Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - ul'editoriale del Wall Street Journal, dal titolo "7 ottobre, un anno dopo: una severa lezione per Israele e per l’Occidente".
Il massacro di Hamas dello scorso 7 ottobre è stato una catastrofe per gli israeliani. Ma, un anno dopo, è anche un insegnamento per l’Occidente delle lezioni dimenticate sulla deterrenza, sulla determinazione politica e sulle illusioni di un mondo liberale e pacifico.
L’attacco del 7 ottobre ha colto Israele di sorpresa e lo stato ebraico ha riconosciuto l’errore d’aver sottovalutato i suoi nemici. Da allora la sua risposta rappresenta un argomento inoppugnabile, e non solo per Israele, sulla necessità d’essere militarmente pronti.
Il mondo non dovrebbe mai dimenticare i video delle atrocità di Hamas. I terroristi li hanno trasmessi in diretta streaming mentre massacravano gli indifesi. Hanno trucidato circa 1.200 persone e sequestrato 251 ostaggi, 101 dei quali sono ancora prigionieri, ammesso che siano ancora vivi.
Hamas è fiera di questa sua prodezza e, potendo, la ripeterebbe. Come ha detto alla tv libanese Ghazi Hamad, membro del politburo di Hamas, il gruppo terrorista vorrebbe ripetere il 7 ottobre “più e più volte”. Poiché i palestinesi sono vittime di Israele, sostiene, “nessuno può condannarci per le cose che facciamo. Il 7 ottobre, il 10 ottobre, il milione di ottobre, tutto ciò che facciamo è giustificato”.
Un’altra brutta sorpresa è stato il sostegno in Occidente alle argomentazioni di Hamas, specialmente nei campus universitari d’élite. La giustificazione intellettuale del terrorismo omicida, sostenuta da Frantz Fanon e insegnata senza remore per due generazioni, ha intossicato i giovani contro la loro stessa civiltà.
Il gruppo “Studenti per la giustizia in Palestina” ha definito il 7 ottobre “una vittoria storica per la resistenza palestinese”, e l’antisemitismo è stato tollerato dai presidenti delle università come libertà di espressione.
E’ stata una scoperta sconcertante.
A maggior ragione quando questo modo di vedere ha iniziato a esercitare un’influenza importante nel partito Democratico. Il presidente Biden e la vicepresidente Kamala Harris si sono sentiti in dovere di rimproverare Israele per la sua reazione al massacro tanto quanto rimproveravano Hamas per farsi scudo dietro a bambini innocenti.
Israele ha continuato a combattere nonostante le critiche internazionali, che hanno sottovalutato il sostegno dell’opinione pubblica israeliana per una forte risposta militare. Israele ha mostrato più determinazione politica e forza militare di quanto i suoi nemici si aspettassero.
La risposta del pensiero liberal rispettabile è stata quella di sollecitare la de-escalation, i cessate il fuoco e una soluzione a due stati. E di incolpare il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu quando queste cose non si concretizzano.
È come se Hamas, Hezbollah e il loro padrino iraniano non esistessero. Hamas si è rifiutata di impegnarsi con i mediatori per settimane. E uno stato palestinese in pace con Israele non è mai stato il suo obiettivo, né quello dell’Iran. Vogliono che Israele venga distrutto e che gli ebrei vengano espulsi o assassinati.
Finché l’Iran persegue la guerra, Israele per sopravvivere deve difendersi in modo aggressivo.
Biden ha sostenuto Israele. Ma ha anche cercato di limitare la sua difesa. Ha trattenuto armamenti anche quando Hamas comandava a Rafah e le sue brigate controllavano le rotte dei traffici fra Gaza ed Egitto.
Hezbollah ha sparato su Israele per 11 mesi. Dopo una settimana di successi della controffensiva israeliana, Biden ha invocato anche lì un cessate il fuoco.
Ma se Hezbollah rimane trincerato nel Libano meridionale, come può esserci pace? Quand’anche la diplomazia riuscisse a riportare la regione allo status quo ante del 6 ottobre, ciò non farebbe che preparare il terreno per un altro 7 ottobre.
Ora il presidente francese Emmanuel Macron chiede un embargo sulle armi a Israele. Charles de Gaulle tagliò le forniture di armi a Israele tre giorni prima della guerra del 1967 con gli stati arabi: è una vecchia illusione quella per cui disarmare Israele comprerebbe la pace dai fanatici che lo attaccano.
Finché l’Occidente lega le mani a Israele ma si rifiuta di frenare l’Iran, le fiamme continueranno a propagarsi in tutto il Medio Oriente.
L’opzione migliore per Israele è degradare le capacità dell’asse iraniano e negargli rifugi sicuri.
Israele avrà maggiori possibilità di un cessate il fuoco duraturo quando i suoi nemici avranno capito che, attaccandolo, subiscono conseguenze più dolorose di quelle che infliggono a Israele.
Israele ha compiuto progressi sostanziali in tal senso indebolendo i gregari dell’Iran e mettendo a rischio le risorse militari e nucleari di Teheran. Ma l’Iran rimane il fulcro del caos mediorientale e sta costruendo un’alleanza con Russia e Cina. Intende procurarsi un’arma nucleare, e il 7 ottobre mostra dove porterebbe un Iran nucleare.
L’unica via per un cessate il fuoco e una pace più ampia in Medio Oriente è una vittoria di Israele sull’Iran e sulla sua rete terroristica.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, il 7 ottobre è un promemoria che gli americani non possono ritirarsi dal Medio Oriente e dare per scontato che possiamo evitare la sua minaccia. L’Iran è intenzionato a distruggere l’America tanto quanto Israele. Lo stato ebraico è la prima linea dell’Occidente e non possiamo abbandonarlo.
(Da: Wall Street Journal, 6.10.24)
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