogni giorno viene fuori una formula nuova del progetto. Dobbiamo aspettare le conclusioni del vertice e solo allora saremo in grado di capire se la proposta può essere la base per un negoziato».
Cosa è che non vi convince?
«L’ultima versione è molto diversa da quella illustrata dal principe ereditario saudita Abdallah al giornalista americano Thomas Friedman. La parola "normalizzazione" è diventata relazioni normali».



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