Così la stampa di sinistra cerca di minimizzare il KO
Commento di Tommaso Montesano
Testata: Libero
Data: 30/10/2024
Pagina: 2/3
Autore: Tommaso Montesano
Titolo: Così la stampa progressista cerca di minimizzare il KO

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 30/10/2024, a pag. 2/3, con il titolo "Così la stampa progressista cerca di minimizzare il KO", l'analisi di Tommaso Montesano.


Tommaso Montesano

Non ammettere mai la sconfitta. Visto che il margine di vantaggio del centrodestra in Liguria era limitato, La Repubblica commenta che Bucci ha vinto "per un pugno di voti". La Stampa e il Corriere fanno commenti analoghi. Non usano lo stesso criterio quando, a vincere per un pugno di voti, è il centrosinistra.

Se a vincere di un soffio è il centrosinistra, è la giusta punizione per il «governo Meloni». Se, viceversa, dopo aver controllato l’ultima scheda il conteggio premia il centrodestra, allora si tratta di una vittoria dimezzata, «per un pugno di voti», dovuta alla «tifoseria» più che agli elettori come scrive Marcello Sorgi sulla Stampa.
Dopo aver osservato che democrazia è vincere anche per un solo voto, è opportuno evidenziare il doppiopesismo dei commentatori in presenza di uno spoglio serrato. Ricordate le elezioni regionali in Sardegna, quelle per il quali il “campo largo” festeggiò l’avvio della liberazione dalle “destre”?
Ebbene, Alessandra Todde del M5S ebbe la meglio su Paolo Truzzu per 2.615 voti. Titolo di Repubblica: «La Sardegna punisce Meloni». Nessun allarme astensione, nessun focus sul «calo dell’elettorato» su cui entrambi gli schieramenti «dovrebbero riflettere» e che «ridimensiona e accomuna vittorie e sconfitte», come osserva Massimo Franco del Corriere della sera nella sua analisi post voto ligure. Già: ora la vittoria di Marco Bucci è «per un’incollatura», «in volata». O, come titola Repubblica in prima pagina, «per un pugno di voti». Orrore. Eppure Bucci ha prevalso con oltre 7mila voti di differenza, quasi il triplo rispetto allo scarto tra Todde e Truzzu.
All’epoca Repubblica diede fiato alle trombe enfatizzando la dichiarazione di Elly Schlein: «Cambia il vento l’alternativa c’è». Oggi è tutto uno smussare, un minimizzare un risultato figlio di «un regalo alla destra» da parte degli avversari. Un po’ come quegli allenatori che davanti alle telecamere, a partita conclusa, si producono nella più goffa delle autodifese dopo una sconfitta: «I gol celi siamo fatti da soli». Come se fosse meno grave uscire sconfitti per colpe proprie.
La parola d’ordine è: derubricare. «Il lungo testa a testa poi la vittoria di Bucci. Il Pd primo partito», è uno dei titoli del Corriere, ad esempio. Poi, in modo discutibile, sta bene gettare ombre sull’affermazione del centrodestra. Ancora Sorgi: «In sintesi, la vittoria di Bucci è stata determinata, oltre che dal successo personale del sindaco ormai governatore (...) dall’affermazione “bulgara” delle liste di centrodestra nell’Imperia di Scajola: ex ministro, entrato nella storia più mediocre dell’epoca berlusconiana (...) Con i voti “scajoliani” è stata compensata l’avanzata di Orlando a Genova e Savona, e si è chiusa la partita».
L’uomo nero è lui, l’ex ministro Claudio, sindaco di Imperia dal 27 giugno 2018, al suo quarto mandato non consecutivo alla guida del capoluogo di una delle quattro province liguri. Ebbene, se le province votano per il candidato del centrosinistra (come Genova e La Spezia), non c’è problema. Se, invece, la preferenza va al centrodestra (come emerso dai dati di Imperia e Savona), ecco che diventa lecito calcare la mano sui voti arrivati «dal regno di Scajola», come fa anche Repubblica.

 

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