Riprendiamo da LIBERO di oggi, 24/10/2024, a pag. 14, con il titolo "Biden: 'Per battere Trump dobbiamo rinchiuderlo'" la cronaca di Matteo Legnani.
«We've got to lock him up». Tradotto: «Dobbiamo rinchiuderlo». Parlando al quartier generale democratico in New Hampshire martedì, con l’ormai consueto rantolo di voce, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha indicato quale sia la strada da seguire nei confronti di Donald Trump: rinchiuderlo.
Il vecchio Joe, facendo ricorso al briciolo di lucidità che ancora gli è rimasto, si è poi corretto, precisando «dobbiamo rinchiuderlo politicamente». Ma questo non ha fatto venir meno gli applausi scroscianti che gli sono arrivati dai liberal che lo stava ascoltando a Concord, capitale dello Stato del New England. Gli stessi a cui piace definire Trump un fascista, quando non un nazista, e uno che costituisce il più grave pericolo perla repubblica e la democrazia americana.
E pensare che il vecchio Joe, prima di pronunciare quelle parole, che hanno acceso una polemica negli Usa a due settimane dalle elezioni presidenziali del prossimo 5 novembre, aveva avvertito il suo pubblico che «se avessi detto questa cosa cinque anni fa mi avessero rinchiuso», ammettendo quanto il dibattito politico americano si sia esacerbato e imbarbarito durante i suoi quattro anni alla Casa Bianca.
IMBARAZZO
Non contento, il vecchio Joe ha proseguito nel suo rantolo anti-trumpiano, spiegando che «ci sono solo due cose che possiamo fare: impedirgli di vincere. O, se vince, ottenere la più forte maggioranza democratica possibile al Congresso» (cosa difficile assai, visto che i sondaggi dicono che i Dem perderanno la risicatissima maggioranza di cui hanno usufruito al Senato negli ultimi due anni, ndr).
L’uscita dell’ultrà ultraottantenne che deve aver creato non poco imbarazzo tra coloro che dirigono la campagna elettorale di Kamala Harris, la quale nel corso delle sue ultime uscite di campagna elettorale ha più volte esortato i supporter a evitare di intonare «lock him up» riferendosi a Donald Trump (dopo aver però passato lei stessa settimane a dire ai suoi che il tycoon è la più grave minaccia alla democrazia americana).
Il video in cui Biden dice di rinchiudere Trump è finito velocemente sui social, inclusi quelli della campagna per Trump presidente. E la segretaria nazionale per la campagna di stampa trumpiana, Karoline Leavitt, ha affermato che «Joe Biden non ha fatto altro che ammettere la semplice verità: che il piano di lungo termine suo e di Kamala è sempre stato quello di perseguitare politicamente il loro avversario ed estrometterlo dalla corsa perché non sono in grado di batterlo da soli.
L’amministrazione Biden-Harris è la vera minaccia per la democrazia. Chiediamo che Kamala Harris condanni le disgraziate parole pronunciate da Joe Biden».
Cosa che la candidata democratica s’è ben guardata dal fare.
Dalla Casa Bianca non è arrivata nessuna reazione ufficiale, anche se i collaboratori del presidente hanno fatto notare come Biden si sia immediatamente corretto.
Nel frattempo, gli americani hanno già iniziato a votare attraverso le cosiddette procedure di “early voting”. E lo stesso Donald Trump, tradizionalmente contrario a ogni forma di voto che non avvenga ai seggi nel giorno indicato delle elezioni, ieri ha dichiarato che intende votare prima del 5 novembre: parlando alla radio di Fox News, il candidato Repubblicano ha affermato di avere ancora «sentimenti contrastanti riguardo alle procedure e alle modalità del voto anticipato» ma di voler far prevalere il messaggio che la cosa più importante sia «uscire e recarsi a votare».
VOTO ANTICIPATO
Circa 14 milioni di americani lo avrebbero già fatto, con una chiara tendenza evidenziata ieri dall’edizione online della CNN, che ha esaminato il peso degli elettori registrati in quattro Stati ballerini: Nevada, Arizona, Pennsylvania e Nord Caroline.
In tutti questi Stati, la componente degli elettori registrati repubblicani è cresciuta rispetto a quattro anni fa. Mentre quella degli elettori registrati democratici è scesa a picco: dal 45 al 35% in Arizona, dal 43 al 35% in Nord Carolina, dal 40 al 39% in Nevada e dal 73 al 63% in Pennsylvania.
Un segnale, scrive la CNN, dello «scarso entusiasmo che permea l’elettorato democratico, almeno in questa fase iniziale dell’elezione».
E a proposito di scarso entusiasmo (per la Harris), ieri il board editoriale del Los Angeles Times, il quotidiano americano più autorevole e con la maggior tiratura a ovest del Mississippi, ha reso noto che non pronuncerà alcun endorsement a favore dell’avversaria di Donald Trump. Una bruciante bocciatura per Kamala Harris, visto che il quotidiano californiano aveva sostenuto ufficialmente tutti i candidati democratici alla presidenza negli ultimi 20 anni.
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