Israele: una nuova era 30/09/2024
Commento di Michelle Mazel
Autore: Michelle Mazel

Israele: una nuova era
Commento di Michelle Mazel 

Con l'uccisione di Hassan Nasrallah termina l'anno terribile di Israele, incominciato il 7 ottobre 2023 con il pogrom ai confini di Gaza. Israele è stato letteralmente attaccato su tutti i fronti, nei media e all'ONU. Ma ha reagito e ha eliminato il suo peggior nemico regionale.

Lo Stato Ebraico ha appena vissuto l’anno più difficile della sua storia.

Attaccato con una efferatezza senza precedenti dall'ondata di terroristi provenienti da Gaza, bombardato notte e giorno da quelli di Hezbollah, non ha trovato nella comunità internazionale il sostegno che gli spettava. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite si è affrettato a legittimare Hamas trovando delle giustificazioni. Nessuno ha sottolineato che l'intervento “solidale” di Nasrallah nei confronti di Sinwar metteva in evidenza il coinvolgimento degli Ayatollah, protettori di entrambi, nell'innesco di questo nuovo confronto con Israele, Stato che hanno giurato di cancellare dalla carta geografica. Il resto lo sappiamo. Colossali manifestazioni in tutto il mondo, che chiedono di “liberare la Palestina dal fiume al mare” – dal Giordano al Mediterraneo e chi se ne importa degli ebrei insediati nella terra dei loro antenati.

Nessuna marcia commemorativa per le vittime israeliane, per i neonati, per i bambini martirizzati e assassinati. Tutti a sostegno esclusivamente degli abitanti di Gaza  che avevano applaudito le atrocità del 7 ottobre ma che ora si ritrovano senza casa e indifesi. I loro leader sono al sicuro nell'immensa rete di tunnel costruiti con gli aiuti internazionali, che avevano lo scopo di migliorare la sorte della popolazione. Ogni attacco dell'IDF viene commentato e criticato. I terroristi invece possono sparare contro i soldati israeliani dall'interno di un ospedale, di una scuola o di una moschea: allora si parla solo delle povere vittime civili innocenti.

La pressione internazionale è tale che Israele è costretto ad accettare l’ingresso di centinaia di camion di aiuti umanitari ogni giorno. Aiuti in parte dirottati da Hamas, che gli permettono di continuare a resistere.

Nel frattempo, nel nord, Hezbollah ha continuato a bombardare senza pietà città, villaggi, campagne e foreste, costringendo decine di migliaia di civili israeliani a fuggire, diventando dei rifugiati nel proprio Paese. Ancora una volta, i media li hanno ignorati, menzionando solo le vittime delle risposte israeliane. La pressione internazionale era diretta solo contro lo Stato ebraico. Stavamo andando verso un ritorno alla situazione di Gaza? La vicenda dei “beepers” ha fornito la risposta. Centinaia di questi piccoli ordigni, forniti da Hezbollah ai suoi militanti per mantenersi in contatto, sono esplosi simultaneamente in tutto il Libano, uccidendo e ferendo molte persone. Il commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, che fino ad allora era rimasto in silenzio, ha chiesto un'indagine immediata su questa “possibile violazione del diritto umanitario se non del diritto di guerra.” Poi, mentre l’IDF eliminava metodicamente i signori della guerra di Hezbollah, Francia e Stati Uniti esercitarono pressioni su Israele per una “pausa umanitaria” di tre settimane. Questa pausa avrebbe permesso all’organizzazione terroristica di riprendere fiato, riarmarsi grazie all’Iran e ricominciare.  Questa volta Israele si è rifiutata di arrendersi.

Uno spettacolare attacco che ha avuto risonanza in tutto il Medio Oriente ha avuto la meglio su Hassan Nasrallah, quello spietato terrorista a capo di Hezbollah da più di trent'anni, responsabile della morte di decine di migliaia di uomini, tra cui centinaia di francesi e americani.

E’ l’inizio di una nuova era.

 

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