Berlino: armiamo Israele
Commento di Marco Bresolin
Testata: La Stampa
Data: 17/10/2024
Pagina: 14
Autore: Marco Bresolin
Titolo: Mano tesa di Berlino: armiamo Israele. I Paesi del Golfo: riconoscete la Palestina

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi 17/10/2024, a pag. 14, con il titolo "Mano tesa di Berlino: armiamo Israele. I Paesi del Golfo: riconoscete la Palestina" il commento di Marco Bresolin.

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Marco Bresolin
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Berlino si conferma grande alleato dello Stato Ebraico, mentre l'Europa è sempre più divisa sulle armi a Gerusalemme. E la Francia blocca le aziende israeliane della Difesa

Rimasta in bilico fino all'ultimo, alla fine i Paesi Ue e quelli del Golfo sono riusciti a trovare l'intesa per pubblicare una dichiarazione congiunta al termine del primo vertice. L'Ue ha convinto i partner a inserire una chiara condanna nei confronti dell'invasione russa in Ucraina, mentre i Paesi del Golfo – al tavolo c'era anche il principe saudita Mohammed bin Salman – hanno molto insistito sulla questione della crisi in Medio Oriente. Con l'emiro del Qatar che ha invitato i partner Ue «a non usare doppi standard» e «a seguire l'esempio di quei Paesi che hanno riconosciuto la Palestina». Nel testo concordato, viene ribadita la richiesta di cessate il fuoco, si fa un appello per garantire l'assistenza umanitaria, c'è l'invito a rilasciare gli ostaggi e a sostenere gli sforzi diplomatici dei Paesi che stanno tentando una mediazione. Il confronto è stato l'antipasto del dibattito che ci sarà oggi tra i Ventisette. Gli sherpa che hanno lavorato alla preparazione del Consiglio europeo si aspettano «una discussione difficile» sul conflitto in Medio Oriente. Perché se è vero che gli attacchi dell'esercito israeliano ai militari dell'Unifil hanno scatenato una reazione unanime da parte degli Stati Ue, «i diversi gradi di relazione con il Libano complicano il confronto tra i governi sull'atteggiamento da tenere con Israele». Francia e Germania, per esempio, si trovano su due campi diversi. Per alcuni versi diametralmente opposti. Ieri il cancelliere tedesco Olaf Scholz, parlando davanti al Bundestag, ha assicurato a Israele che «può contare sul sostegno della Germania» che «fornisce armi e continuerà a fornirle». Il suo ministro delle Finanze, Christian Lindner si è addirittura spinto a dire che «Israele deve essere trattato come un alleato della Nato». Macron, invece, sostiene la necessità di un embargo e continua a lanciare segnali in questo senso nei confronti dello Stato ebraico. Ieri il governo francese ha ordinato alla fiera Euronaval, il più importante salone che riunisce gli attori della Difesa navale, di vietare alle sette aziende israeliane partecipanti di esporre i loro prodotti. Una decisione che ha subito scatenato la reazione del governo israeliano e in particolare del ministro della Difesa Yoav Gallan, secondo il quale «le azioni di Macron sono una sciagura per la nazione francese e per i valori del mondo libero». Ma la questione dell'embargo sulle armi a Israele non dovrebbe trovare spazio nella discussione al Consiglio europeo di oggi. Le divergenze emerse lunedì in occasione della riunione dei ministri degli Esteri hanno fatto capire che su questo punto non è possibile raggiungere l'unanimità (necessaria per adottarlo sotto forma di sanzioni). Paesi come Austria, Germania, Repubblica Ceca e Ungheria continuano infatti a sostenere il diritto all'autodifesa di Israele. Anche il governo italiano, che pure ha alzato la voce in seguito agli attacchi ai militari di Unifil, non ha mai sposato la linea sostenuta da Francia e Spagna. Il governo irlandese, d'intesa con quello di Madrid, continua a chiedere di rivedere l'accordo di associazione Ue-Israele. «L'Unione europea non ha ancora utilizzato tutte le leve a sua disposizione» con Israele, ha ripetuto ieri il premier irlandese Simon Harris. Ma l'idea di agire sul fronte dell'accordo di associazione non sta riscuotendo parecchio successo tra gli altri partner. Per questo il governo di Dublino è pronto ad andare avanti da solo e a bloccare le relazioni commerciali alla luce della sentenza di luglio della Corte Internazionale di Giustizia che ha definito «illegale» l'occupazione dei territori palestinesi. I Ventisette dovrebbero comunque trovare un minimo comune denominatore che li porterà ad approvare un denso capitolo di conclusioni dedicato alla crisi in Medio Oriente. Secondo l'ultima bozza, «il Consiglio europeo è profondamente allarmato per la drammatica escalation militare e per il rischio che ciò rappresenta per l'intera regione». Ribadirà che Israele ha «il diritto di difendersi», ma anche che «il diritto umanitario internazionale deve essere rispettato». C'è la preoccupazione per gli sviluppi in Libano e c'è nuovamente la condanna per gli attacchi «totalmente inaccettabili» alla missione Unifil. I leader dovrebbero anche esprimere la loro «condanna per i tentativi di ostruire la capacità di agire dell'Unrwa», l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, la cui operatività è ora minacciata dai progetti di legge in discussione alla Knesset.

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