11/3/02 PIETA' L'E' MORTA
L'INCUBO DEI COLONI: "IN CASA CON LA MORTE"
Testata: Corriere della Sera
Data: 01/03/2002
Pagina: 1
Autore: Guido Olimpio
Titolo: L'INCUBO DEI COLONI: "IN CASA CON LA MORTE"
In teoria, dopo l'articolo "dalla parte dei palestinesi", questo dovrebbe essere quello "dall'altra parte". In realtà anche questo si trasforma in un'esaltazione di coraggiosi combattenti palestinesi.

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME - Hanno trasformato le colonie in avamposti con reticolati e torrette. In alcune zone, come a Gaza, i soldati di guardia sono tanti quanti le persone che devono proteggere. Misure costose che non sono sufficienti a fermare le infiltrazioni degli estremisti votati al sacrificio estremo.

Guai a chiamarli terroristi pronti a fare attentati!
Lo prova l’uccisione, giovedì notte, di 5 allievi israeliani di una scuola premilitare ad Atzmona, nella striscia di Gaza. Un attacco compiuto da un giovane palestinese, Mohammad Farahat, della stessa età delle sue vittime. Un ragazzo cresciuto nel clima di disperazione e violenza che avvolge Gaza.

E dunque per colpa di Israele.I comandi militari non escludono uno scenario da incubo: un commando palestinese cercherà di prendere il controllo di un insediamento. Magari assalendo una di quelle piccole colonie isolate e protette da un pugno di soldati. «Sappiamo che le Brigate dei Martiri di Al Aqsa hanno studiato un piano del genere - ci ha confermato una fonte della sicurezza -. E negli ultimi due mesi abbiamo assistito ad un ripetersi delle incursioni contro i villaggi più esposti».
Mohammad Farahat ha agito per vendetta. Il palestinese era stato testimone dell’uccisione da parte dei soldati di Imad Aqel, esponente di primo piano dell’ala militare di Hamas. L’estremista aveva trovato rifugio proprio nella casa di Moahmmad. «Un giorno mi ha portato a casa sua - racconta un amico - e mi ha fatto vedere delle tracce di sangue. Era il sangue di Imad. Allora Mohammad mi ha detto: «Era un eroe e un giorno spero di essere come lui». Farahat ha cominciato a frequentare la moschea e si è unito ad Hamas. Con il passare del tempo - dicono i familiari - la rabbia cresceva nel giovane: «Cercava con tutte le sue forze una missione».
E i capi dell’Ezzedine Al Kassam, cellula militare del movimento islamico, gli hanno affidato il compito di attaccare la scuola di Atzmona, un centro dove i giovani uniscono gli studi militari a quelli religiosi. Alla fine del corso saranno ufficiali dell’esercito. Farahat, armato di mitra e granate, con una copia del Corano in tasca, è penetrato nella colonia.
Prima ha tagliato la rete, quindi ha camminato per circa un chilometro senza essere scoperto.
Si è nascosto vicino all’ingresso in attesa delle sue vittime. Quando i ragazzi hanno fatto una pausa, l’estremista è partito all’assalto. Raffiche di mitra e granate hanno ucciso 5 studenti e ferito altre 15 persone. Alcuni sono stati sorpresi dalla morte nelle loro brande, altri hanno cercato riparo in un’aula mentre l’estremista continuava a sparare. Solo l’arrivo dei soldati ha messo fine al massacro. Farahat si è lanciato contro i militari ma è stato falciato.
Un episodio che ha dimostrato la vulnerabilità di alcuni insediamenti. L’esercito è certo che Hamas e l’unità di intelligence delle Brigate Al Aqsa abbiano spiato le difese, il comportamento e i tempi di reazione dei soldati schierati a guardia delle colonie più esposte. Per gli esperti è solo questione di tempo. La liberazione di un insediamento costruito sulla terra araba riveste un significato politico particolare. Le Brigate potranno presentarsi come una vera forza di resistenza all’occupazione cercando una legittimazione internazionale. E daranno nuova linfa all’intifada.

"La pietà è morta", continua a ripeterci Olimpio da mesi: e non perde occasione per dimostrarcelo in prima persona.



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