Riprendiamo da LIBERO di oggi, 04/10/2024, a pag. 14 con il titolo "L'esercito libanese spara. Hezbollah: nemici respinti. Ma a vincere sono ancora le truppe di Gerusalemme" la cronaca di Mirko Molteni.
Mirko Molteni
Nel conflitto Israele-Hezbollah ieri, per la prima volta, è entrato in lizza anche l'esercito statale del Libano, per ora opposto alle truppe ebraiche a livello poco più che simbolico. Fra i colpi sferrati ieri dall’aviazione ebraica c’è stato l'attacco alla sede dell’intelligence di Hezbollah a Beirut, colpito da bombe teleguidate sganciate dai caccia. Secondo le forze armate d'Israele: «I nostri aerei hanno colpito obbiettivi del quartier generale dell'intelligence di Hezbollah, tra cui agenti terroristici, mezzi di raccolta di informazioni, centri di comando e infrastrutture terroristiche».
RAZZI SULLA GALILEA
Confermato che un altro raid ha ucciso un comandante della milizia, quel Khader Shahabiya che essendo capo del distaccamento Hezbollah del Monte Dov è considerato responsabile del lancio missilistico che in luglio ha ucciso 12 ragazzi a Majdal Shams. A sua volta, Hezbollah ha lanciato ieri 10 razzi sulla Galilea, intercettati o finiti in radure. Poco dopo, Israele ha denunciato altre «decine di razzi» su zone come Kyriat Shmona, anch’essi senza danni, più un drone abbattuto da un caccia e rivendicato dagli sciiti iracheni.
La Siria ha impegnato la sua difesa antiaerea per ostacolare un probabile raid israeliano presso Damasco, missione però non rivendicata da Tel Aviv.
Sul campo, fra i reparti inquadrati nelle divisioni 98° e 36° dell'esercito ebraico oltre la frontiera libanese, è stata resa nota la presenza degli esperti riservisti della Brigata Etzioni. Hezbollah ha dichiarato di avere «respinto con fuoco d'artiglieria soldati israeliani che stavano avanzando verso il passo di Fatima», vicino alla città di Metula. Il movimento libanese dice inoltre di aver arrestato l'ingresso di truppe israeliane «nell’area del cimitero di Yaroun» facendo esplodere una bomba al loro passaggio.
Avrebbero poi «colpito un carro armato Merkava sul confine, a Netua» con un missile guidato e «bersagliato altre truppe ebraiche» con missili su Odaisseh. Avrebbero bombardato con altri missili, o razzi, la base ebraica di Sakhnin, nella baia di Haifa, sebbene Israele neghi. Intanto, i primi scontri fra Israele e l'esercito nazionale libanese sono stati causati da attacchi israeliani che hanno ucciso due militari di Beirut. Alcune bombe hanno colpito un convoglio militare libanese che stava scortando civili feriti in evacuazione. Il convoglio stava transitando presso il villaggio di Tabyeh, quando ordigni ebraici lo hanno colpito, uccidendo un soldato libanese e ferendo quattro paramedici, inizialmente dati per morti. Il secondo soldato libanese è stato ammazzato da un raid su una postazione militare nella zona di Bint Jbeil.
Nelle ore successive l'esercito libanese, perla prima volta, ha quindi risposto al fuoco contro le truppe israeliane, sparando colpi d'artiglieria.
Per ora sembra che la reazione delle forze armate di Beirut, che contano circa 80.000 uomini non abbastanza armati per opporsi davvero a Israele, sia un atto dovuto per reagire alla morte dei due soldati. Ma la frizione è incrementata dalle accuse israeliane lanciate ieri dal portavoce militare ebraico Avichay Adraee riguardo al valico frontaliero di Masnaa, fra Libano e Siria, «utilizzato per il contrabbando di armi dirette a Hezbollah». Il ministro dei Trasporti libanese, Ali Hamia, che è membro di Hezbollah, ovviamente nega.
Sempre nelle scorse ore, il ministro degli Esteri libanese Abdallah Bou Habib ha rivendicato che il capo di Hezbollah Hassan Nasrallah, ucciso settimana scorsa dall'aviazione ebraica «aveva acconsentito a un cessate il fuoco con Israele», appena prima del raid, avendone informato «il presidente del parlamento libanese Nabih Berri che a sua volta l'aveva comunicato a statunitensi e francesi». Di Nasrallah è stato annunciato per oggi il funerale a Teheran, capitale dell'alleato Iran, dove ieri venivano segnalati grandi preparativi.
UNA RISPOSTA CAUTA A Gerusalemme si prepara la rappresaglia per l'attacco missilistico iraniano di tre giorni fa insieme agli Stati Uniti. Washington invita alla cautela e vieta attacchi alle basi nucleari iraniane. Ma il presidente Joe Biden ha ammesso che «stiamo discutendo con Israele una rappresaglia contro i centri di produzione petrolifera». Occorre però cautela poiché l'Iran potrebbe di nuovo reagire con altri missili. Ieri sono state diffuse le immagini satellitari della base aerea israeliana di Nevatim, nel Negev, col vistoso squarcio nel tetto di un hangar colpito da uno dei missili iraniani del 1° ottobre, il che suggerisce che possa essere stato distrutto qualche caccia F-35, o di altro tipo, al suolo. I missili iraniani, quindi, possono causare danni, se in gran numero. Inoltre, con missili, mine e imbarcazioni dei pasdaran, Teheran può sempre, alla peggio, giocare la carta del blocco dello stretto di Hormuz, imbottigliando petroliere nel Golfo Persico e causando perturbazioni globali.
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