L’Europa chiede all’ONU di poter sparare a Israele
Cronaca di Carlo Nicolato
Testata: Libero
Data: 17/10/2024
Pagina: 14
Autore: Carlo Nicolato
Titolo: L'Europa chiede all'Onu di poter sparare a Israele. Meloni domani in Libano, ma non va nelle nostre basi

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 17/10/2024, pag. 14, con il titolo "L'Europa chiede all'Onu di poter sparare a Israele. Meloni domani in Libano, ma non va nelle nostre basi", la cronaca di Carlo Nicolato. 

Carlo Nicolato
Carlo Nicolato

I ministri dei 16 paesi europei che partecipano a Unifil2 (fra cui Crosetto, per l'Italia) chiedono di cambiare le regole di ingaggio del contingente. Per poter rispondere al fuoco agli israeliani. Dopo la beffa il danno: così non solo abbiamo permesso a Hezbollah di riarmarsi, ma adesso vogliamo proteggere i terroristi sparando contro i soldati israeliani.

La visita del presidente del consiglio Giorgia Meloni al contingente italiano in Libano è troppo pericolosa e non si farà. «Le condizioni di sicurezza non lo consentono» ha dichiarato ieri il ministro della Difesa, Guido Crosetto, spiegando che «non sono possibili spostamenti in elicottero, ma soltanto su strada e su strada ormai quella è una parte del Libano che è sotto il controllo di nessuno». La premier, dopo l’incontro con re Abdallah II di Giordania ad Aqaba, sarà a Beirut per vedere Najib Mikati, primo ministro libanese (sunnita), e subito dopo Nabih Berri, presidente dell’Assemblea nazionale e leader di Amal, l’altro partito armato sciita che controlla il Paese con l’alleato Hezbollah.
Intanto l’Europa porta avanti una offensiva diplomatica su più fronti contro Israele. I 16 ministri della Difesa dei Paesi Ue che partecipano a Unifil (anche ieri colpita da fuoco israeliano) hanno chiesto all’Onu di rivedere le regole d’ingaggio della missione. Per potersi difendere. Da chi? Oggi la risposta è chiara: dai soldati israeliani.
Intanto vari Paesi hanno preso i primi provvedimenti simbolici e minacciano azioni dirette. È il caso della Francia che ha vietato alle aziende israeliane di esporre a una fiera sulle armi navali organizzata da Euronaval tra il 4 e il 7 novembre. Non ci sono commenti ufficiali da parte francese ma ce ne sono da parte israeliana, con il ministro della Difesa Gallant che ha definito la decisione di Macron «una vergogna». «Continueremo a difendere la nostra nazione dai nemici su 7 fronti diversi e a combattere per il nostro futuro, con o senza la Francia» ha scritto Gallant su X. L’offensiva anti-israeliana di Parigi tuttavia non si è fermata alle sanzioni simboliche, insieme al premier inglese Starmer il presidente Macron ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per discutere della situazione umanitaria nella Striscia di Gaza. In proposito il primo ministro britannico ha detto che Londra si sta continuamente confrontando con i partner europei, in quanto «c’è un bisogno urgente, e lo è ormai da molto tempo, che arrivino più aiuti a Gaza». Il leader laburista ha anche aggiunto che il suo governo sta valutando di imporre sanzioni a due ministri israeliani, quello delle Finanze, Bezalel Smotrich e quello della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, definendo «abominavoli» i commenti fatti dai due sulla situazione nella Striscia. «Gli inglesi devono sapere che i giorni del loro mandato sono finiti», ha risposto Ben Gvir, il quale ha poi garantito che continuerà ad agire «solo in base agli importanti interessi nazionali dello Stato di Israele e al bene dei residenti del Paese, dei nostri soldati, dei nostri poliziotti e delle nostre guardie carcerarie». La Francia peraltro si è fatta anche promotrice della videoconferenza che si è tenuta ieri mattina tra i ministri della Difesa dell’Unione Europea dei 16 Paesi che partecipano all’Unifil. Nel documento finale dell’incontro, promosso dal Ministro delle Forze Armate e dei Veterani francese Sébastien Lecornu insieme al nostro ministro della Difesa Crosetto, i partecipanti si sono detti d’accordo nell’«esercitare la massima pressione politica e diplomatica su Israele» per prevenire ulteriori incidenti contro le forze di peacekeeping delle Nazioni Unite in Libano. E hanno anche ribadito che la mancata o parziale implementazione della Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu non può in alcun modo giustificare gli attacchi contro le forze di Unifil. Come accennato si è poi raggiunto un accordo per proporre alle Nazioni Unite di rivedere le regole d’ingaggio, in modo da permettere a Unifil di operare in maniera più efficace e sicura, ma è stato anche chiarito che Hezbollah non può utilizzare i caschi blu come scudo. Per ultimo si è concordato sulla necessità di rafforzare le Forze Armate libanesi attraverso un adeguato supporto addestrativo e finanziamenti internazionali, «affinché possano diventare una forza credibile e contribuire alla stabilità della regione con il sostegno di Unifil». Il ministro degli Esteri israeliano Katz ha risposto su X che «Israele attribuisce grande importanza alle attività dell'Unifil», che «non ha alcuna intenzione di danneggiare l'organizzazione o il suo personale» e che vede la missione Onu «come un soggetto che svolge un ruolo importante nel giorno dopo dopo la guerra contro Hezbollah». In un’intervista sui Rai 1 Crosetto ha poi sottolineato che si potrebbe prendere in considerazione anche un aumento del personale Unifil «se può salvare dalla guerra».
Anche dal primo ministro irlandese sono arrivati attacchi a Israele, proprio mentre partecipava al summit Ue-Gcc, il Consiglio di cooperazione del Golfo, area di libero scambio che comprende Arabia Saudita, Kuwait, Qatar, Bahrein, Oman ed EAU. Harris ha fatto sapere che insieme al premier spagnolo Sanchez continuerà a lavorare «perché l’Ue usi tutte le leve a disposizione per arrivare ad un cessate il fuoco a Gaza» e che l’accordo di associazione Ue-Israele venga rivisto.

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