Riprendiamo da LIBERO di oggi, 01/11/2024, a pag. 1 con il titolo "Che fine ha fatto il piano Zelensky per la vittoria?" l'editoriale di Mario Sechi.
Mario Sechi
A quattro giorni dal voto americano, coni sondaggi che danno un testa a testa (forse), la domanda che circola in Europa è sull’Ucraina: che cosa sta succedendo e che fine farà la guerra? La dura realtà è che le linee difensive di Kiev stanno cedendo alla pressione della Russia che nel mese di ottobre ha conquistato terreno come non accadeva dall’estate del 2022; nel principale teatro, il Donbass, Mosca ha guadagnato 160 miglia quadrate, mentre l’offensiva ucraina nell’area di Kursk è nella nebbia. Il piano di Zelensky «per la vittoria» è evaporato, per questa ragione gli alleati non lo hanno appoggiato, non funziona. Zelensky ha viaggiato in Europa e negli Stati Uniti, ma non ha ottenuto né il via libera per l’uso di missili a lungo raggio nel territorio russo, né un consenso - mentre si combatte - per l’ingresso nella Nato.
«Un fallimento» secondo il New York Times, con una stretta via d’uscita: dire agli ucraini che ci ha provato, ma che è giunta l’ora di aprire un negoziato con Vladimir Putin, ammesso che l’uomo del Cremlino lo voglia. Kiev dice di non voler cedere territorio, Mosca perde oltre mille soldati al giorno, ma la tradizione militare russa di fronte a questi numeri è insensibile e dove non vanno a morire i russi, spediscono i soldati che arrivano da terre lontane, compresi i nordcoreani inviati da Kim Jong Un.
Si dice che il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca cambierebbe la politica estera e il corso della guerra in Ucraina (e in Medio Oriente). Si parla di Trump come di un oggetto misterioso, ma non siamo in una terra incognita, abbiamo già visto The Donald al potere dal 2016 al 2020: il 45° Presidente nell’uso della forza si è mostrato cauto, riluttante a impiegare la potenza di fuoco del Pentagono, critico verso l’insufficiente impegno degli alleati europei nella Nato, pronto a tessere nuove relazioni e avviare una svolta in Medio Oriente con gli Accordi di Abramo. Trump non è un presidente di guerra, non la vuole, ma in caso di vittoria, il 5 novembre ne erediterà due che vorrebbe spegnere. E se vince Kamala Harris?
Sarebbe un quarto mandato di Barack Obama, un premio Nobel per la Pace che non ha mai saputo evitare la guerra.
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