Riprendiamo da SHALOM online la cronaca di Luca Spizzichino dal titolo "I piloti raccontano l’operazione 'Giorni di pentimento': 'Ci siamo resi conto che stavamo facendo la storia'".
Luca Spizzichino
Nella notte del 26 ottobre, l’aviazione israeliana ha bombardato diversi obiettivi militari in Iran come rappresaglia per gli attacchi missilistici subiti tre settimane prima. Con oltre un centinaio di aerei, tra cui F-16 e F-35, le forze israeliane hanno condotto tre ondate di bombardamenti su infrastrutture strategiche iraniane. I Maggiori N. e S., rispettivamente un navigatore di combattimento e un pilota di caccia, hanno raccontato a Ynet le loro esperienze e le emozioni vissute durante questa storica operazione.
“Una volta in volo, ci siamo resi conto che stavamo facendo la storia, qualcosa che non era mai stato fatto prima,” ha dichiarato il Maggiore N. “Dopo l’atterraggio, ho avuto bisogno di un momento per comprendere l’impatto di ciò che avevo fatto. Gaza è vicina, il Libano è a una certa distanza, ma l’Iran è lontano, e non siamo abituati a essere lì”.
Padre di cinque figli, il Maggiore N. non ha condiviso i dettagli della missione con la sua famiglia, ma sua moglie e i suoi bambini comprendono il tipo di operazioni che svolge per l’aeronautica. “La mia famiglia sa già abbastanza. I bambini sono felici e orgogliosi,” ha aggiunto.
Per anni, l’aeronautica israeliana si è preparata per operazioni nel fronte orientale. Alla base di Ramon, il personale del 119° squadrone ha trascorso giorni a prepararsi a scenari di guerra, studiando il terreno e il comportamento dei caccia in situazioni di emergenza. Il Maggiore Anael, addetta alla torre di controllo della base, ha raccontato come il personale abbia lavorato per mantenere unita la squadra, anche per via della presenza di amici e colleghi rapiti durante il conflitto. “Se un anno fa mi avessero detto che sarei stato qui oggi, non ci avrei creduto. Alcuni scenari che avevamo previsto sono stati superati dalla realtà,” ha rivelato il Maggiore R., capo della divisione munizioni, spiegando come la fine di una missione sia immediatamente seguita dalla preparazione per la successiva.
Il Maggiore S., pilota di caccia di origine straniera e lone soldier in Israele, ha confermato che l’operazione si è svolta come da piano. La missione ha richiesto un’attenzione estrema ai dettagli, e nei giorni precedenti l’attacco, l’equipaggio ha studiato vari scenari, elaborando risposte e strategie. “In volo, la concentrazione è totale. C’è un’enorme quantità di dati da gestire, e sapere di fare parte di un evento storico è un grande privilegio”. Il Maggiore S. ha descritto la missione come un’esperienza unica, ma piena di pericoli. “Siamo stati addestrati per raggiungere paesi lontani e superare numerose minacce; ed è per questo che siamo stati assegnati a questa missione. Non è solo l’obiettivo specifico che conta, ma il fatto stesso di esserci arrivati, dimostrando le nostre capacità”.
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