Il vento nelle vele di Trump
Editoriale di Maurizio Molinari
Testata: La Repubblica
Data: 23/10/2024
Pagina: 1/33
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: Se il vento soffia nelle vele di Trump

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 23/10/2024, a pag. 1/33, con il titolo "Se il vento soffia nelle vele di Trump", l'editoriale di Maurizio Molinari.

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Maurizio Molinari
Elezioni Usa, se il vento soffia nelle vele di Trump - la Repubblica
Ameno di due settimane dal voto sulla Casa Bianca il candidato Donald Trump sente di avere il vento a favore e per rafforzarsi sulla rivale Kamala Harris punta su tre settori dell’elettorato più conservatore: uomini bianchi, cristiani e colletti blu​​​​​

Se dall’indomani della Convention di Chicago la democratica Harris aveva dimostrato di poter recuperare lo svantaggio accumulato da Joe Biden e, grazie al dibattito tv sulla Cnn, di riuscire a imporsi su Trump, adesso la sua popolarità rallenta perché i sondaggi danno in crescita l’ex presidente.

Per comprendere quanto sta avvenendo bisogna partire dai dati sui sette Stati in bilico — Arizona, Nevada, Georgia, North Carolina, Pennsylvania, Michigan e Wisconsin — perché mentre fra i due sfidanti c’è ovunque una parità statistica, in realtà è Trump che recupera terreno, creando una situazione che impone a Harris di conquistare Michigan, Wisconsin e Pennsylvania. Senza tutti e tre, farcela per lei diventa proibitivo. E se nel Blue Wall dei Grandi Laghi i democratici ritengono di potercela fare, la Pennsylvania è il loro più evidente tallone d’Achille.

Sono proprio gli Stati in bilico a svelare che se Harris, dopo la Convention, riuscì a far tornare ai democratici circa il 2-3 per cento di liberal che avrebbero votato altri candidati, come la verde Jill Stein, adesso è Trump che incassa un simile fenomeno: il ritorno di elettori potenziali che si credevano perduti.

I flipper gli elettori che quattro anni fa votarono per Biden o Trump ed ora hanno scelto di cambiare casacca. Fra i flipper Trump è infatti avanti: in Nevada del 9 per cento, in Michigan del 6 per cento e altrove con numeri minori.

È la sfida suiflipper a spiegare perché Harris ha deciso di lanciarsi in una maratona di eventi on the road con Liz Cheney, figlia dell’ex vicepresidente Dick durante l’amministrazione Bush e volto di punta dei repubblicani che rigettano The Donald. Nulla da sorprendersi dunque se il “momento di Trump” tiene banco, con il settimanale Economist che si spinge fino ad affermare che l’ex presidente oggi ha il 54 per cento delle possibilità di tornare alla Casa Bianca, con una crescita di 6 punti registrata negli ultimi sette giorni.

Da qui le tre mosse elettorali con cui Trump tenta di consolidare questo “momento” per rendere arduo un recupero di Harris nell’ultimo miglio della sfida presidenziale.

La prima riguarda l’elettorato maschile. Se Harris ha un vantaggio fra le donne di 13 punti, rispetto ai 12 di Joe Biden nel 2020, Trump è più avanti fra gli uomini di 10 punti ovvero il doppio rispetto a quattro anni fa. “Mai vista una spaccatura fra i sessi così verticale, il genere per la prima volta conta più della razza” commenta alWall Street JournalSarah Longwell, esponente del gruppo “Elettori repubblicani contro Trump”, parlando di una vera e propria, inedita, “guerra dei sessi”. E Trump, al fine di fare breccia fra i più maschi fra i maschi, non ha esitato a lodare in pubblico gli attributi sessuali del defunto campione golfista Alfred Palmer con un linguaggio da spogliatoio studiato a tavolino per attirare l’attenzione di chi in genere resta lontano dalla vita pubblica e non vota. Gli uomini, soprattutto bianchi, sono un tassello tradizionale di ogni coalizionerepubblicana e Trump tenta quindi di aumentare la loro percentuale di votanti, contando anche sul fatto che quelli afroamericani sembrano assai freddi su Harris, fino al punto da far fermare il sostegno per lei al 72 per cento rispetto all’85 per cento delle donne afroamericane.

Il secondo tassello della coalizione che Trump sta costruendo sono i cristiani: partecipando assieme ad un folto gruppo di pastori in North Carolina al“11th-Hour Faith Leaders Meeting”ha parlato della “scelta di Dio” di salvargli la vita in occasione dell’attentato di Butler per sottolineare un legame con l’aldilà che parla al cuore ed alle menti di un elettorato credente ostile a temi come il diritto all’aborto di cui Harris è invece paladina. Ed i credenti, proprio come gli uomini, hanno alto tasso di affluenza alle urne.

Ultimi, ma non per importanza, i “colletti blu” ovvero quelle famiglie della classe media nei sobborghi, lavoratori nei settori più diversi dell’industria, che popolano le sterminate praterie dell’Entroterra ed a cui Trump si è rivolto andando a friggere patatine in un McDonald’s della contea di Bucks in Pennsylvania per fargli percepire che è uno di loro, a differenza di Kamala espressione dalla ultra-liberal California. Giocare la carta della classe sociale contro Harris, contrapponendo sottoproletariato urbano ai liberal ricchi delle grandi città delle coste, è una mossa che serve a schiacciare i democratici sull’immagine delle élite woke,lontane dal ventre del Paese. E questo spiega perché Glenn Youngkin, popolare governatore repubblicano della Virginia, rilancia i due temi chiave della campagna: «No all’inflazione e no agli immigranti illegali perché dobbiamo proteggere gli americani dai maggiori pericoli del momento».

È questa la strategia alla base del rafforzamento di Trump che fa crescere la tensione nel team della campagna democratica, fino al punto da far confessare da Biden a Barack Obama, durante i funerali di Ethel Kennedy: «Lei non è forte come me». Anche se la partita per la Casa Bianca resta aperta e la campagna delle sorprese non è finita.

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