E' passato un anno ma ogni giorno è il 7 Ottobre, fatto di tenebre e disperazione 25/10/2024
Commento di Deborah Fait
Autore: Deborah Fait

E' passato un anno ma ogni giorno è il 7 Ottobre, fatto di tenebre e disperazione
Commento di Deborah Fait

Shiral Golan, sopravvissuta al pogrom del 7 ottobre e a 55 giorni di prigionia nelle mani dei terroristi di Hamas, si è suicidata nel giorno di Sukkot. Non ci sono solo i morti e i mutilati, altre migliaia di israeliani, da quel giorno, sono rimasti irrimediabilmente feriti nella mente e non sopravvivono all'abisso dell'orrore che torna ogni giorno.

Questa è una storia di schiavitù, di tenebre, di disperazione. Shiral Golan aveva 22 anni, era stata rapita dalle belve palestinesi il 7 Ottobre e liberata 55 giorni dopo. Era sopravvissuta a stupri, pestaggi, fame, persino proibizione di recarsi al bagno, poi il miracolo inaspettato della liberazione in cambio di migliaia di assassini palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Era stata catturata al Nova Festival insieme ad altri 253 israeliani di tutte le età, dai 3 mesi a 87 anni, presi anche dai Kibbuzim devastati dai terroristi. Shiral è andata ad aumentare il numero dei suicidi dei sopravvissuti all’inferno che non ce l’hanno fatta a sopportarne il ricordo. Si è suicidata a casa sua proprio il primo giorno di Sukkot, un anno fa era stata catturata durante la stessa festività mentre voleva solo ballare. “Non voleva più uscire di casa- dice il fratello- era persa in sé stessa”. Shiral non poteva parlare, non riusciva ad aprirsi, a sfogarsi e aveva rifiutato ogni trattamento psicologico, lo stress post traumatico era troppo intenso e nel giorno del suo ventiduesimo compleanno si è tolta quella vita che non riusciva più a sopportare. Il fratello se l’è presa con lo Stato e si può comprendere che nella disperazione di aver perso la sorella due volte, il 7 Ottobre 2023 e di nuovo, definitivamente, un anno dopo,  debba incolpare qualcuno. Lo Stato ha fatto e continua a fare l’impossibile per aiutare i sopravvissuti cercando veri e propri eserciti di psicologi e psichiatri. Un compito gigantesco perché le vittime del terrore aumentano anche al nord attaccato giorno e notte da Hezbollah. Ci sono le famiglie di chi è stato liberato da sostenere psicologicamente e soprattutto le famiglie distrutte dalla disperazione di chi è ancora là, chissà dove, schiavo dei nazisti palestinesi. C’è la famiglia di Naama che l’ha vista trascinare via per i capelli con i calzoni del pigiama imbevuti di sangue. Dove sarà Naama? Che ne è stato di lei? C’è quello che rimane della famiglia Bibas che non sa più niente di Kfir, 9 mesi al momento della cattura, Ariel, 4 anni, e i genitori Yarden e Siri. Israele che continua a vivere nonostante tutto, è rimasto al quel 7 Ottobre. A questo è doveroso dire quanto sia difficile per noi capire e meno ancora accettare la reazione che quel Sabato Nero ha avuto nel mondo. Solidarietà? Pena per un popolo così ferocemente provato nel corso di due millenni? Niente di tutto questo. Il 7 Ottobre ha suscitato solo odio contro gli ebrei, come se un boato di rabbia sconvolgente fosse uscito dal centro della terra per farci sapere che tutti ci odiano ancora, persino dopo la Shoah.  Le manifestazioni incominciarono poche ore dopo il pogrom, giorni prima che Israele entrasse a Gaza. Questo odio inconsulto, incomprensibile, feroce, fa male quanto la guerra, ferisce l’anima. Sembra che i terroristi palestinesi vogliano imitare in tutto e per tutto i nazisti che scelsero la festa di Sukkot, il 16 Ottobre 1943, per effettuare il rastrellamento del Ghetto di Roma, quando furono catturati dalla SS aiutate dai fascisti della Repubblica Sociale 1259 ebrei, poi deportati ad Auschwitz. L’8 Ottobre 1982,  sempre per Sukkot, durante la festa Sheminì Atzeret dedicata ai bambini, un commando di terroristi palestinesi, attaccò la sinagoga di Roma, ferendo 40 persone e uccidendo il piccolo Stefano Tachè che allora aveva 2 anni. Ma c’è un’altra giovane donna che ha dovuto, suo malgrado, vivere la ferocia abissale, la barbarie dei terroristi arabi. Le forze di Difesa israeliane hanno salvato a Gaza Fawzia Amin Sido, una giovane Yazida di 20 anni che quando ne aveva 11 era stata rapita dall’ISIS. Nel 2014 fu venduta, in Siria, a un palestinese (da loro si usa così) che la portò a Gaza. Appena liberata Fawzia è stata portata in Israele, curata e poi, attraverso la Giordania, è stata ridata alla sua famiglia in Iraq. La giovane ha raccontato episodi terrificanti, compreso l’aver mangiato inconsapevolmente appena catturata con altre migliaia di persone, carne umana appartenente ai corpi di bambini Yazidi uccisi. “Ci hanno dato da mangiare, dopo 9 giorni di digiuno, della carne, molti di noi incominciarono a vomitare.  Allora ci dissero che avevamo appena mangiato i nostri fratellini uccisi da loro.”

L’ISIS, che ha sterminato il popolo Yazida senza che nessuno in Occidente alzasse nemmeno un sopracciglio, sono fratelli satanici di Hamas che i neonati ebrei li ha cotti nei microonde.

Fawzia ha tentato varie volte il suicidio, schiava/moglie di un membro di Hamas che l’ha stuprata da quando aveva 11 anni. I soldati israeliani hanno ucciso il suo carceriere per liberarla e riconsegnarla alla sua famiglia. Durante la sua prigionia ha avuto due figli che non potrà mai più rivedere perché sono ormai figli di Hamas. I soldati israeliani sapevano che Fawzia era prigioniera a Gaza grazie a Maman, un filantropo ebreo che vive in Canada e che si è proposto di liberare i Yazidi dalla barbarie dell’ISIS. Finora il suo team ha liberato 140 yazidi e cristiani dalle grinfie dei terroristi. Fawzia, resa schiava a 11 anni, non sa cosa sia la libertà ma imparerà a conoscerla se ce la farà a sopravvivere. I nostri bambini rapiti da Hamas sono nascosti così bene che si fatica a mantenere viva la speranza di riaverli vivi anche se malati, forse irrimediabilmente colpiti sia nell’anima che nella psiche. Questa gentaglia, questi terroristi islamici, siano essi Hamas, Al Queda, Hezbollah, stanno sporcando il mondo intero. Hanno ammazzato l’anima di tanti giovani e non più giovani occidentali, contaminandoli, corrompendoli, comprandoli. Israele salva le persone dai mostri, combatte contro questi esseri satanici per poter vivere e l’Occidente ormai venduto e accecato dall’odio contro il popolo ebraico, non capisce che farà la fine della pecora che credeva che il lupo fosse vegetariano. La solitudine di Israele è totale ma resta la speranza che le persone per bene che ancora esistono escano dal loro silenzio e si ergano di fronte a questo schifo di antisemitismo che inquina il mondo. Israele combatte e sopporta l’odio di tanti idioti per salvare sé stessa e tutto l’Occidente dalla barbarie e dalla malvagità.

Deborah Fait
Deborah Fait