Riprendiamo il commento di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "L'Onu dello smargiasso imbroglione vuole servirci su un piatto alle iene".
Giulio Meotti
“Quella cosa che chiamiamo Onu”. Il 10 settembre 1960, il generale de Gaulle pronunciò questa formula entrata nei libri di storia. Il generale rifiutò, all’epoca, di finanziare la spedizione dei Caschi Blu nel Congo. E soprattutto, non sopportava di vedere le Nazioni Unite e il suo allora segretario generale, Dag Hammarskjöld, interferire nella questione algerina. “Il signor H”, come lo chiamavano per evitare la difficile pronuncia del suo cognome svedese, schierò poi l’Onu a fianco di Nasser durante la crisi di Suez.
Si osserva ora uno sconvolgimento globale con l’arrivo in Russia del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, al vertice dei “Brics” presieduto da Vladimir Putin, una provocazione lanciata contro le democrazie del mondo libero a due anni e mezzo dall’inizio della guerra ucraina. Mosca ha saputo riunire a Kazan le potenze “Sud globale”, che rappresenta il 46 per cento della popolazione mondiale e il 36 per cento del Pil mondiale. Cina, India, Iran, Brasile, Sud Africa, Turchia e Autorità Palestinese sono nella foto di famiglia, tra i 24 paesi che compongono questo club.
La sfida al vecchio ordine mondiale da parte di paesi corrotti, falliti e dispotici non è ovviamente una buona notizia per il futuro delle democrazie occidentali. Ma l’Occidente infatuato del proprio declino si è reso colpevole di questo pasticcio guardandosi l’ombelico. E ora questo “Sud del mondo” è determinato a regolare i conti con noi. Sotto Guterres, la Cina ha acquisito un peso enorme alle Nazioni Unite (Pechino è anche fresca di un nuovo sciagurato accordo con il Vaticano). E poi Erdogan, che dice ai musulmani europei: “Fate cinque figli, l’Europa sarà vostra”.
“Vostra”. Chiaro?
“Il futuro conflitto globale sarà fra Occidente e Brics”, spiega Niall Ferguson, lo storico di Stanford.
“Sono quattro più uno: l'Imperatore, il Gangster, il Clown e il Turbante, il quinto è il Duplice” scrive oggi Pascal Bruckner su Le Figaro. “Avremo riconosciuto Xi Jinping, Vladimir Putin, Kim Jong-un, l’Ayatollah Khamenei così come Recep Tayyip Erdogan. L’unica cosa che tutti questi leader hanno in comune è l’odio per l’Occidente. A loro piace presentarsi come i difensori del ‘Sud globale’, il nuovo nome del Terzo Mondo del passato, attraverso una grande distorsione storica: fare del colonialismo la maledizione dell’umanità più del fascismo o dello stalinismo. E non c’è calamità peggiore nella storia dell’indecisione. Significherebbe che il mondo occidentale è debole e può cadere come un frutto maturo. E l’Europa sarebbe minacciata alle sue fondamenta, diventerebbe un sanatorio di lusso, pronto a lasciarsi smembrare pezzo per pezzo da tutti i predatori”.
La paura fa novanta. Basta pensare alla recente disavventura di Marine Tondelier, leader dei Verdi francese. Dopo aver scritto di aver trovato “scioccante” che una manifestazione a favore della pace in Medio Oriente si sia conclusa con sfuriate piene di odio scandite dagli “Allahu akbar”, l’eletta è stata attaccata dai radicali del suo partito ed è stata costretta a fare autocritica: “Allahu akbar è la preghiera di 1,5 miliardi di musulmani e devono essere rispettati”.
I termini del suo pentimento sono chiari: chiedeva perdono, non nel merito, ma per i numeri e il potenziale pericolo che rappresentano. E l’argomento dei numeri è sempre stato l’argomento dei regimi totalitari e dei linciaggi...Ma ora, sulla scena internazionale, sta emergendo un nuovo concetto, con lo stesso obiettivo: impressionarci per metterci in ginocchio.
Ci sono notizie positive. “Non spingerò per un accordo con i comunisti”, aveva risposto in campagna elettorale Javier Milei quando gli era stato chiesto dei Brics. L’Argentina per fortuna resta fuori.
