Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - il commento di Herb Keinon tradotta dal Jerusalem Post dal titolo "Il mondo dovrebbe ringraziare Israele (allerta spoiler: non lo farà)".
Il mondo è in debito con Israele.
E’ in debito con Israele per l’uccisione del capo di Hamas, Yahya Sinwar, e di molti dei suoi scagnozzi.
E’ in debito con Israele per l’uccisione del capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, e dei suoi scagnozzi.
E’ in debito con Israele per l’eliminazione degli odierni demoni della morte e della distruzione.
E’ in debito con Israele l’eliminazione del male. Non tutto il male, ovviamente, ma due dei suoi principali agenti.
E’ in debito con Israele per aver inferto un duro colpo alla più grande minaccia dell’umanità, l’Iran, uccidendo Sinwar e Nasrallah.
E’ in debito con Israele per aver degradato di una tacca il regime iraniano.
E’ in debito con Israele per aver creato le condizioni per un possibile nuovo Medio Oriente, un Medio Oriente in cui l’Iran e i suoi gregari siano in ritirata.
Un Medio Oriente in cui potrebbero emergere nuove forze, se si sfrutta l’opportunità e le si incoraggia. E’ un grande “se”. Ma finalmente, dopo un anno di buio, questo “se” è uno spiraglio di luce.
La guerra non è finita: molti ostaggi deportati a Gaza sono ancora in prigionia, i combattimenti ancora infuriano a Gaza, razzi continuano a essere lanciati dal Libano e il terrorismo dentro Israele non è scomparso.
Questo non è un momento di euforia, anche se il quadro è drammaticamente cambiato.
Eliminato Sinwar, le possibilità di liberare gli ostaggi sono aumentate enormemente.
Israele è ora decisamente al comando: a Gaza, in Libano e – avendo un conto aperto con l’Iran – anche là, legittimato a sferrare un severo colpo di ritorsione per lo spudorato attacco di missili balistici contro Israele di tre settimane fa.
La dirigenza iraniana è afflitta dalla paranoia, timorosa di dove e quando Israele attaccherà. Questa leva potrebbe forse essere usata per fare pressione sui capi di Hamas rimasti, come Khaled Mashal, affinché liberino gli ostaggi.
È stato un anno orribile, dal barbaro attacco di Hamas del 7 ottobre: un anno di dolore insopportabile. Ma con l’avvicinarsi di Simchat Torah, l’anniversario dell’attacco secondo il calendario ebraico, c’è una nuova speranza che Israele emerga più forte dal disastro e che questa regione possa essere un posto migliore.
Come ha detto il primo ministro Benjamin Netanyahu in un video-messaggio alla nazione giovedì sera, “le tenebre si stanno ritirando e si scorge la luce”.
Tuttavia, ed è importante sottolinearlo, le tenebre non si stanno ritirando da sole. E’ Israele che sta scacciando le tenebre, nonostante la sua lotta sia stata ostacolata da tanti in tutto il mondo.
Israele, ovviamente, sarà il principale beneficiario di questa nuova luce. Ma non sarà il solo.
Ne trarranno beneficio i palestinesi di Gaza che hanno patito sotto la tirannia di Sinwar. Ne trarranno beneficio i libanesi, che hanno sofferto sull’altare dell’ideologia fanatica di Hezbollah. Ne trarrà beneficio il popolo iraniano, se il discredito dei suoi gregari o l’azione militare israeliana daranno uno scossone al regime degli ayatollah in Iran.
E se, come risultato di tutto questo, la Repubblica Islamica seguirà la sorte dell’Unione Sovietica e si sgretolerà, tutta l’umanità ne trarrà beneficio.
Il 7 ottobre è stato un feroce pogrom e un’amarissima lezione, una sorta di lettera avvelenata dal tragico passato della storia ebraica.
Ciò che è seguito da allora, tuttavia, è qualcosa di completamente diverso.
“Oggi abbiamo ancora una volta messo in chiaro cosa succede a chi ci fa del male – ha detto Netanyahu – Oggi abbiamo ancora una volta mostrato al mondo la vittoria del bene sul male”.
Il mondo deve un grazie a Israele. Ma state tranquilli, non accadrà.
(Da: Jerusalem Post, 17.10.24)
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