Riprendiamo da LIBERO di oggi, 28/09/2024, a pag. 13, con il titolo "L’orgoglio di Bibi alle Nazioni Unite", il commento di Amedeo Ardenza.
«Ordine! Signore e signori, ordine prego!». Che si sarebbe trattato di un intervento fuori dal comune si era capito prima ancora che l’invitato prendesse la parola, con il presidente dell’assemblea, il camerunese Philémon Yang, obbligato a richiamare le eccellenze in aula scatenatesi come tifosi allo stadio. Poi ha fatto ingresso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite il primo ministro d’Israele Benjamin Netanyahu. Molti più fischi e sedie vuote che battimani per lui, ma Bibi non si è lasciato intimidire. Oratore consumato dall’inglese impeccabile, già ambasciatore all’Onu (1984-88), Netanyahu sa bene come affrontare un palco. E dalle prime parole si è scatenato: «Signore e signori: io questo anno non sarei voluto venire perché il mio Paese è in guerra per la propria esistenza». Un attacco diretto per introdurre il tema senza esitazioni. «Ma dopo aver sentito le bugie pronunciate da tanti oratori proprio da questo podio sono venuto per mettere le cose in chiaro». Bibi ha ricordato che Israele ama la pace, che l’ha già fatta con alcuni suoi ex nemici, e che la pace era vicinissima un anno fa con l’Arabia Saudita. Poi è arrivato il sanguinario 7 ottobre firmato da Iran e Hamas a fare saltare il tavolo. Quindi ha ricordato le atrocità di quel pogrom, e il dramma dei tanti ostaggi ancora nelle mani dei terroristi chiedendo ai famigliari degli ostaggi arrivati con lui a New York di alzarsi in piedi e promettendo loro di riportare a casa i loro cari. A seguire ha menzionato «gli altri sei fronti della guerra aperti dall’Iran contro di noi e il loro attacco diretto lo scorso aprile. Ma se ci attaccate», ha scandito, «vi colpiremo». Nella migliore tradizione del Bibi-show, il premier ha poi estratto due mappe del Medio Oriente: «la benedizione» con Israele, Egitto, Giordania e i paesi del Golfo «impegnati nello sviluppo e intenti a collegare il Mediterraneo con l’Oceano Indiano» e «la maledizione» con l’asse del terrore Iran, Iraq, Siria e Yemen. «Se pensate che la mappa della maledizione sia male solo per Israele vi sbagliate: l’Iran è una minaccia per il mondo intero e l’appeasement con Teheran», questo il messaggio per gli Usa, «deve finire adesso: bisogna invece aiutare il bravo popolo iraniano a ritrovare la libertà». Bibi non ha poi risparmiato critiche ai padroni di casa: «Fino a quando lo Stato ebraico non sarà trattato come le altre nazioni», ovvero fino a quando da questo podio «non si smetterà di accusarci di genocidio perché ci difendiamo e di condannarci più di tutti gli altri stati messi insieme, l’Onu sarà considerato solo una farsa». Ma le parole più dure le ha riservate ai nemici: «Per 18 anni Hezbollah ha rifiutato in modo sfacciato di rispettare la risoluzione 1701 dell’Onu. Se Hezbollah sceglie la guerra, Israele ha tutti i diritti di rimuovere questa minaccia». Bibi ha anche ricordato che è la milizia terrorista sciita che mette a repentaglio la popolazione libanese «piazzando un missile in ogni cucina, un razzo in ogni garage». Quanto a Hamas: «La pace è dietro l’angolo: basta che si arrendano e rilascino gli ostaggi». Ma che si scordino di gesire il dopo conflitto: «Nessuno avrebbe mai coinvolto i nazisti nella ricostruzione della Germania: sarebbe stato inconcepibile».
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