Quando l’Onu di Guterres promuove il progetto “migrazione di ricambio” e il Patto di Marrakesh sull’immigrazione, tutti sanno contro chi è diretto: noi. Quando Guterres attacca la Francia per aver messo al bando l’abaya, tutti sanno contro chi è diretto: noi. Quando l’Onu giustifica il 7 ottobre, tutti sanno contro chi è diretto: noi. Quando l’Onu approva una risoluzione per la “giustizia climatica”, tutti sanno contro chi è diretta: noi.
E Guterres si è rivelato una specie di puppet dell’Iran.
Prima i membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu hanno osservato un minuto di silenzio per il defunto presidente iraniano, Ebrahim Raisi. Le missioni russa, cinese e algerina hanno chiesto che si tenesse un momento di cordoglio durante una sessione del Consiglio di sicurezza sulla prevenzione di una corsa agli armamenti. L’ambasciatore del Mozambico, che detiene la presidenza di turno del Consiglio, ha chiesto ai membri di alzarsi in piedi per onorare Raisi. Poi c’è stata la bandiera a mezz’asta dell’Onu in onore di Raisi. Poi, il segretario Guterres è andato nella sede della delegazione iraniana all’Onu, si è seduto al tavolo con le foto di Raisi e del ministro degli Esteri iraniano, Amir-Abdollahian, e ha firmato il libro di condoglianze. Poi è stata la volta della vicesegretaria dell’Onu, Amina Mohammed, che ha anche pregato al tavolo. Infine, l’Assemblea generale ha tenuto un incontro per rendere omaggio al defunto presidente iraniano Raisi.
Per questo se non ci sarà un cambio di regime a Teheran, la caduta della Repubblica islamica di Khomeini e Khamenei che ha dato vita a tutte le innumerevoli metastasi che sono Al Qaeda, Isis e Fratelli Musulmani, la vedo male per l’Occidente.
Si chiama “Sud globale”.
Il termine suona innocuo, ma fu coniato nel 1969 da Carl Oglesby, un attivista americano che odiava l’Occidente, e ha avuto fin dall’inizio l’ambizione di scolpire nelle nostre menti l’idea che il mondo sia diviso in due: da una parte, le forze del Male – i cristiani, i bianchi, i sionisti, quello che ora Mosca chiama “Occidente collettivo” – e dall’altra il resto dell’umanità, buona e saggia. Oglesby propose di sostituire l’espressione “Terzo Mondo” con quella di un “Sud globale”. Il termine si è imposto attraverso l’attivismo post-coloniale, rilanciato dalle istituzioni internazionali e oggi in voga. “La dinamica espansionistica della cultura occidentale è stata la radice, la costante denominante, della storia moderna” scriveva Oglesby. “Queste conquiste sono state finanziate dal furto chiamato imperialismo”.
Chiaro, no? Una visione decollata sotto il papato di Francesco dopo quello europeo e filo occidentale di Benedetto XVI. “Fili spinati, posti di confinamento e schiavitù, questa è la storia di questa civiltà sviluppata che noi chiamiamo Occidente!”, ha detto il Papa durante la sua visita a Cipro. Bergoglio è vicino al progetto dei Brics.
In Italia si è parlato di “Brics e il nuovo ordine mondiale” alla Sapienza, con Oliviero Diliberto. Poi di “Brics e multilateralismo” al Sioi, l’ente che forma i diplomatici italiani, e l’Eurispes.
E per evitare il peggio, dovremmo fare continue e grandi concessioni a questo fantomatico “Sud globale”, sottomettendoci ai suoi portavoce, gli Erdogan, i Khamenei, i Maduro, i Putin, gli Xi, i Guterres. E non è per generosità che uno degli stati più piccoli e influenti del mondo, il Qatar, è fra i primi dieci donatori dell’Onu.
Quanto alla promessa di un “mondo multipolare più equo”, chiedere ai popoli dell’Africa nera cosa pensano della famosa “equità” della Cina.
A questi imbroglioni corrotti andrebbe risposto come il più grande argentino vivente (non Bergoglio): Afuera!
giuliomeotti@hotmail.com