Biden non vuole l’attacco al nucleare iraniano
Cronaca di Giovanni Longoni
Testata: Libero
Data: 04/10/2024
Pagina: 14
Autore: Giovanni Longoni
Titolo: Biden prende tempo. Ma Bibi è già pronto

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 04/10/2024, a pag. 14, con il titolo "Biden prende tempo. Ma Bibi è già pronto", cronaca di Giovanni Longoni.

Giovanni Longoni.
Giovanni Longoni

Di nuovo, per l'ennesima volta, Biden frena Netanyahu e vuol lasciare pressoché impunito l'Iran. Nemmeno dopo il massiccio attacco missilistico dell'1 ottobre cambia la politica estera dell'amministrazione democratica. 

«Oggi non succederà nulla», ha detto il presidente Usa parlando con i giornalisti che gli chiedevano quando partirà la risposta israeliana all’Iran. Coi precedenti di Joe, basterebbe questa sua previsione per scappare tutti a nasconderci in cantina o nei bunker. Mala questione è ovviamente più seria.
Per quanto Biden abbia affermato che non spetta agli Usa «dare il permesso» a Israele di rispondere all’attacco iraniano, ma che Washington si limita a «consigliare» lo Stato ebraico, in realtà, c’è stato un evidente cambio nella strategia della Casa Bianca in seguito alle due ondate di missili sparate da Teheran. L’amministrazione democratica infatti ha usato toni durissimi contro il regime degli Ayatollah preannunciando «gravi conseguenze».
Colpire Gaza, araba sunnita, o il Libano, arabo e mosaico di religioni, è una cosa che gli Usa (per tacere dei sauditi) lasciano volentieri a Israele; però sistemare i conti con l’Iran, il Paese che dal 1978 destablizza tutta la regione è effettivamente una occasione importante. Poi però Biden si è tirato indietro, quando da Gerusalemme e Tel Aviv sono arrivate proposte di farla finita con gli impianti nucleari del nemico. E ha detto no.
Ora la questione è semplice: se la Casa Bianca ha voluto solo prendere tempo per raffreddare i bollori di Netanyahu, a Bibi non occorrerà molto tempo per mangiare la foglia. E anche stavolta Israele attaccherà da solo anche lgi impianti atomici. Se invece gli Stati Uniti saranno della partita, non resta che attendere. Biden ha parlato di «discussioni» in corso su possibili attacchi contro impianti petroliferi iraniani. «Ne stiamo discutendo», ha detto il presidente, per poi aggiungere: «Penso che sarebbe un po’... cioè...», senza finire la frase. E stavolta l’incertezza del pover’uomo è umanamente comprensibile.
Ma il cuore della guerra resta il Libano dove le spallate dello Stato ebraico a Hezbollah stanno facendo scricchiolare la “pax persica” con alcuni rappresentanti della società civile che cercano di togliersi di dosso il giogo sciita. Come il patriarca maronita Bechara Rai che il quale in un sermone di metà settembra aveva criticato le fazioni che preferiscono che il Libano resti uno Stato semi-fallito per mantenere il loro potere. Cioè Hezbollah e il suo mandante straniero.
Ma il monopolio della violenza esercitato dal gruppo sciita è ancora solido - risale agli anni ’80 del secolo scorso e ha garantito non lo sviluppo ma almeno un minimo di pace e ha tenuto a distanza l’Isis. Per questo anche in queste ore il governo libanese sostiene Hezbollah. Il ministro degli Esteri libanese, il maronita Abdullah Bou Habib, in un’intervista con la Cnn, sostiene che Nasrallah aveva accettato un cessate il fuoco di 21 giorni prima di essere ucciso, e il Libano aveva informato Usa e Francia, che avevano presentato la proposta di tregua. «Eravamo completamente d’accordo: dopo essersi consultato con Hezbollah, il presidente del parlamento libanese, Nabih Berri, ha informato gli americani e i francesi che ci hanno detto che anche Netanyahu era d’accordo con la dichiarazione di Biden e Macron».

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