Riprendiamo da LIBERO di oggi, 01/10/2024, a pag. 10, con il titolo "Netanyahu più forte: il governo si allarga", l'analisi di Amedeo Ardenza.
Serie positiva per Benjamin (Bibi) Netanyahu. Ritenuto assieme alle alte sfere militari tra i principali responsabili del disastro del 7 ottobre, nelle ultime settimane il primo ministro israeliano ha recuperato consensi fra gli elettori grazie al pugno di ferro usato contro Hezbollah. Per lunghi mesi, Israele ha incassato lanci quotidiani di missili, di droni incendiari e di colpi di mortaio esplosi dal sud del Libano: ogni piccola esplosione ha eroso la fiducia nel governo. Poi il ribaltamento della situazione: Israele ha distrutto le linee di comunicazione di Hezbollah, ucciso o ferito centinaia di operativi ed eliminato una serie di alti dirigenti incluso Hassan Nasrallah, l’uomo al comando della milizia sciita.
Un’operazione condotta mentre Bibi si rivolgeva all’Assemblea generale dell’Onu con uno dei discorsi più efficaci della sua carriera. Non sorprende quindi che in un sondaggio condotto da Migdam per il Canale 12 dopo l’assassinio di Nasrallah tanti israeliani tornino a promettere il loro voto al Likud, il partito liberal nazionalista guidato dall’oggi sei volte capo del governo. Nella rilevazione il Likud è primo con 25 seggi mentre Unità nazionale, la lista centrista dell’ex generale Benny Gantz, insegue a 21. Terzo sarebbe Yesh Atid (C’è un futuro), il partito progressista di Yair Lapid con 15 seggi, quarto Israel Beitenu (Israele, la nostra casa) dei nazionalisti russofoni di Avigodr Lieberman e quinta a 14 seggi una lista delle sinistre unite.
Se si considera anche la performance attribuita ai religiosi e agli ultranazionalisti, la coalizione al potere oggi non avrebbe più la maggioranza alla Knesset ma Bibi non sembra troppo preoccupato. Negli ultimi 20 anni il leader del Likud si è sempre dimostrato flessibile e spregiudicato abbastanza da imbarcare quel partito o da allontanare quell’altra lista. Lo si è visto anche in queste ore.
Bibi ha aperto la compagine governativa a Gideon Sa’ar, già suo rivale in seno al Likud per la guida del partito e del governo. I due si erano promessi «mai più insieme» ma le promesse dei politici valgono una stagione: così Sa’ar è diventato ministro (senta portafogli) del gabinetto di sicurezza. Il neo ministro porta in dote quattro deputati (incluso se stesso) che fanno crescere la maggioranza da 64 a 68 sui 120 della Knesset.
Numeri piccoli ma molto rilevanti: salendo a 68, Bibi si tutela dal suo alleato meno affidabile, quel ministro della Sicurezza interna Itamar Ben-Gvir che lo stesso premier non ha mai voluto nel gabinetto di guerra allestito all’indomani del 7 ottobre e allargato anche al centrista Benny Gantz fino allo scorso 25 marzo, quando Gantz è tornato sui banchi dell’opposizione. Se domani Ben-Gvir darà ordine ai suoi di lasciare il governo, la maggioranza resterà tale, passando da 68 a 62.
Bibi prende così due piccioni con una fava: dimostra che il governo del paese in guerra resta aperto a tutti, dall’altro si rende meno vulnerabile alle intemperanze di Ben-Gvir, uno dei più divisi fra i politici della storia d’Israele.
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