Il macellaio che ha ideato il 7 ottobre
Analisi di Maurizio Stefanini
Testata: Libero
Data: 18/10/2024
Pagina: 3
Autore: Maurizio Stefanini
Titolo: Il macellaio che ha ideato il 7 ottobre

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 18/10/2024, a pag. 3, con il titolo "Il macellaio che ha ideato il 7 ottobre" l'analisi di Maurizio Stefanini.

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Maurizio Stefanini

Yahya Sinwar, una vita nel terrorismo. Un arresto già a 20 anni per attività sovversiva, poi la fondazione della "Gestapo" di Hamas, dove uccise 4 palestinesi con le sue mani, sospettandoli di tradimento. In carcare studiò l'ebraico e credette di aver scoperto i punti deboli di Israele.

Dal 6 agosto al 17 ottobre 2024, è durato due mesi e 11 giorni il mandato di Yahya Sinwar come presidente dell’Ufficio Politico di Hamas: dalla successione a Ismail Haniyeh, ucciso una settimana prima a Teheran in un attentato attribuito a Israele, al ritrovamento casuale da parte di militari israeliani, in un edificio vicino a Rafah, colpito dal proiettile di un carro armato.
Sette anni e mezzo, dal 13 febbraio 2017, era stata invece la sua permanenza alla testa di Hamas nella Striscia di Gaza.
Rappresentava la linea più dura e bellicosa del gruppo, considerato la mente degli attacchi del 7 ottobre e da allora l’uomo più ricercato da Israele. A Gaza allora governata dall’Egitto era nato il 29 ottobre 1962, in una famiglia che nel 1948 era fuggita da Ascalona. Diplomato alla Khan Yunis Boys’ School, in quel periodo aveva aderito ai Fratelli Musulmani, della cui organizzazione giovanile – il Blocco Islamico – era diventato il leader all’Università Islamica di Gaza, dove si era laureato in Studi Arabi.

IN PRIGIONE

A 20 anni, nel 1982, aveva subito il primo arresto, per attività sovversive. Aveva passato alcuni mesi nella prigione di Far’a, dove aveva incontrato altri attivisti palestinesi. Arrestato di nuovo nel 1985, dopo il suo rilascio aveva fondato il Majd (Munazzamat al Jihad w'al-Dawa): una struttura di sicurezza con funzioni di controspionaggio e di “polizia morale”, che lavorava tra l’altro, per identificare i collaboratori di Israele tra la popolazione palestinese. Nel 1987 divenne la “polizia” di Hamas, dopo la fondazione di quel Movimento di Resistenza Islamico che si definisce nello Statuto branca palestinese dei Fratelli Musulmani Era stato lo sceicco Sheikh Ahmed Yassin, la guida spirituale del movimento, a curare la sua formazione da vicino e a trasmettergli l’autorità per comandare. Considerato molto intelligente, l'uccisione da parte di Sinwar di presunti collaboratori di Israele gli fece guadagnare il soprannome di «il macellaio di Khan Younis».
Nel 1988, Sinwar aveva infatti pianificato il rapimento e l'uccisione di due soldati israeliani e l’assassinio di quattro palestinesi che sospettava di collaborare con Israele. Arrestato nel febbraio di quell’anno, durante l’interrogatorio ammise di aver strangolato una delle vittime a mani nude, di averne soffocata un’altra con una kefiah, di averne ucciso inavvertitamente una terza durante un violento interrogatorio, e di aver sparato accidentalmente alla quarta durante un tentativo di rapimento. Mostrò agli investigatori un frutteto dove erano stati sepolti i quattro corpi. Condannato a quattro ergastoli nel 1989, Sinwar disse di considerare l’estorsione di confessioni ai collaboratori un obbligo giusto. Raccontò agli interrogatori che uno di loro aveva persino detto che «si era reso conto di meritare di morire».
Detenuto per 22 anni, Sinwar impegnò il tempo a imparare un ebraico fluente e anche a scrivere un romanzo. E nel 2008 i medici israeliani gli avevano salvato la vita, curandogli un tumore al cervello.
Ma continuò a prendere di mira gli informatori anche mentre era in prigione. Le autorità israeliane lo sospettavano di aver ordinato due decapitazioni, e si disse che gli agenti di Hamas si siano sbarazzati delle parti del corpo mozzate delle vittime gettandole fuori dalle celle e dicendo alle guardie di «prendere la testa del cane».
Il suo rilascio era avvenuto nel 2011, in uno scambio di 1026 prigionieri in cambio del soldato israeliano rapito Gilad Shalit. Fautore della collaborazione con l’Iran, ha incontrato personalmente il generale dei pasdaran Qassem Soleimani.

VESTITO DA DONNA

Dopo l’elezione a leader di Hamas nella Striscia di Gaza nel 2018 aveva detto di voler perseguire una «resistenza pacifica e popolare», ma in seguito si è radicalizzato. Rieletto leader di Hamas nel 2021 quell'anno era stato oggetto di un tentativo di omicidio da parte di Israele. Tra i fondatori dell'ala militare di Hamas, aveva sostituito Haniyeh, quando quest’ultimo era diventato capo dell'ufficio politico. Nel settembre 2015 era stato designato terrorista dal governo degli Stati Uniti, e il 16 gennaio 2024 era stato aggiunto alla lista dei terroristi redatta dal Consiglio della Ue.
In questo anno di guerra, su di lui si erano diffuse numerose voci. Si diceva ad esempio che si nascondeva circondato da ostaggi. Ma dove lo hanno trovato non c’erano. Si diceva che si travestiva da donna, quando usciva dalla rete di tunnel di Gaza per respirare un poco. Ma non stava in un tunnel ed aveva l’“uniforme” di Hamas (però si era rasato la barba). In compenso, aveva un giubbino pieno di bombe amano. Probabilmente è invece vero che non si fidava più delle comunicazioni elettroniche. Appunto, lo hanno trovato per caso.

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