Riprendiamo da LIBERO di oggi 06/10/2024, a pag. 1/3, con il titolo "Cercavano solo la violenza. Era giusto vietare il corteo", l'editoriale di Daniele Capezzone.
Daniele Capezzone
A qualcuno non devono essere bastate le scene di guerriglia urbana a cui abbiamo assistito ieri a Roma: con la feccia antisemita e la sinistra antagonista a scatenare il caos, e la polizia fatta bersaglio di bombe carta, martelli, bastoni.
Tutto prevedibile, per chi legge Libero. Ma, se possibile, perfino peggiore della sfilata romana dei piccoli fans di Hamas, di Hezbollah e del regime iraniano c’è stata solo sempre ieri - la processione virtuale dei finti tonti che, a manifestazione conclusa, si sono affrettati a sostenere che, tutto sommato, le cose non erano poi andate così male.
Ancora poco e qualcuno avrebbe potuto sostenere che, alla fine, non era successo quasi nulla. Insomma, tutto a posto, sono ragazzi, tutto normale: più o meno come come una passeggiata al parco o un giro al centro commerciale con la famiglia. Un pacifico weekend italiano.
Ah sì? Se non parlassimo di cose gravissime, ci sarebbe quasi da sorridere. Perfino al di là delle violenze e degli incidenti, è scandaloso che si sia allegramente messa tra parentesi una plateale e sfacciata violazione delle prescrizioni che erano giunte dal Viminale e dalla Questura. Quindi noi ordinari cittadini di serie B dobbiamo tremare per un’auto che abbiamo eventualmente parcheggiato in sosta vietata o per una letterina che riceviamo dall’Agenzia delle Entrate, mentre loro, i cittadini di serie A nonché amichetti dei jihadisti, possono tranquillamente farsi beffe delle massime autorità di sicurezza della nostra Repubblica.
Ma per la sinistra politica e mediatica non pare esserci gran problema: forse avrebbero versato qualche lacrimuccia di coccodrillo solo in presenza di un morto. Anzi, in quel caso avrebbero provveduto a usare pure il cadavere come un corpo contundente da scagliare contro il governo “fascista”. È duro e sgradevole dirlo? Può darsi, ma tutti sappiamo che esattamente quella sarebbe stata la sceneggiatura del film.
LE PAROLE D’ORDINE
In ogni caso, anche a prescindere dagli aspetti legati alla sicurezza, solo i finti tonti- lo ripeto ancora- possono rifugiarsi nel «non è successo niente o quasi». Moralmente, politicamente e culturalmente si è manifestato e mostrato alla luce del sole un manipolo di orgogliosi fiancheggiatori italiani del terrore integralista islamico. Vale la pena di ricordarlo: la manifestazione aveva come parola d’ordine e come documento di convocazione la definizione del pogrom del 7 ottobre come «inizio di una rivoluzione». Altro che «pace» o «solidarietà al popolo palestinese».
Si è inneggiato a una strage antisemita, a un Olocausto del nostro tempo, com’è stato quello avvenuto un anno fa, con oltre un migliaio di civili ebrei trucidati, inclusi neonati nelle loro culle, più qualche centinaio di rapiti.
E la cosa sconvolgente è che, con eccezioni non più che individuali, la sinistra politica e mediatica italiana non è stata capace- quando serviva: cioè prima - di denunciare, di condannare, di prendere le distanze in modo definitivo e inequivocabile da questa oscena circostanza. Si sono udite solo frasette ipocrite, formule di circostanza («non è la nostra manifestazione», «non è la nostra piattaforma»), ma poi tutta la vis polemica progressista è stata rivolta contro il governo per la decisione di non autorizzare il corteo.
Ora, qui a Libero, noi non esultiamo mai per un divieto di manifestare né invochiamo misure di questo tipo. Da sempre ci siamo espressi affinché pure le tesi peggiori, le più ributtanti, potessero e possano essere espresse, proprio perché siamo animati da cultura e sensibilità autenticamente liberale. Ma con che coraggio possono appellarsi al free speech quelli che hanno sempre approvato norme (leggi Mancino e simili) volte alla compressione della libertà di parola, e anzi chiedevano ulteriori inasprimenti di quella legislazione, fino a invocare scioglimenti forzosi di partiti e movimenti sgraditi? E lo facevano - ormai è chiaro nella convinzione che il virus antisemita si sarebbe inevitabilmente ripresentato a destra, mica a casa loro. Quando invece l’infezione ha toccato i loro movimenti, i loro intellettuali, e non di rado le loro redazioni, si sono improvvisamente messi a fischiettare e a fare i vaghi.
SOLO PASSERELLE
Resta da chiedersi con che faccia, domani, lunedì, questi distinti signori progressisti si presenteranno alle cerimonie commemorative del 7 ottobre organizzate solennemente dalle Comunità ebraiche di Roma e Milano, alle quali va tutto il nostro affetto. Mala risposta è fin troppo semplice: i papaveri alti e meno alti della sinistra si presenteranno eccome, e lo faranno con le loro facce di sempre, che ciascuno può definire a piacere. Qui, dove non amiamo la volgarità, ci limitiamo a dire che quei volti non paiono sfiorati né da tormenti né tanto meno da convinzioni: al massimo, sembrano segnati da mediocri opportunismi, da palesi convenienze, e da un’ormai allenatissima pratica dell’ipocrisia.
Ps: dopo il precedente di ieri, attendiamo al varco le anime belle della sinistra con il calendario alla mano. Il prossimo 12 dicembre non avrebbero nulla da ridire se alcuni indegni sconsiderati organizzassero una manifestazione per celebrare la strage di Piazza Fontana? Qualche giorno dopo, il 23 dicembre, direbbero di sì a un corteo che inneggiasse all’anniversario della strage del Rapido 904? E infine, tra qualche mese, il 2 agosto, darebbero via libera a un’orrida sfilata per festeggiare la data della strage alla stazione di Bologna? Ce lo facciano sapere, ammesso che un po’ di rossore non compaia all’improvviso a colorare le loro guance.
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante
lettere@liberoquotidiano.it